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Contrattazione di produttività in Italia: i dati dal report del Ministero del Lavoro


Il report sui contratti collettivi di produttività pubblicato mensilmente dal Ministero del lavoro rappresenta l’unica fonte istituzionale per analizzare l’andamento degli accordi aziendali e territoriali che collegano i premi di risultato a obiettivi come produttività, redditività, qualità, efficienza e innovazione. A maggio 2025, sono oltre 108 mila i contratti collettivi di produttività depositati presso il Ministero del Lavoro dal 2018, grazie agli incentivi fiscali e contributivi previsti per le imprese.

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ADAPT ha analizzato dati e criticità della reportistica ministeriale: se da un lato la diffusione del fenomeno è ormai consolidata, dall’altro emergono limiti informativi e metodologici che riducono la capacità di valutare davvero l’impatto di questi strumenti sul miglioramento delle performance aziendali e sulle retribuzioni dei lavoratori. Informazioni più complete potrebbero aiutare la diffusione di questi strumenti.

Tra i dati principali, emerge come non si sia mai superata la quota di 14mila contratti attivi per ciascun anno, con 13.761 contratti attivi nel 2024, in linea con gli anni precedenti.

Spicca in particolare il fatto che il 74% (2024) dei contratti è localizzato nel Nord Italia, contro il 16% del Centro e il 10% del Sud, va però tenuto in considerazione che la geolocalizzazione si basa sulla sede legale e non operativa. Per quanto riguarda la dimensione delle imprese, il 47% dei contratti è stipulato da imprese con meno di 50 dipendenti, sfatando l’idea che la contrattazione di secondo livello sia appannaggio solo delle grandi aziende. Infatti, le imprese con più di 100 dipendenti  coprono il 36% in media dei contratti, mentre il 15% riguarda le imprese di media dimensione (50-99 dipendenti). A ogni modo, se paragoniamo questo dato con quello della composizione del tessuto imprenditoriale italiano ci appare chiaro come le piccole-medie imprese siano sotto-rappresentate, costituendo la quasi totalità delle aziende registrate in Italia (99,6% secondo dati ISTAT, 2021).

Per quanto riguarda gli indicatori segnalati nei contratti, l’indicatore che appare più frequentemente è la produttività, seguito da redditività e qualità, mentre efficienza e innovazione vengono ancora tralasciate.

Il settore dei servizi si conferma poi dominante, con il 60% dei contratti stipulati nel 2024. Il settore dell’industria si attesta al 39% mentre l’agricoltura coinvolge solo l’1% dei contratti.

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Dal 2019 i report riportano anche il numero stimato dei lavoratori coinvolti: nel 2024, oltre 4 milioni di lavoratori sono stati potenzialmente beneficiari, con un valore medio annuo del premio pari a 1.494 euro.

La ricerca ADAPT evidenzia l’urgenza di ampliare la raccolta dati anche agli obiettivi finora esclusi (come l’innovazione), superare i limiti della localizzazione su base formale, integrare l’analisi quantitativa con strumenti qualitativi e valutare l’efficacia degli incentivi pubblici alla contrattazione di produttività.

“La contrattazione di produttività rappresenta un’opportunità strategica per rafforzare il legame tra performance aziendale e miglioramento delle condizioni dei lavoratori. – dichiara Giulia Comi, ricercatrice ADAPT – Un monitoraggio più accurato e qualitativo degli accordi, potrebbe aiutare la diffusione di questi strumenti.”

I dati analizzati mostrano infatti una carenza di sistematicità nell’elaborazione dei monitoraggi, come sottolineato anche dal CNEL, occorre dunque una maggiore sistematicità e trasparenza per cogliere davvero le trasformazioni in atto nei luoghi di lavoro.



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