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Duecento intese per rilanciare l’Ucraina, con le imprese pubbliche in testa E Roma adotta Odessa


MILANO – Per ora si sente solo il rumore delle bombe e Kiev chiede soprattutto missili e armamenti. Ma prima o poi sarà anche il momento della ricostruzione. E così la Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina, arrivata al suo quarto anno, rimane il momento in cui si intrecciano contatti politici e contratti economici, si decidono affari per gli anni a venire o – in qualche caso – ci si limita a propositi che non facciano comunque sfigurare l’impegno aziendale.

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Massiccia, in questa edizione italiana, la presenza delle imprese pubbliche o partecipate dallo Stato: un po’ perché è impensabile darsi assenti davanti all’impegno del governo, un po’ perché il grosso delle grandi imprese nazionali – dalle utilities alla cantieristica – è proprio in mano statale.

Non si tratta, ovviamente, di un impegno tutto e solo italiano, bensì di un’occasione per fare il punto anche su programmi come quello europeo – dal valore di molti miliardi – di sostegno alla resilienza di Kiev. Mentre la premier Giorgia Meloni parla degli «oltre dieci miliardi» che verranno attivati dalla Conferenza, con i duecento accordi siglati, nella girandola dei numeri c’è anche un obiettivo che si pone come concreto: quello di un’Italia concentrata in particolare sulla ricostruzione di Odessa, città simbolo della nazione sotto attacco, ricca di legami storici con il nostro Paese.

Proprio sulla città portuale che si affaccia sul Mar Nero, l’Italia ha assunto il patronato di due convenzioni: una sul patrimonio culturale e una per la promozione del lavoro nel settore culturale.

Un fondo per investire e una pioggia di finanziamenti europei

L’impegno già deciso dell’Europa, ma anche quello che «sarà il più grande fondo azionario a livello globale a sostenere la ricostruzione dell’Ucraina». La presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, annuncia a Roma il fondo europeo che utilizzerà soldi pubblici per attirare capitali privati e, assieme a questi, «dare l’avvio a investimenti nell’energia, nei trasporti, nelle materie prime strategiche e nelle industrie dual use», ossia quelle che producono anche per la difesa. A finanziare il fondo, che per ora può contare su 220 milioni di euro e punta ad arrivare a 500 milioni entro il prossimo anno, sono Francia, Germania, Italia e Polonia, oltre alla stessa Ue attraverso la Banca europea degli investimenti.

Ben più cospicuo è il nuovo pacchetto da 2,3 miliardi di euro di garanzie e finanziamenti che la Commissione ha firmato con istituzioni finanziarie all’interno dell’Accordo quadro per gli investimenti in Ucraina. I 2,3 miliardi – spiega Von der Leyen – dovrebbero mobilitare fino a 10 miliardi di investimenti nel paese colpito dall’invasione russa. In particolare i fondi andranno per 500 milioni ad aiutare lo sviluppo di piccole imprese in Ucraina; altri 600 milioni saranno destinati a grandi progetti privati in settori come l’energia, i trasporti e l’industria, mentre 520 milioni andranno alla ricostruzione delle città. Infine, 265 milioni sono destinati a stabilizzare la rete energetica del paese, mentre 310 andranno alla ricostruzione e riparazione di case e ospedali.

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Dagli accordi di Leonardo ai crediti di Simest

La difesa, naturalmente. Ma anche le infrastrutture, la chimica, la meccanica. Sono una quarantina le aziende e le istituzioni italiane che partecipano ai progetti e alle iniziative annunciate ieri a Roma. Leonardo firma ad esempio, assieme ad Enav e alla società ucraina per il controllo del traffico aereo, un memorandum di cooperazione per ripristinare e potenziare le infrastrutture di navigazione aerea civile

In tema di infrastrutture anche Snam sigla un memorandum con l’omologa società ucraina di distribuzione e stoccaggio del gas: l’accordo apre alla prospettiva di usare le ampie capacità di stoccaggio ucraine anche per le necessità energetiche europee. Impegno di Terna con il gestore della rete elettrica ucraina a favorire lo scambio di informazioni e di competenze tecniche. Sul fronte dell’export, Simest annuncia un plafond di 300 milioni per il credito alle imprese che vogliano portare i loro prodotti su quel mercato, mentre Cdp, Sace e Simest firmano un memorandum con il ministero dell’Economia ucraino per lo sviluppo del paese. L’Enel annuncia poi la donazione di pannelli solari per una potenza installata di un Megawatt, che andranno a edifici pubblici

Fincantieri, che per il momento non ha firmato accordi, si dice comunque a disposizione per mettere in sicurezza le infrastrutture critiche, con una particolare attenzione al porto di Odessa.



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