Nel cuore del porto di Venezia, prende vita un progetto ambizioso che unisce formazione, innovazione e identità territoriale: l’Accademia della Logistica e del Mare. Nato dall’unione di tre realtà consolidate – l’ITS Marco Polo Academy, la Venice Maritime School, e il Centro di Formazione Logistica Intermodale dell’Autorità Portuale – il nuovo polo formativo veneziano ha la sua sede centrale nell’area di Santa Marta e opera con cinque presidi attivi a Venezia, Mestre, Treviso, Portogruaro e Rovigo.
Ma l’Accademia non è solo un centro per formare i professionisti del domani. È anche un luogo di raccordo culturale tra passato e futuro, dove il patrimonio industriale e portuale di Venezia viene proiettato verso un sistema logistico moderno, sostenibile e competitivo. Un’infrastruttura educativa che vuole parlare all’Europa, partendo dalle radici profonde di una città che ha fatto della navigazione la propria storia. Ne abbiamo parlato con Damaso Zanardo, presidente dell’Accademia.
Com’è nato il suo interesse per il mondo dell’impresa e della logistica?
Tutto parte dall’azienda di famiglia, attiva nel settore dei trasporti fin dagli anni Sessanta. Dopo il diploma, sono entrato in azienda per formarmi sul campo. Successivamente, il mio impegno in Confindustria, come presidente dei giovani imprenditori, mi ha permesso di conoscere da vicino molte altre realtà. Ogni azienda è un mondo: dialogando con altri imprenditori, si cominciano a condividere problematiche e anche opportunità. In Confindustria Giovani spesso ci veniva data la delega alla scuola, come a dire “occupatevene voi”. Ma questo mi ha permesso di ritornare nelle scuole e di cominciare a capire di cosa hanno davvero bisogno le imprese.
Quando ha capito che la logistica poteva essere un motore per lo sviluppo e la formazione?
Nel 1998 abbiamo fondato un master in logistica con l’Università di Trieste e la IUAV di Venezia, con sede a Portogruaro. Nel frattempo, assumendo il ruolo di vicepresidente nazionale di Assologistica, ho potuto toccare con mano quanto fosse importante investire nella formazione, soprattutto in un settore poco conosciuto prima del Covid. Da lì, sono entrato nel mondo ITS.
Come si è arrivati all’idea di un’Accademia della Logistica e del Mare a Venezia?
Venezia è stata una repubblica marinara, ha una storia fortissima nella portualità industriale – pensiamo a Marghera – ma non aveva un’accademia dedicata. Trieste, Genova, Napoli, Gaeta sì, noi no. Così, quando si è presentata l’occasione di salvare la Venice Maritime School, finita nel dimenticatoio durante il Covid, l’abbiamo rilevata e rifondata, con un progetto nuovo che integra logistica e mondo marittimo.
Lavoriamo su tutto ciò che riguarda il lato mare della logistica, cioè l’interfaccia tra ciò che galleggia e ciò che sta a terra. Navi, traghetti, rimorchiatori, ma anche terminal portuali, gru, treni, interporti, progettazione di magazzini. Ci occupiamo anche del trasporto delle persone, che è essenziale in una città come Venezia. Grazie ai fondi del PNRR abbiamo investito moltissimo nella realizzazione di laboratori di simulazione avanzata: oggi abbiamo simulatori per la conduzione di navi, rimorchiatori, gru portuali da 100 metri d’altezza, fino al simulatore ferroviario che completa la filiera nave-treno.
Qual è l’obiettivo formativo dell’Accademia?
Formare figure professionali che vanno dal comandante di nave, traghetto, vaporetto o yacht, al comandante di sala macchine, al pilota di rimorchiatori, fino agli specialisti della logistica a terra. Bisogna curare anche la progettazione dei magazzini in funzione del cliente: ogni spazio va ottimizzato a seconda delle esigenze operative.
Quali sono le prossime tappe?
A settembre inaugureremo ufficialmente i laboratori. Stiamo lavorando al nuovo statuto, come previsto dalla riforma degli ITS, al nuovo CdA, e alla nomina del comitato tecnico-scientifico. A differenza delle scuole tradizionali, gli ITS devono sapersi trasformare in fretta: il comitato avrà il compito di indirizzarci sui corsi del 2027, 2028, 2029…
C’è anche un progetto di campus. Come mai questa scelta?
Il calo demografico in atto non supporta la domanda delle imprese. Per questo vogliamo creare un campus che attiri studenti da tutta Europa, offrendo spazi e servizi adeguati. L’idea è quella di rendere il nostro ITS un polo internazionale, anche grazie al prestigio della sede messa a disposizione dall’Autorità Portuale, che abbiamo completamente rigenerato.
Che ruolo ha oggi la logistica in Italia?
Troppo penalizzata, sia a livello politico e strutturale, sia a livello informativo e formativo. Sono quarant’anni che si parla di diversificare le modalità logistiche di trasporto, eppure non si è mai investito su questo tema. Questo ha un effetto collaterale sulla formazione: le famiglie non capiscono che ogni attività ha bisogno della logistica. Poi, quando è arrivato il Covid e sono esplosi Amazon e l’e-commerce, ci siamo scoperti tutti logistici. Non è stato solo un salto concettuale, ha anche cambiato la morfologia del territorio: sono nati magazzini dove non c’erano, sono cambiati i punti di distribuzione… Se i giovani guardano ai mestieri che andranno per la maggiore nel futuro, la logistica è uno di questi.
Cosa direbbe a una ragazza o un ragazzo che oggi sta scegliendo il suo futuro?
Quello che mi diceva mio padre: “La gente ha bisogno di mangiare e di vestirsi, e qualcuno dovrà pur portargli da mangiare e da vestire”. Il mercato cambia, ma il bisogno resta. Chi saprà interpretarlo, non avrà difficoltà a trovare lavoro.
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