È in corso, a Roma, la Conferenza nazionale del Partito Democratico dedicata alle politiche industriali, dal titolo “Le Rotte del Futuro. Re-industrializzare l’Italia e l’Europa”. L’iniziativa, ospitata negli Studios di via Tiburtina, vede la partecipazione di accademici, sindacati, imprese e rappresentanti delle istituzioni europee e nazionali. Al centro della due giorni: un nuovo piano industriale per il Paese, da costruire intorno a sostenibilità, innovazione e giustizia sociale.
Ha aperto i lavori Andrea Orlando, coordinatore del Forum Industria del PD, lanciando un’allerta: «Negli ultimi due anni la caduta della produzione industriale è stata pressoché costante, trascinata da automotive e moda. Non possiamo più restare inerti: o affrontiamo l’erosione del nostro sistema produttivo, oppure la deindustrializzazione sarà irreversibile». Orlando ha parlato di “spoliazione” del patrimonio industriale, tra delocalizzazioni e cessioni opache, e ha invocato un cambio di rotta strutturale: «Un Paese che perde l’industria perde anche la sua identità produttiva e il suo saper fare».
Nel suo intervento, la segretaria del PD Elly Schlein ha messo in guardia sui dazi americani: «Trump ha annunciato che arriverà una lettera sui dazi anche per l’Unione Europea. È una minaccia seria, l’impatto sarebbe devastante per l’Italia. Mi appello al governo perché faccia ogni sforzo per evitare una guerra commerciale». E ha poi aggiunto: «Più ancora della tariffa, il vero danno lo fa l’incertezza: il 58% delle imprese italiane ha rinviato investimenti. Ma il governo Meloni, invece di tutelare il tessuto produttivo, copre questi danni per imbarazzo». Schlein ha attaccato anche il sistema attuale di formazione del prezzo dell’energia: «Oggi paghiamo le bollette più alte d’Europa perché il costo del gas detta quello dell’elettricità. Il governo trovi il coraggio di intervenire su extraprofitti e storture del mercato, che favoriscono pochi a scapito di famiglie e imprese».
Il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, ha rilanciato sull’urgenza del dialogo con i sindacati: «Era da quattro anni che non ci incontravamo. Abbiamo avviato un dialogo e, se possibile, ci rivedremo a fine luglio. Per aumentare i salari bisogna lavorare insieme, è l’unica strada». Parlando poi dell’ex Ilva, Orsini ha usato parole chiare: «Per farla funzionare serve il gas. Continuare a dire che la convertiremo a idrogeno è una favola. Oggi l’impianto è paralizzato da 757 vincoli ambientali: se c’è volontà politica, bisogna intervenire».
Sul piano europeo, l’eurodeputato Giorgio Gori ha messo in guardia dal rischio di indebolire la Commissione UE: «Sfiduciare Ursula von der Leyen oggi significherebbe consegnarla strutturalmente alla destra. Dobbiamo mantenere il PPE agganciato ai compromessi alti. Se si saldasse con l’estrema destra, sarebbe la fine del progetto europeo». Un monito che guarda al contesto globale, con Gori che ha ricordato la crisi del multilateralismo e la deriva autarchica innescata dal ritorno di Trump.
Nel corso della conferenza si sono alternati numerosi altri interventi, tra cui quelli di Mariana Mazzucato, Teresa Ribera, Paolo Gentiloni, Emanuele Orsini, Alessandro Profumo, Giorgio Metta, Marco Taisch, e dei leader sindacali Maurizio Landini, Pierpaolo Bombardieri e Giorgio Graziani. A chiudere i lavori è stata la segretaria Elly Schlein, rilanciando la sfida di un nuovo modello di sviluppo industriale europeo: «Abbiamo bisogno di una politica industriale che metta al centro la transizione ecologica e digitale, ma anche la qualità del lavoro. Reindustrializzare significa costruire sovranità economica e resilienza democratica».
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