Il Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ha criticato venerdì le banche italiane per la loro crescente attenzione alla gestione patrimoniale a discapito dei prestiti alle imprese, evidenziando segnali preoccupanti di una contrazione del credito e una scarsa propensione agli investimenti nelle tecnologie digitali.
Intervenendo davanti ai banchieri riuniti a Milano per l’assemblea annuale dell’ABI, l’associazione di categoria, Giorgetti ha ricordato i regimi di garanzia statale concessi durante la pandemia di COVID e la crisi energetica, che hanno trasferito i rischi di credito dai prestatori ai contribuenti.
Le garanzie statali hanno permesso alle banche di liberare capitale che altrimenti sarebbe stato vincolato a copertura dei prestiti alle imprese.
Questo ha garantito “rendimenti eccezionali” agli azionisti, ha sottolineato Giorgetti, poiché le banche hanno potuto distribuire utili record, alimentati dagli alti tassi d’interesse, invece di rafforzare le riserve di capitale.
Nel frattempo, il credito bancario alle imprese si sta riducendo, ha aggiunto il ministro, una tendenza che il governo segue “con attenzione e preoccupazione”.
Nonostante il graduale ritiro delle misure di sostegno straordinario, l’esposizione dello Stato sui prestiti bancari garantiti ammontava nel 2024 a 294 miliardi di euro (343,63 miliardi di dollari), pari al 13% del PIL.
Livelli deboli di erogazione del credito consentono inoltre alle banche di risparmiare sui costi di accantonamento contro i crediti deteriorati. I prestiti alle imprese non finanziarie in Italia si attestavano a circa 600 miliardi di euro a maggio, circa 70 miliardi in meno rispetto a maggio 2022.
Giorgetti ha inoltre puntato il dito contro gli investimenti in tecnologie digitali, che secondo i dati della Banca d’Italia sono stati pari a 901 milioni di euro negli ultimi due anni.
“Un dato sorprendentemente basso se paragonato agli utili straordinari registrati, e ai relativi dividendi distribuiti, proprio negli stessi anni”, ha osservato Giorgetti.
Secondo i calcoli del sindacato FISAC CGIL, i sette principali istituti italiani hanno registrato utili aggregati per circa 25 miliardi di euro nel 2024, segnando un nuovo record per il terzo anno consecutivo nonostante il calo dei tassi di interesse. Le banche hanno distribuito agli investitori 21 miliardi di euro e ridotto del 5% il numero delle filiali.
Per sostenere la redditività in un contesto di tassi in calo, gli istituti italiani hanno avviato una fase intensa di consolidamento.
Il governo si è opposto all’offerta di UniCredit su Banco BPM, una banca più piccola con una clientela composta da piccole imprese del Nord Italia, tradizionalmente vicine alla Lega di Giorgetti.
“Non guardiamo alla nazionalità dei banchieri, ma alla loro capacità di svolgere il ruolo di raccolta del risparmio e di erogazione del credito”, ha affermato Giorgetti.
Il rafforzamento del sistema bancario italiano negli ultimi 15 anni, sostenuto anche da fondi pubblici, non si è tradotto in migliori condizioni di accesso al credito per le imprese, ha aggiunto il ministro.
Oggi, “il business del credito ha lasciato il posto alla gestione patrimoniale… la ricchezza deve essere creata, non semplicemente gestita”, ha concluso Giorgetti.
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