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un investimento da 60 milioni


L’ idea è nata tempo fa come una suggestione: trasferire il Dipartimento di Ingegneria dell’Università di Bergamo dal campus di Dalmine al Kilometro Rosso, nell’area ancora vuota dietro il muro rosso lungo l’A4 e sulla quale si affaccia la sede di Confindustria Bergamo. È questa la proposta che proprio Confindustria sta coltivando, sottotraccia, attraverso una fitta rete di relazioni con le istituzioni e gli imprenditori del territorio e che dopo un anno e mezzo inizia ora a prendere forma. Il progetto nasce dal bisogno – sempre più urgente – di dare ad Ingegneria spazi più adeguati per lo sviluppo delle sue attività, ma pure dalla volontà di rafforzare ulteriormente il legame tra università e mondo del lavoro.

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Il dipartimento di Ingegneria

Il Dipartimento di Ingegneria conta circa 4.500 studenti e una forte vocazione per le attività di laboratorio, a cui servono inevitabilmente spazi più ampi, rispetto alle semplici aule. Da tempo l’ateneo ne sta cercando: gli attuali 16mila metri quadri disponibili a Dalmine infatti non bastano più. Nel breve termine ne servirebbero almeno 25mila, con una prospettiva di espansione fino a 30mila e più tra il 2030 e il 2040.

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La sede di Dalmine non offre le condizioni ideali per sviluppare l’idea di un ecosistema integrato tra ricerca, industria e formazione, che invece potrebbe garantire un trasloco al Kilometro Rosso, all’interno del distretto dell’innovazione che è già sede di laboratori universitari, aule per l’alta formazione e uffici di trasferimento tecnologico. Anche l’ateneo è già presente, ma il trasloco di Ingegneria rappresenterebbe un rafforzamento significativo della partnership, con la creazione di un vero e proprio open campus moderno, attrattivo e capace di generare sinergie con le realtà produttive e scientifiche. Il «contenitore» universitario non sarebbe dunque solo una sede fisica ma, nelle intenzioni, un soggetto attivo, catalizzatore di idee e di relazioni. In altre parole, il cuore pulsante di un ecosistema dell’innovazione che potrebbe dare ulteriore slancio anche allo stesso Kilometro Rosso per consolidare il proprio ruolo di hub tecnologico e scientifico a livello nazionale e internazionale.

Formazione e competitività

utto ciò in un contesto demografico e industriale sotto pressione, in cui la formazione diventa leva per mantenere competitività. L’università punta a diventare sempre più una «scuola di territorio», capace di formare anche gli studenti provenienti dalle valli bergamasche e accompagnarli verso il mondo del lavoro locale. Una sorta di formazione a «km zero», capace di rafforzare il tessuto economico e sociale della provincia e di rispondere concretamente alle esigenze delle imprese, che chiedono competenze tecniche e manageriali sempre più specializzate.

Sul piano economico si parla di un investimento che potrebbe essere stimato in 50-60 milioni di euro, con un orizzonte temporale di 4 anni per la sua realizzazione. Una cifra considerevole, ma decisamente più sostenibile rispetto all’ipotesi precedente di insediamento nell’area della ex Reggiani, poi abbandonata: lì si parlava di 70-80 milioni di euro per 40mila mq, senza contare i costi di bonifica del terreno, che avrebbero ulteriormente alzato la spesa.

La sostenibilità finanziaria

La sostenibilità finanziaria poggerebbe già su un terreno favorevole: la volontà condivisa di fare rete tra pubblico e privato, istituzioni e imprese, potrebbe trasformarsi in un moltiplicatore di valore. Il processo di ascolto del territorio è in corso, e la fiducia verso la parte finanziaria sarebbe già stata manifestata da diverse istituzioni. Tra i possibili scenari ci sarebbe anche la costituzione di un Fondo immobiliare, sulla falsariga dell’esperienza intrapresa con le ex caserme Montelungo e Colleoni.

Il modello di governance previsto, che coinvolgerebbe Kilometro Rosso, Confindustria, Università e altri attori territoriali, garantirebbe poi una gestione efficace e trasparente, anche in un’ottica di rafforzamento della coesione territoriale a tutti i livelli.

Dalmine da Università a Its

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Il trasferimento non comporterebbe l’abbandono di Dalmine da parte dell’ateneo. Al contrario, l’area lasciata libera potrebbe diventare un polo dedicato agli Istituti tecnici superiori (Its), rafforzando la filiera della formazione tecnica e professionalizzante. Gli Its restano fondamentali per formare operai specializzati e tecnici qualificati, figure sempre più richieste dalle imprese del territorio. La collaborazione con l’università non verrebbe meno: al contrario, si potrebbe costruire un sistema integrato, dove Its e UniBg possano lavorare fianco a fianco, condividendo competenze, laboratori e progettualità. Parte degli spazi a Dalmine potrebbe inoltre essere destinata allo sviluppo di un polo della salute, che potrebbe contare su esperienze già attive come il progetto Antehm (AdvaNced Technologies for Human-centrEd Medicine), iniziativa multidisciplinare, che ha già coinvolto centinaia di ricercatori e punta a innovare la medicina territoriale attraverso tecnologie digitali e intelligenza artificiale.



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