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La start up pavese Respectlife premiata per i tessuti anti batteri


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C’è anche la startup pavese Respectlife nell’ultimo report di Cariplo Factory che ha mappato 128 startup e piccole medie imprese innovative italiane attive nell’ambito dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda Onu 2030.

Delle 37 aziende lombarde riconosciute dalla società nata per volontà di Fondazione Cariplo, è presente anche una realtà del territorio che, attraverso una intuizione, sta rivoluzionando il mondo sanitario e del tessile restando attenti alla sostenibilità. Una storia interessante quella iniziata nel 2019 da un’idea di Mirella Civardi dopo 25 anni di lavoro in Ingegneria Clinica al San Matteo. La questione è semplice, la proliferazione dei batteri sui tessuti è un problema che può portare a gravi infezioni ed a resistenza microbica; pensiamo in ambito sanitario al camice di un medico, alla tenda di una stanza l’ospedale o alle lenzuola anche se monouso. Nonostante i prodotti a disposizione, rimane sempre una piccola percentuale di batteri che proliferano attraverso il nutrimento e l’acqua presente sul tessuto. Il filato di polipropilene inventato e studiato dalla startup pavese impedisce al tessuto di trattenere l’acqua lasciando senza nutrimento i batteri che non possono formare una colonia. Respectlife, la cui sede è a Pavia, si compone di tre elementi, Mirella Civardi (settore Ricerca e Sviluppo), Cristina Sabbadini (Quality manager) ed il Ceo Alberto Castoldi. «Siamo partiti da un pezzo di plastica – racconta Mirella Civardi – arrivando a costruire un tessuto antibatterico e senza biocidi per impedire la resistenza microbica; le colonne di batteri resistono a tanti prodotti e non le puoi fermare.I tessuti sono uno dei veicoli principali per i batteri: sul cotone sopravvivono 90 giorni trovando nutrimento acqua per moltiplicarsi». Ed ecco quindi lo studio e scoperta del nuovo tipo di filato che ha le proprie radici a Pavia, visto che il polipropilene è stato scoperto nel 1954 dal premio Nobel Giulio Natta (per due anni docente di chimica alla nostra università). “Il polipropilene – prosegue – è biocompatibile e abbiamo creato un filato che non assorbe acqua riducendo a zero il rischio di infezioni. L’azienda più grande che serviamo si chiama Elis ed è una multinazionale con una sede anche in Brasile; inoltre abbiamo progetti con l’azienda Tenditalia per le tende nelle strutture sanitarie. Siamo riusciti a stabilizzare il tessuto nel 2022 e Golden Lady ha finanziato la produzione del filo che è più sottile di un capello”. Per quanto riguarda la sostenibilità, basti pensare che per produrre un chilo di cotone sono necessari 10mila litri di acqua, mentre per un chilo di polipropilene (dal quale si possono estrarre anche carbonio e idrogeno) ne bastano 0,6. Insomma, l’impatto ambientale è praticamente a zero, la prevenzione è massima, ed il tessuto può già essere utilizzato nell’abbigliamento di tutti i giorni e non solo. Una scoperta sostenibile tutta pavese che può rivoluzionare il settore tessile e l’ambito sanitario. Alessio Molteni



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