Il nuovo Codice della crisi d’impresa sta cominciando a far sentire i suoi effetti. In base ai dati del I semestre 2025 di Camera arbitrale di Milano e Camera di Commercio, crescono del 83% le domande di gestione delle crisi di imprese lombarde (un’istanza su quattro è lombarda): sono state depositate 201 istanze, verso le 110 nel I semestre dell’anno precedente; l’incremento è del 93% a livello nazionale (875 istanze depositate in confronto alle 454 del 2024).
Numeri in Lombardia
Il tasso di successo della procedura in Lombardia è del 23%, mentre in Italia è del 19%. Milano concentra il 52% delle istanze regionali, ovvero il 12% di quelle nazionali, seguita dalla provincia bresciana al secondo posto: la Camera di Commercio di Brescia con 76 istanze rappresenta l’11% delle istanze lombarde.
Seguono le Camere di Commercio di Cremona-Mantova-Pavia (63 istanze, 9%), di Bergamo (59 istanze, 8%), di Como-Lecco (44 istanze, 6%), di Varese (37 istanze, 5%); di Sondrio (8 istanze, 1%). Dall’inizio del servizio di Composizione negoziata della crisi di impresa, sono state depositate in totale 3055 istanze; 71 in Lombardia. I dati sono stati presentati a Milano nell’ambito del convegno «Composizione negoziata della crisi di impresa: tempo di bilanci?», occasione anche per delineare un primo equilibrato bilancio a quattro anni dall’introduzione dello strumento normativo.
La procedura
La Composizione negoziata della crisi, ricordiamo, è procedura (più volte oggetto di modifiche normative e ora recepita dal Codice della crisi e dell’insolvenza) entrata in vigore il 15 luglio del 2022, con l’obiettivo di aiutare le imprese in difficoltà, ristrutturare le attività imprenditoriali e prevenire il default aziendale. Eloquente l’identikit di «chi si salva»: dal 2021 al 30 giugno scorso, sono 327 imprese nel Paese (95 lombarde), il che equivale a 4708 posti di lavoro salvati; in quasi un caso su tre si tratta di un’impresa con fatturato superiore a 10 mln di euro, nel 69% dei casi è una srl e nel 57% dei casi un’impresa micro (0-9 dipendenti).
Quanto al fatturato delle imprese istanti, un terzo (33%) rientra nella fascia tra 1 milione a 5 milioni di euro (66 imprese su 201), seguono le imprese con fatturato superiore a 10 mln (sono 39 e pesano il 19%) e le imprese con un fatturato da 0 a 250mila (36 e pesano il 18%). La principale tipologia è costituita da microimprese (da 0 a 9 dipendenti) che sono 110, pari al 55% del totale.
Guardando ai settori merceologici più coinvolti, l’industria guida la classifica con il 19% delle istanze depositate, seguono commercio (14%) e servizi (13%). L’edilizia si attesta all’11%, mentre il settore immobiliare rappresenta il 7%. Il settore Horeca raccoglie il 6% delle richieste, seguito da agroalimentare (5%), Ict ed editoria (4%); tessile-abbigliamento, artigianato, holding e logistica si posizionano al 3%. Più marginale la presenza di pubblicità ed energia ed oil (entrambi al 2%), insieme ai settori sanitario, automotive e sport-viaggi (1%).
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