Il caso Prato mette in evidenza il rapporto tra la politica e il mondo degli interessi di parte. Possibile e doveroso trovare un equilibrio.
“È doveroso trovare un equilibrio -sottolinea Vladimiro D’Agostino, presidente della cooperativa sociale Sarah- La politica non solo deve essere scevra da coinvolgimenti negli interessi di parte, ma deve anche essere competente nei vari settori ed essere nella sostanza neutra rispetto agli interessi economici in campo. Ogni parte politica deve portare avanti le proprie idee senza piegarsi agli interessi di parte, tuttavia deve ascoltare le istanze portate da imprese e cittadini e riflettere rispetto al benessere della comunità nel suo insieme sul lungo termine”.
La stella polare è sempre il bene comune.
“Il bene comune lo si raggiunge senza dover sempre accontentare tutti. È necessario anche prendere provvedimenti scomodi quando serve. Troppe volte la politica, a livello nazionale e internazionale, si piega agli umori dell’opinione pubblica e degli elettorati determinando, poi, conseguenze sul lungo termine non sempre efficaci e veramente risolutive”.
Il segretario Pd Biagioni ha lanciato la strategia zero soldi dalle imprese al partito e ai suoi candidati. Giusto?
“Nella sostanza sono d’accordo. A mio parere il finanziamento alla politica e alle elezioni deve essere completamente rivisto. Guardiamo a cosa accade nel mondo: non è possibile assistere ad aziende che di fatto alterano l’andamento di elezioni, a volte anche nei paesi non di loro origine. In Italia ritengo che il finanziamento della politica debba avvenire con contributi limitati a una certa cifra dei privati. In questo modo i partiti avranno interesse ad avere il maggior numero di iscritti e a stimolarli alla partecipazione. Naturalmente non bisogna essere ipocriti e retorici: sappiamo che la politica, i partiti, hanno bisogno di soldi. Bisogna però che questi fondi arrivino in maniera chiara e trasparente, e limitata rispetto ai singoli soggetti”.
Ma se partito e candidati operano nella massima trasparenza e rispetto delle leggi non dovrebbe sussistere problema.
“Facile a dirsi, difficile a farsi. La trasparenza è una parola abusata. È necessario anche che ci siano dei controllori e che ogni cittadino abbia la libertà nei limiti di una certa cifra massima stabilita per legge di finanziare il partito massimo uno o il candidato, o la coalizione, che sostiene. Ci sono poi tutte le correlazioni non legate al denaro: lavoro, incarichi, favori. Non è facile per niente, ma certo si dovrebbe tendere a questo”.
Necessario tornare al finanziamento pubblico dei partiti?
“No, la mia idea, senza retorica, rispetto a questo, è chiara. È necessario che i partiti si facciano sostenere dai loro elettori. Si stabilisce un massimo di mille euro all’anno, da mettere in dichiarazione dei redditi o meno, e ognuno può finanziare il partito che vuole. Al di là di queste questioni attualmente in discussione nella nostra città, bisogna che la politica, l’imprenditoria, il mondo delle professioni, i ricercatori si interroghino sulle emergenze storiche di cui stiamo soffrendo. L’immigrazione potrebbe aiutare rispetto al calo demografico, mentre assistiamo a una costante migrazione con migliaia di giovani in fuga dal nostro Paese. A questo si aggiungono le sfide legate alle tecnologie e la necessità di un efficientamento dei servizi. Per noi imprenditori queste sono le emergenze cui vogliamo vedere risposta”.
R.P.
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