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Decentralizzare per ricostruire, il Comitato europeo delle regioni alla conferenza per l’Ucraina


Non è mai troppo presto per pensare alla ricostruzione. Dell’Ucraina, in questo caso, anche in un momento in cui (per l’ennesima volta) sembra allontanarsi l’orizzonte non tanto di pace quanto nemmeno di una trattativa diplomatica. E il cambio di potere alla guida degli Stati uniti al momento non ha prodotto i risultati annunciati. Non era troppo presto pensarci già negli ultimi due anni, quando tra Italia, Germania e altri Paesi si è parlato di cosa ci sarà da fare quando la guerra sarà finita, e non lo è stato nemmeno questa settimana a Roma. La capitale ha ospitato la conferenza per la ricostruzione dell’Ucraina organizzata dal governo italiano e presieduta da Giorgia Meloni. Insieme a capi di Stato e di governo e al presidente ucraino Zelensky, alla Nuvola dell’Eur si sono riuniti anche attori nazionali, internazionali ed europei, oltre che aziende europee ed ucraine che hanno sottoscritto una serie di memorandum e accordi per la ricostruzione. A partecipare alla conferenza c’era anche il Comitato europeo delle regioni e delle città, l’assemblea degli amministratori regionali e locali dell’Unione europea che porta la voce dei territori in seno alle istituzioni europee. A margine della conferenza, la neoeletta presidente del Comitato, l’ungherese Kata Tüttő, ha parlato ai microfoni di RTL 102.5.

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Decentralizzare come chiave per ricostruire

Dopo essere stata vicesindaca di Budapest, Kata Tüttő guida ora il Comitato delle regioni nell’appello alle istituzioni UE alla decentralizzazione come approccio per il futuro: “Noi facciamo il nostro lavoro“, commenta. “Non vogliamo dire cosa fare, vogliamo creare connessioni tra le comunità e le autorità locali“. E secondo Tüttő la decentralizzazione deve essere alla base anche del processo di ricostruzione dell’Ucraina post guerra. E per farlo in maniera adeguata serve mettere in connessione i rappresentanti locali e regionali dell’Unione europea che nel CoR si riuniscono. “Si sta andando verso politiche di nazionalizzazione” avverte Tüttő, “ma non è quella la via. La chiave sono politiche regionali, non nazionali“.

Coesione, un percorso a lungo termine

Tra le funzioni del Comitato delle regioni c’è anche la politica di indirizzo dei fondi europei di coesione, in un dialogo costante con il commissario europeo alla Coesione, Raffaele Fitto. “I fondi di coesione sono la colla che connette le regioni“. Parliamo di “investimenti a lungo termine che rappresentano una grande opportunità da sfruttare come catalizzatore” per le regioni e gli stati nazionali. Ma attenzione a come vengono impiegati: “I fondi di coesione funzionano se si aggiungono ai fondi nazionali, non se si sostituiscono a essi“. E in questo il Comitato vuole tracciare la strada: “Si tratta di scalare la montagna” continua Kata Tüttő, “bisogna trovare la via giusta“.

Tecnologizzare come chiave per velocizzare

Tutto quanto sopra in riferimento a un dibattito assai delicato in Italia, che spesso riguarda non solo le modalità di spesa ma anche i tempi di un processo percepito come troppo lento perché troppo farraginoso. “Velocizzarlo avrebbe un prezzo, ma non è ciò che va fatto spiega la presidente del CoR. Ciò che va fatto è proseguire sulla via dei processi esistenti, con uno sguardo alle innovazioni che potrà portare il futuro. “Sarà la tecnologia a migliorare quei processi” assicura Tüttő.



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