La Regione presenta il piano di credito per lo sviluppo delle piccole imprese

La Regione Veneto ha attivato strumenti per il credito alle imprese pari a 344 milioni di euro, da cui si attendono investimenti per un miliardo e 700 milioni. È l’operazione più grossa di questo tipo mai messa in campo, una misura pensata per rispondere alla congiuntura economica sfavorevole tra crisi geopolitiche, costi energetici e i dazi annunciati dagli Stati Uniti. A illustrare il piano è l’assessore regionale Roberto Marcato, il quale segnala: «Ciò che manca ora è una banca veneta in grado di dialogare con i nostri piccoli, medi e micro imprenditori con quella sensibilità che solo una banca locale può avere».

Il piano finanziario, spiega Marcato, ha lo scopo di favorire l’accesso al credito delle imprese e accompagnarle in una fase di forte trasformazione economica. Presentato oggi alle categorie economiche, rappresentanti dei confidi, del sistema bancario e di quello camerale, il piano è composto nel modo seguente: fondo liquidità Fesr (30 milioni) per prestiti agevolati fino a 150mila euro, per 800 beneficiari attesi; fondo di garanzia speciale (36,2 milioni) per la riassicurazione fino al 90% dell’importo garantito, che coinvolgerà 8.500 imprese attivando 1,3 miliardi di investimenti; sezione filiere produttive e attrazione investimenti (54 milioni, di cui 14 riservati alle Zls); fondo di sviluppo e coesione Fsc (35 milioni, di cui 21 per il fondo anticrisi e 14 per la sezione transizione); basket bond Veneto (10 milioni), strumento innovativo che consente a più imprese di emettere obbligazioni congiunte; minibond e equity (179 milioni già attivati).

Calo del credito

Il segretario di Cgia Mestre Renato Mason ha illustrato i dati, facendo presente che i prestiti bancari alle Pmi sono in calo da diversi anni, e in modo più accentuato rispetto a quanto avviene per le imprese più grandi: in Veneto la caduta del credito alle piccole imprese ha «proporzioni enormi», sia nel medio-lungo periodo (-51%), sia nell’ultimo anno (-7,6%, che diventa -8,5% per quanto riguarda l’area veneziana). Si contano 10,5 miliardi di euro in meno in 13 anni e oltre 800 milioni di euro in meno nell’ultimo anno.

Anche Mason insiste sul fatto che «manca una banca veneta; ci sono le Bcc che svolgono un ruolo meritorio ma con dei limiti, se pensiamo a quanto fanno Unipol e Bpr nella vicina Emilia. Poi, le imprese venete non riescono ad ottenere credito, ed anzi, sotto determinate soglie le banche rifiutano addirittura di discuterne l’erogazione. In terza battuta, l’intervento pubblico statale ed europeo è indirizzato il più delle volte verso obiettivi che poco hanno a che fare con le esigenze delle Pmi venete: le imprese hanno bisogno di capitale circolante e di strumenti innovativi. Infine, la finanza innovativa, la ‘fintech’, che propone prodotti inadeguati al nostro sistema di impresa perché spesso esclude imprese individuali o con bilanci bassi o senza capitale sociale».

Strumenti innovativi

Da queste premesse si è mosso il nuovo piano regionale del credito, che dà continuità alle misure già attivate negli ultimi 10 anni (1,2 miliardi a sostegno di centomila imprese). Oltre ai fondi desctitti sopra, si punta anche su strumenti finanziari alternativi e più flessibili, destinati in particolare alle Pmi solide: il Fondo Veneto Minibond da 48,5 milioni (20 da risorse Veneto Sviluppo e 28,5 da fondi Bcc) permette alle imprese di raccogliere risorse per espansione, riorganizzazione e internazionalizzazione; equity e quasi-equity, 130 milioni di euro attivati tramite partecipazioni societarie dirette; e i fondi chiusi Fondo Sviluppo PMI 1 e 2 gestiti da FVS SGR spa, pensati per rafforzare il capitale delle imprese, finanziare operazioni straordinarie e sostenere progetti strategici per il territorio.