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Pnrr, Assonime: “Sforzo per spendere 129 miliardi a pochi mesi dalla scadenza”. Timori su piattaforma ReGiS


Pnrr, lo studio di Assonime: l’Italia fa fatica a spendere le risorse ricevute dall’Europa con il Pnrr e a pochi mesi ormai dalla scadenza “restano da spendere 129 miliardi, è necessario uno sforzo”. Tutte le criticità della piattaforma ReGiS

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L’Italia fa fatica a spendere le risorse ricevute dall’Europa con il Pnrr e a pochi mesi ormai dalla scadenza (2026) “restano da spendere 129 miliardi, un ammontare di risorse che richiede uno sforzo significativo da parte di tutti i soggetti coinvolti nell’attuazione del Piano”. Così Assonime in una nota di approfondimento sullo stato di attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza a meno di 18 mesi dalla sua scadenza. La Corte dei Conti, ricorda Assonime, ha stimato che, nel biennio 2025-2026, “sarà necessario raggiungere tassi annuali di spesa più che tripli rispetto alla media del triennio 2022-2024 (pari a circa 19,5 miliardi l’anno).

Pnrr, cosa dice l’analisi di Assonime

L’accelerazione richiesta è particolarmente rilevante nelle Missioni 5 “Inclusione e coesione” e 6 “Salute”, che dovranno incrementare i propri livelli di spesa di oltre sette volte rispetto a quanto finora realizzati.

Si è in una fase “molto delicata” del Pnrr, ricorda Assonime. L’Italia deve ricevere le ultime tre rate: l’ottava e la nona entro quest’anno da 12,8 miliardi ciascuna (al netto del prefinanziamento) e la decima l’anno prossimo, l’ultimo del piano, con la rata finale da 28,4 miliardi (sempre al netto del prefinanziamento) per un totale complessivo di 194,4 miliardi.

La Commissione europea si conferma rigida sulla tempistica: “Qualsiasi azione intrapresa dopo il 31 agosto 2026 per conseguire i traguardi e gli obiettivi previsti non potrà essere presa in considerazione nella valutazione delle richieste di pagamento, che dovranno pervenire entro il 30 settembre 2026”. Per non rischiare di dover rinunciare a una parte delle risorse a disposizione, in Italia come in altri paesi, l’analisi di Assonime ricorda, tra le opzioni possibili, l’introduzione di “veicoli finanziari”.

Questi strumenti consentono, da un lato, di completare gli investimenti e gestire le risorse non ancora spese anche oltre il 2026 e, dall’altro, di conseguire milestone e target rispettando le scadenze del Pnrr. Nel dettaglio, tali strumenti prevedono l’affidamento delle risorse a specifici soggetti gestori come Invitalia, Simest, Cdp e Ismea, che, attraverso appositi fondi costituiti con le risorse trasferite dai ministeri competenti, procedono a sottoscrivere accordi o contratti finanziari con i beneficiari finali, spesso imprese. L’utilizzo del veicolo dovrebbe essere circoscritto a interventi mirati e non sarebbe un’estensione generalizzata dei tempi di attuazione del piano, bensì un adattamento tecnico per salvaguardare gli obiettivi strategici del Pnrr e garantire la piena realizzazione dei progetti programmati. L’Italia, con la revisione del Pnrr del 2023, ha già destinato 10,6 miliardi a questa tipologia di strumenti.

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Assonime: Pnrr, timori per piattaforma ReGis

Tra le mille complessità per la realizzazione del Pnrr, il problema più rilevante, a giudizio di Assonime, è “l’assenza di una piattaforma gestionale realmente funzionale al project management di un piano di interventi così complesso” continua a rappresentare un ostacolo rilevante. La piattaforma ReGiS, istituita presso la Ragioneria dello Stato, “pensata per la rendicontazione, non consente una gestione dinamica e integrata del ciclo progettuale”. Lo si legge ancora nello studio dell’associazione delle Spa italiane.

Altro problema legato a ReGiS è che “nonostante gli interventi apportati, i risultati in termini di maggiore tempestività e di supporto al project management restano limitati“. Secondo l’analisi di Assonime “questo è particolarmente preoccupante, considerando che dei circa 280.000 progetti registrati, circa il 40% presenta ancora dati e informazioni incompleti. La piattaforma, inoltre, non ha ancora recepito integralmente le passate revisioni del Pnrr, determinando disallineamenti nelle informazioni e la necessità di ricorrere a fonti esterne per integrarli.

Ne deriva una limitata capacità di anticipare criticità, attivare tempestivamente azioni correttive e rendere trasparenti i dati”. Questo problema – si legge nella nota – si traduce in una pressoché’ assente comunicazione sullo stato di avanzamento del Pnrr, rendendo il principale piano di investimenti nella modernizzazione del Paese “un piano anonimo, poco comprensibile ai cittadini nelle sue concrete realizzazioni”. Lo stesso dibattito pubblico sul Pnrr “è quasi del tutto spento e il Piano, nato e promosso come un fondamentale volano di crescita e modernizzazione per il nostro Paese, è ora scivolato in un cono d’ombra, circondato da una cornice di sconcertante indifferenza”.



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