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Aziende USA si trasferiscono in Canada? Anche l’UE pensa al Canada? Le voci che circolano e la realtà dei fatti « LMF Lamiafinanza


Aziende USA “in silenzio” passano in Canada?

Secondo indiscrezioni ancora tutte da verificare, il Canada sta firmando accordi con l’Europa, Brasile e Cina per scambio merci svincolato dai folli dazi annunciati da Donald Trump e per garantirsi l’approvvigionamento di materie prime.

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Cerchiamo di approfondire, punto per punto, le fonti statunitensi e canadesi, riservandoci di verificare con calma queste prime indiscrezioni in buona parte non ancora suffragate dai fatti.

Il mito dei “trasferimenti silenziosi” in Canada

In sintesi, il mito dei “trasferimenti silenziosi” è più narrativo che reale. Ciò che è invece tangibile è il calendario politico-industriale del Canada, mirato a costruire una base solida per l’industria high-tech, sfruttando vantaggi fiscali e accordi strategici.

Si nota comunque un filo conduttore comune: dichiarazioni e movimenti su base inferenziale, resi plausibili dal quadro di incentivi fiscali canadesi (es. crediti dal 30% per clean tech e minerali) , ma senza vere evidenze pubbliche di spostamenti ufficiali o accordi specifici. Alcuni spostamenti, come quelli di Nike e JPMorgan, sono documentati, ma molto meno “silenziosi” e meno radicali di quanto raccontato dalle voci che circolano nel mondo finanziario.

1. Visa ad Halifax
Voce VISA ha spostato ad Halifax il cervello logaritmico anti frode a fronte di aiuti non dichiarati di carattere finanziario.
Realtà Non esistono notizie che Visa abbia trasferito “il cervello logaritmico anti-frode” a Halifax, né che abbia ricevuto aiuti finanziari non dichiarati. Nessuna fonte stampa o comunicato ufficiale conferma.

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2. Intel ad Halifax
Voce INTEL ad Halifax tutti i micro chip, semiconduttori, utilizzo di terre rare + 100 milioni x investimenti e stabilità
Realtà Intel non ha annunciato un’operazione di produzione su microchip a Halifax. Il Canada prevede incentivi fiscali (rif. Clean Tech Manufacturing ITC e Critical Minerals Credit)
Exro Technologies, ma non è emersa alcuna conferma su investimenti Intel per oltre 100 milioni in Nova Scotia.

3. JPMorgan Chase da New York a Vancouver
Voce JP MORGAN CHASE da New York a Vancouver. Minori imposte su società, procedure semplificate, valutazione rischio a favore Canada.
Realtà J.P. Morgan Chase opera sicuramente in Canada da tempo, con sedi a Toronto, Montreal, Vancouver e Calgary Reuters+3JPMorgan+3Indeed Canada+3. L’espansione dell’asset management (“fino a 20 nuove assunzioni”) è documentata per il 2024, in particolare a Toronto U.S. News Money+2Reuters+2Finimize+2. Non si riscontrano però evidenze di un “trasferimento silenzioso da New York a Vancouver” né di procedure semplificate o fiscali segrete.

4. Pfizer da Michigan in Ontario
Voce PFIZER da Michigan in Ontario in totale silenzio. Hanno preso 100 milioni di finanziamento per ricerca, nessun rischio su export perché svincolati da controlli su USA
Realtà Non ci sono tracce recenti di un trasferimento in Ontario da parte di Pfizer, né di finanziamenti canadesi diretti per ricerca sull’ordine di 100 milioni. L’azienda risulta attiva in Michigan, per esempio con investimenti per 750 milioni a Kalamazoo
. Nessun riferimento al “totale silenzio” o alle condizioni espresse.

5. Cisco a Winnipeg
Voce CISCO: tutto il sistema internet compresi i routers a Winnipeg. Hanno incassato 20 milioni per ricerca, hanno spostato già 1000 collaboratori. Vantaggi: stabilità, regole più semplici.
Realtà Cisco non ha annunciato ufficialmente il trasferimento di massa del suo sistema internet a Winnipeg. Wireshark nei comunicati stampa e newsroom Cisco non riporta temi inerenti al trasferimento a Winnipeg. Tuttavia, esistono investimenti in infrastrutture e incentivi federali canadesi, come il Clean Tech Manufacturing ITC al 30%
X (formerly Twitter)Clean Energy Canada+2Exro Technologies+2Osler+2.

6. Oracle a Ottawa
Voce Oracle ad Ottawa senza comunicazione a Wall Street. Vantaggi stabilità e fiscali
Realtà Nessuna conferma in fonti primarie: WSJ, Reuters, o registrazioni SEC non riportano spostamenti di Oracle a Ottawa né omissioni su Wall Street . Il recente rally del titolo è legato a contratti cloud USA. Si tratta quindi di un’ipotesi senza riscontri pubblici.

7. Amazon a Calgary
Voce Amazon a Calgary per centro distribuzione Nord America. Gode di tariffe del 30% inferiori ad USA e di benefici fiscali del 50% su utili
Realtà Non esistono fonti affidabili che attestino la creazione di un hub di distribuzione nord‑americano ad hoc per Amazon a Calgary con tariffe inferiori del 30% o sgravi fiscali del 50%. Bloomberg, Reuters e The Financial Times non menzionano alcuna iniziativa di questa portata. Citazioni sul contesto tariffario sono disponibili, ma riferite a seller che usano warehousing in Canada per aggirare i dazi statunitensi, non a centri Amazon ufficiali
.

8. General Motors (GM) in Ontario

Voce GM in Ontario con credito d’imposta, litio a prezzi canadesi, stabilità. Il tutto in silenzio totale
Realtà Non si trovano evidenze che GM stia trasferendo segretamente lo stabilimento di litio o chip in Ontario. Resta vero però che l’Ontario – come tutto il Canada – ha introdotto crediti d’imposta fino al 30% per le materie prime critiche (litio incluso)
. GM ha invece investito in Thacker Pass, Nevada, e non ci sono conferme di un relocation verso il Canada Canadian Lawyer+1CGEP Columbia+1.

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9. Nike a Montréal

Voce Nike a Montreal in mancanza assoluta di comunicazione con spostamento di personale USA e vantaggi fiscali per 130 milioni di USD.
Realtà Nike sta ampliando la sua presenza a Montreal, come dimostrano le strutture ufficiali segnalate dalla stessa Nike Canada
Yelp+1Retail Insider+1. Se l’assenza di comunicazioni agli investitori americani suggerisce un “movimento silenzioso”, si tratta più realisticamente di un consolidamento strutturale (uffici di design e distribuzione), associato a incentivi fiscali locali. Non è stato però rilevato nessun trasferimento massiccio di personale o fondi pari a 130 milioni.

10. Coca‑Cola a Toronto

Voce Coca Cola a Toronto dopo aver sottoscritto un accordo con i canadesi per l’acquisto di alluminio privo di dazi e per la stabilità del Paese.
Realtà Forse qualcosa di vero c’è: si mormora che Coca‑Cola stia spostando parte delle operazioni in Canada, a Toronto, a seguito di un accordo “silenzioso” per l’approvvigionamento di alluminio esente da dazi. Pur mancando conferme ufficiali da parte di Coca‑Cola, Reuters ha documentato l’imposizione di dazi al 25% sull’alluminio statunitense dal marzo 2025, senza specifici carve‑out per Toronto o legami con multinazionali del beverage Reuters. L’indiscrezione resta dunque priva di fondamento confermato, ma la pressione tariffaria crea un contesto favorevole a spostamenti strategici.

Osservazioni generali

Si nota comunque, come dicevamo, un certo filo conduttore: dichiarazioni e movimenti su base inferenziale, resi plausibili dal quadro di incentivi fiscali canadesi (es. crediti dal 30% per clean tech e minerali) , ma senza vere evidenze pubbliche di spostamenti ufficiali o accordi specifici. Alcuni spostamenti, come quelli di Nike e JPMorgan, sono documentati, ma molto meno “silenziosi” e meno radicali di quanto raccontato.

Incentivi canadesi reali: il Canada sta rafforzando la propria competitività con crediti d’imposta per clean tech, minerali e innovazione industriale.
Nessuna conferma certa di trasferimenti massivi: la narrativa del “Canada che ruba le aziende USA in silenzio” non trova riscontri ufficiali.
Strategia di resilienza canadese: il Paese firma accordi bilaterali (UE, Brasile, Cina) per scambi senza dazi e con approvvigionamento strategico, creando un ambiente commerciale stabile e attrattivo — un’evidenza concreta della spinta verso un modello diversificato e pro‑business.

Prime considerazioni

Il Canada consolida vantaggi fiscali e geopolitici, costruendo ponti commerciali “di ferro”.
La retorica di Trump appare fragile rispetto a questa strategia: le aziende raramente eliminano completamente le operazioni statunitensi.
L’opportunità per l’Italia e l’Europa è evidente: partecipare a un’alleanza economica multilaterale con il Canada può tradursi in vantaggi competitivi.

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Canada, il nuovo ponte industriale dell’Europa

In un mondo attraversato da tensioni geopolitiche, dazi e instabilità normativa, l’Unione Europea guarda sempre più al Canada come partner strategico. Il trattato CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement), in vigore provvisorio dal 2017, ha già eliminato il 98% dei dazi bilaterali, aumentando del 25% l’interscambio commerciale UE‑Canada. Ma oggi, oltre al commercio, Bruxelles punta su Ottawa per molto di più: materie prime critiche, stabilità normativa e alleanza industriale.

Con il Partnership Agreement on Raw Materials, firmato nel 2023, il Canada è diventato uno snodo chiave per l’approvvigionamento europeo di litio, nickel e terre rare: risorse fondamentali per la transizione energetica e digitale. Il Canada offre ciò che manca in Europa: risorse, regole chiare e affidabilità. In cambio, riceve investimenti e cooperazione tecnologica, soprattutto nei settori del clean tech, delle batterie e dell’idrogeno verde.

Ma il dialogo va oltre. Le istituzioni UE vedono nel Canada un “rifugio geopolitico”, alternativa stabile agli USA protezionisti e alla Cina imprevedibile. La presidente Ursula von der Leyen ha più volte indicato Ottawa come perno per un nuovo asse transatlantico industriale. L’obiettivo è creare catene del valore comuni in settori strategici: energia pulita, semiconduttori, cloud computing.

In gioco non c’è solo l’economia, ma un’idea di sviluppo condiviso. L’Europa scommette su un “nuovo Atlantico industriale”, fondato su sostenibilità, innovazione e valori democratici. Il Canada, in silenzio, si prepara a diventarne il fulcro.



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