«Siamo pronti a lavorare fianco a fianco con le aziende del Belpaese: l’Italia sarà un hub di grande rilievo». Con queste parole, Giovanni Besozzi, IT&IoT Key Account e Business Development Manager di Bosch SDS Italia, annuncia l’arrivo diretto nel Belpaese della realtà che guida a livello country. Ma cos’è Bosch SDS (Software Digital Solutions)? È la divisione del Gruppo Bosch – 90 miliardi di euro di fatturato globale, sede a Gerlingen (Germania) – interamente dedicata alla trasformazione digitale dell’industria. Conosciuta come la “fabbrica del software” del gruppo, Bosch SDS sviluppa e integra soluzioni avanzate basate su IoT, intelligenza artificiale, cloud ed edge computing, progettate per rendere i processi produttivi più intelligenti, connessi, efficienti e sicuri. Il suo approccio si fonda su tecnologie modulari e scalabili, capaci di adattarsi al livello di maturità digitale di ogni azienda, senza richiedere rivoluzioni strutturali. Dopo aver consolidato la sua presenza in Germania, in India e in altri mercati chiave, ora è la volta del Belpaese. Perché?
Perché il Paese rappresenta una combinazione unica di potenziale industriale e bisogno concreto di digitalizzazione. Con un tessuto manifatturiero tra i più ricchi e diversificati d’Europa, fatto di imprese spesso eccellenti ma ancora a metà del percorso digitale, l’Italia è per Bosch SDS un terreno fertile dove portare valore reale. «Abbiamo scelto l’Italia perché qui c’è fame di soluzioni concrete, non di slide o teoria», spiega Giovanni Besozzi. L’obiettivo è essere vicini ai clienti, con team locali che parlano il linguaggio della fabbrica, capaci di ascoltare i problemi, costruire soluzioni su misura e seguirne l’evoluzione passo dopo passo.
In questo contesto prende forma l’alleanza tra Bosch SDS e VHIT, una collaborazione che nasce dall’incontro tra tecnologia avanzata ed esperienza concreta sul campo. VHIT (Vacuum & Hydraulic Industrial Technologies), storica realtà manifatturiera italiana con sede a Offanengo (CR), oggi parte del gruppo internazionale Weifu, è specializzata nella produzione di componenti per sistemi motore e ha avviato un percorso profondo di digitalizzazione dei propri impianti. Proprio questa trasformazione interna, vissuta e gestita direttamente, ha spinto VHIT a condividere il proprio know-how con il mercato. «Non proponiamo teorie, portiamo casi pratici testati in casa nostra», spiega il General Manager Corrado La Forgia. L’incontro con Bosch SDS è stato naturale: da un lato la “fabbrica del software” con le sue tecnologie scalabili, dall’altro un’azienda che ha già sperimentato sul campo come renderle operative. L’obiettivo è unire tecnologia e realismo operativo, offrendo soluzioni digitali pensate da chi sa cosa serve davvero a una fabbrica per trasformarsi senza fermarsi.
Bosch SDS: la fabbrica del software che scommette sull’Italia
Si accennava al fatto che Bosch SDS è la divisione del Gruppo Bosch dedicata alla digital transformation dell’industria. Come spiega Giovanni Besozzi, «siamo la fabbrica del software del Gruppo Bosch, specializzata nella trasformazione digitale delle moderne realtà industriali». Bosch SDS sviluppa soluzioni capaci di adattarsi al livello di maturità digitale delle imprese, senza forzature e con risultati concreti.
Come si accennava, il recente ingresso ufficiale nel mercato italiano segna un passaggio strategico: l’Italia sarà un hub operativo importante per il Sud Europa, grazie alla densità del suo tessuto produttivo e alla crescente domanda di innovazione. «Portiamo in Italia la nostra intera offerta, insieme a un team locale che lavora in sinergia con le competenze europee del gruppo», afferma Besozzi. L’investimento, definito “significativo” sia in termini di risorse umane che di infrastrutture, ha l’obiettivo di costruire un punto di riferimento locale per le aziende che vogliono intraprendere un percorso serio e misurabile di digitalizzazione.
Le tecnologie di Bosch SDS: la cassetta degli attrezzi per il manifatturiero digitale
Si diceva che alla base dell’offerta di Bosch SDS c’è un ecosistema tecnologico completo, progettato per accompagnare le imprese industriali nel passaggio verso una produzione intelligente, interconnessa e sicura. La trasformazione digitale, per Bosch SDS, non è un concetto astratto ma una sequenza di interventi concreti, supportati da tecnologie chiave tutte integrate in un approccio modulare. Come sottolinea Giovanni Besozzi, «Offriamo competenze in software engineering, IoT, AI, cloud e cybersecurity, con un approccio integrato, facilitando una trasformazione radicale dei processi produttivi».
Besozzi ribadisce più volte che la flessibilità è la chiave: «Il nostro approccio è modulare e scalabile: possiamo partire da soluzioni semplici e affiancare l’impresa nel suo percorso di maturazione digitale, senza forzature». Non si tratta di fornire un prodotto finito e chiuso, ma di costruire percorsi evolutivi, su misura per ogni contesto aziendale. «Non esiste una fabbrica uguale all’altra: ogni progetto nasce dall’ascolto e dalla co-progettazione con il cliente», spiega ancora. In questo senso, Bosch SDS punta a essere un partner più che un fornitore, capace di adattarsi alla realtà operativa e culturale delle imprese italiane.
Come si accennava, il primo pilastro è l’Internet of Things, con sensori intelligenti e sistemi edge che raccolgono dati in tempo reale dagli impianti, rendendo ogni elemento della fabbrica “parlante”. A questo si affianca l’uso dell’intelligenza artificiale, che consente di interpretare quei dati per ottimizzare le performance, ridurre sprechi, anticipare anomalie e supportare decisioni strategiche. La computazione cloud, combinata con l’elaborazione locale tramite edge, garantisce un flusso continuo e sicuro delle informazioni, accessibili in ogni momento e da qualsiasi luogo. La cybersecurity, infine, è un elemento trasversale e imprescindibile: «Proteggere i dati industriali è oggi una priorità strategica: le nostre soluzioni sono progettate con una sicurezza embedded, end-to-end», chiarisce Besozzi.
«L’integrazione tra sensori, software e servizi è il nostro vero punto di forza», osserva. «Non vendiamo blocchi isolati, ma mettiamo insieme competenze e strumenti per creare un flusso digitale coerente lungo tutta la catena del valore». Un esempio concreto di questa visione è rappresentato da Industry Data Platform, una piattaforma progettata per il monitoraggio intelligente e in tempo reale degli impianti produttivi. Industry Data Platform raccoglie i dati generati da sensori e macchinari, li elabora tramite algoritmi di intelligenza artificiale e li rende disponibili su interfacce cloud intuitive e personalizzabili. Questo consente alle aziende di visualizzare e interpretare l’andamento della produzione, identificare tempestivamente eventuali anomalie o inefficienze e intervenire con rapidità e precisione. Non si tratta solo di una dashboard, ma di uno strumento strategico per il decision making data-driven. «È uno strumento che nasce per migliorare la reattività delle aziende e renderle capaci di intervenire in modo proattivo, non solo correttivo. L’obiettivo è trasformare i dati in azioni, e le azioni in risultati», sottolinea Besozzi.
Device Bridge, invece, è pensato per risolvere un problema estremamente concreto: la presenza di impianti eterogenei, spesso non digitali. Besozzi lo spiega così: «Molte aziende hanno parchi macchine misti, con sistemi di generazioni diverse. Device Bridge consente di collegare queste realtà ai sistemi IT aziendali senza sostituire tutto. È una tecnologia che rispetta il passato ma costruisce il futuro». È una tecnologia di mediazione intelligente, che crea un ponte tra sistemi produttivi esistenti e nuove architetture digitali. Grazie a Device Bridge è possibile trasformare dati grezzi in informazioni strutturate e fruibili, abilitando funzioni come il monitoraggio energetico, la manutenzione predittiva e l’ottimizzazione dei cicli produttivi. In altre parole, si porta intelligenza nei processi esistenti senza bisogno di stravolgerli. «In Italia abbiamo molte eccellenze manifatturiere che non vogliono e non possono fermarsi per ricostruire da zero: le nostre tecnologie nascono proprio per valorizzare ciò che c’è già», aggiunge Besozzi. «L’obiettivo non è solo introdurre tecnologia, ma creare valore e misurarlo nel tempo», afferma ancora. «Per questo lavoriamo con KPI chiari, obiettivi condivisi e soluzioni scalabili, che possano crescere con l’azienda nel tempo». Grazie a questo portafoglio di tecnologie integrate, Bosch SDS non si limita a offrire strumenti, ma costruisce soluzioni personalizzate, capaci di rispondere alle esigenze specifiche di ogni realtà industriale, accompagnandola passo dopo passo verso la smart factory, con concretezza, visione e misura.
VHIT: l’eccellenza italiana che porta la digitalizzazione dal campo al mercato
Negli ultimi anni VHIT ha digitalizzato numerosi aspetti della propria produzione, mettendo a sistema sensori, piattaforme di analisi, algoritmi e dashboard, con l’obiettivo di migliorare tracciabilità, efficienza, qualità e manutenzione predittiva. Il risultato è un patrimonio di esperienza concreta che oggi rappresenta un vantaggio competitivo. «Noi non siamo consulenti accademici: sappiamo di cosa parliamo perché abbiamo fatto tutto questo prima per noi stessi», sottolinea Corrado La Forgia. «Portiamo casi pratici, non teorie. Vogliamo parlare alle imprese con un linguaggio semplice, dimostrando cosa si può fare davvero, senza spaventare con concetti troppo astratti».
L’approccio di VHIT è pragmatico, concreto e “peer-to-peer”. Non si propone come ente esterno che osserva e consiglia, ma come un’azienda che ha vissuto sulla propria pelle le sfide della digitalizzazione e ha trovato soluzioni implementabili, migliorabili e replicabili. Dai sistemi di controllo ottico per la qualità al bilanciamento digitale delle linee di montaggio, i progetti nati in casa VHIT sono stati messi alla prova sul campo, con risultati tangibili in termini di aumento della produttività e riduzione degli sprechi.
Dalla visione artificiale al miglioramento continuo: le tecnologie pratiche di VHIT
Tra i casi d’uso più rappresentativi c’è l’introduzione di sistemi di controllo ottico, che sfruttano la visione artificiale per verificare la qualità dei componenti prodotti. Questa tecnologia consente di individuare automaticamente difetti o anomalie, migliorando la precisione e abbattendo il margine di errore umano. «Riportiamo casi d’uso che sono controlli ottici», sottolinea La Forgia, a testimonianza del fatto che si tratta di strumenti già collaudati.
Un altro ambito in cui VHIT ha investito con successo è il bilanciamento digitale delle linee di produzione. Attraverso l’analisi dei dati raccolti lungo i flussi produttivi, l’azienda è riuscita a ottimizzare la distribuzione del carico di lavoro, riducendo i tempi di inattività e aumentando la produttività complessiva. «Abbiamo bilanciato le linee, con risultati concreti che si possono replicare anche in altri contesti», spiega.
Ma l’elemento più distintivo è la visione integrata del processo di digitalizzazione, che non si limita alla singola tecnologia, ma abbraccia l’intero ciclo: dalla raccolta dati alla loro elaborazione, fino all’uso intelligente delle informazioni per il miglioramento continuo. «Abbiamo imparato cosa significa digitalizzare: sapere cosa misurare, come trasportare i dati, come elaborarli e come utilizzarli per far crescere la produttività. È questo il contributo che vogliamo portare», afferma con convinzione La Forgia.
Un’alleanza per l’innovazione reale: Bosch SDS e VHIT, tecnologia e esperienza per il manifatturiero italiano
La collaborazione tra Bosch SDS e VHIT non è una joint venture formale né una semplice partnership tecnica, ma un modello operativo congiunto, che unisce le eccellenze di due realtà complementari per offrire soluzioni digitali pronte all’uso, scalabili e replicate su base industriale. La struttura dell’alleanza è chiara: team congiunti VHIT–Bosch SDS, con sede in Italia, lavorano direttamente con i clienti per analizzare bisogni, definire progetti, sviluppare soluzioni su misura e accompagnare le aziende nel percorso di digitalizzazione. VHIT garantisce prossimità, linguaggio tecnico-industriale e realismo operativo; Bosch SDS fornisce tecnologie robuste, metodologie collaudate e capacità di gestione di progetti complessi. Il dialogo con il cliente è costante, diretto e pragmatico.
La roadmap dell’alleanza prevede tre fasi. Dopo l’avvio concettuale nella seconda metà del 2023, il 2024 è l’anno della diffusione e dell’attivazione: dimostrazioni pratiche in sede VHIT, incontri con imprese italiane e primi progetti in fase pilota. Nella seconda parte dell’anno si punta a diventare operativi su scala, con progetti già avviati e risultati da misurare. Dal 2025 è prevista una fase di espansione del modello, sia verso nuovi clienti, sia in altri settori industriali strategici.
Gli obiettivi sono molteplici. Per VHIT, si tratta di diversificare il proprio business, valorizzando l’esperienza interna e creando una nuova offerta nel campo dei servizi digitali. Per Bosch SDS, l’Italia rappresenta un hub chiave per il Sud Europa, un mercato maturo ma bisognoso di strumenti concreti e partner affidabili. «Con questa alleanza vogliamo essere più che fornitori: vogliamo diventare alleati delle imprese italiane nel percorso verso la smart factory», sintetizza Besozzi.
A fare da collante tra le due anime del progetto è una visione comune: offrire soluzioni semplici, comprensibili, progressive, che generino valore misurabile. «Pensare in grande, ma partire in piccolo», è il mantra condiviso, capace di tradurre ambizioni tecnologiche in risultati operativi. L’alleanza Bosch SDS–VHIT si propone così come un modello replicabile per la digitalizzazione industriale italiana, radicato nella concretezza, guidato dall’esperienza, potenziato dalla tecnologia.
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