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Ex Ilva, piano di decarbonizzazione: impianti green dal 2033


Come da calendario, il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha illustrato ieri a Roma il piano per la transizione ecologica degli stabilimenti ex Ilva, durante un incontro con rappresentanti sindacali, Regione Puglia, autorità locali e portuali.

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Urso ha poi confermato che la gara per la cessione degli impianti sarà riaperta il primo agosto, per includere nuovi potenziali acquirenti oltre a Baku Steel, attuale interlocutore, con l’obiettivo di chiudere entro ottobre, passando poi al vaglio Antitrust e Golden power, e arrivare alla cessione definitiva all’inizio del 2026.

Urso, come cambia la produzione a Taranto e Genova con i forni elettrici

Il piano pensato dal governo, predisposto dai commissari straordinari, prevede un impianto produttivo da 8 milioni di tonnellate annue di acciaio, basato su quattro forni elettrici: tre a Taranto e uno a Genova.

La roadmap punta a far ripartire i tre altiforni di Taranto già da marzo 2026, in attesa che la Procura dissequestri l’altoforno 1. Il ministro Urso ha spiegato che la progressiva sostituzione degli altiforni con forni elettrici si articolerà in tre fasi, da completare entro il 2033, e questo consentirà la dismissione degli impianti più inquinanti.

Due le opzioni sul tavolo:

  • la prima prevede la costruzione a Taranto di tre forni elettrici e quattro Dri, da completare in otto anni;
  • la seconda, senza Dri a Taranto, ridurrebbe i tempi a sette anni ma con minore capacità occupazionale.

I nodi sul gas e la nave di rigassificazione per alimentare gli impianti

Il fabbisogno di gas, stimato in oltre 5 miliardi di metri cubi l’anno, è un tema critico. Il Governo propone di ormeggiare una nave rigassificatrice nel porto di Taranto, ma la proposta è osteggiata dagli enti locali.

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Tra le alternative, la diga foranea, con un costo aggiuntivo di circa 400 milioni. Il ministro ha chiarito che la presenza o meno della nave influisce anche sulla gara: l’offerta di Baku Steel, attuale candidato, era stata formulata dando per scontata la disponibilità del rigassificatore, condizione che ora va esplicitata.

Le preoccupazioni dei sindacati sul fronte occupazionale

Sul tavolo resta il tema degli esuberi: la seconda opzione, senza Dri a Taranto, comporterebbe tagli maggiori alla forza lavoro. Urso ha assicurato la gestione degli esuberi con strumenti straordinari e incentivi, garantendo che “nessuno sarà lasciato indietro”.

I sindacati, però, chiedono numeri precisi e garanzie scritte prima di firmare qualunque intesa. “Prima di apporre qualsiasi firma a un accordo, chiediamo che ci siano le garanzie per quanto riguarda il destino degli stabilimenti ma soprattutto dei lavoratori”, ha avvertito Rocco Palombella della Uilm. Anche Fiom e Fim insistono su un ruolo pubblico nella gestione della transizione.

Che fine ha fatto l’accordo con Baku Steel

Urso ha annunciato la riapertura della gara per gli impianti dal primo agosto, per consentire l’ingresso di altri soggetti e superare lo stallo generato dalla richiesta di Baku Steel di rinegoziare la propria offerta al ribasso dopo l’incendio di maggio.

Il ministro ha spiegato che la nuova gara servirà a chiudere definitivamente il capitolo con Baku Steel, che aveva presentato una proposta condizionata, e dovrà tener conto dei vincoli ambientali e degli scenari definiti dal piano di decarbonizzazione.

Il pressing sul via libera all’autorizzazione integrata ambientale

Il ministro ha chiesto con urgenza di chiudere un accordo sul piano già nei prossimi giorni, così da ottenere l’approvazione dell’Autorizzazione integrata ambientale (Aia) entro giovedì 17, prima della sentenza del Tribunale di Milano e della Corte Ue. Per Urso, l’Aia resta un passaggio fondamentale per poter andare avanti con la vendita degli impianti.





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