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“L’educazione digitale deve partire dalle scuole”


L’incontro, ospitato nella sede romana di Netgroup, ha riunito esperti del mondo accademico, bancario e giornalistico per discutere degli attacchi che colpiscono banche e aziende, prendendo le mosse da casi concreti.

Il tema delle frodi bancarie è stato al centro di Agorà Netgroup, lo spazio di confronto sull’innovazione tecnologica promosso dalla multinazionale italiana della cybersicurezza.

Dall’analisi delle minacce informatiche alla definizione di una risposta coordinata tra tecnologia, istituzioni e comunicazione: l’incontro, ospitato nella sede romana di Netgroup, ha riunito esperti del mondo accademico, bancario e giornalistico per discutere degli attacchi che colpiscono banche e aziende, prendendo le mosse da casi concreti. I relatori hanno approfondito rischi, soluzioni tecnologiche e conseguenze sociali e psicologiche di un fenomeno sempre più pervasivo.

Si tratta di tecniche estremamente sofisticate di ingegneria sociale, rivolte a persone fragili che spesso non riescono a difendersi. Un fenomeno insidioso che comprende false offerte di investimento e trading online, con l’obiettivo di ottenere accesso ai conti correnti”, ha spiegato Ivano Gabrielli, direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni. “Oggi esistono vere e proprie organizzazioni criminali internazionali, le cosiddette Scam Cities, enormi centrali di call center da cui partono telefonate truffaldine in tutto il mondo. È una dimensione evoluta del crimine informatico. La strada intrapresa è corretta, anche l’Europa si sta muovendo con il Digital Service Act. Tuttavia, denunciare resta fondamentale: le segnalazioni sono uno strumento cruciale. Abbiamo gli anticorpi e si stanno trovando nuovi equilibri: la rete non può diventare un Far West”.

Per il presidente di Netgroup, Giuseppe Mocerino, la sfida della cybersicurezza passa da una regia condivisa: “La governance deve essere sistemica. Occorre coinvolgere università, centri di ricerca, terzo settore e scuole. La dimensione culturale è strategica per costruire una difesa efficace. È indispensabile partire dall’educazione digitale nelle scuole. Dal nostro osservatorio emerge un sentimento di grande paura, che rischia di bloccare lo sviluppo. Ma senza coraggio non c’è futuro né innovazione”.

Jessica Limentani, responsabile del Centro di Ricerca dell’ABI sulla Sicurezza Anticrimine, ha sottolineato l’importanza di un approccio condiviso: “La sicurezza partecipata è oggi più che mai essenziale. Il confine tra sicurezza fisica e informatica è sempre più sfumato. La cultura della legalità e della sicurezza è un prerequisito per lo sviluppo delle imprese e delle banche”.

Sul fronte della comunicazione, il giornalista Federico Ferrazza ha evidenziato la necessità di evitare allarmismi e, allo stesso tempo, di spiegare con chiarezza tematiche complesse: “Molte nozioni non sono conosciute. Serve un linguaggio divulgativo e la capacità di mantenere alta l’attenzione sul tema cyber anche quando non c’è un’emergenza”.

Il giornalista Giorgio Scura ha puntato l’attenzione sul ruolo dei social network: “Sulle principali piattaforme proliferano decine di truffe sponsorizzate, è inaccettabile. L’intelligenza artificiale è a disposizione anche di chi gestisce queste piattaforme. Una recente inchiesta del Wall Street Journal ha rivelato che il 70% delle truffe origina proprio dai social”.



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