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Politiche di coesione, tutti contro Bruxelles: si allarga il fronte anti-centralizzazione


Europarlamentari, consiglieri regionali e anche sindacati: cresce l’opposizione alla proposta della Commissione Ue di accorpare i fondi in un unico Piano nazionale per ogni Stato membro. Ecco le reazioni

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Si fa sempre più ampio il fronte del dissenso contro l’ipotesi, avanzata dalla Commissione europea, di una radicale centralizzazione delle politiche di coesione nel prossimo Quadro Finanziario Pluriennale 2028–2034. Partiti – da sinistra a destra -, sindacati e rappresentanze istituzionali da diversi schieramenti politici contro l’idea di accentrare i fondi in un unico Piano nazionale per ciascuno Stato membro, cancellando la programmazione regionale e mettendo a rischio il principio fondante della coesione territoriale. I primi ad attaccare sono stati i parlamentari Pasquale Tridico e Valentina Palmisano, che a Bruxelles rappresentano il Movimento 5 Stelle: «Con la riforma della coesione il Mezzogiorno verrà penalizzato. Una vergogna che combatteremo in ogni sede. Spariscono i finanziamenti per il Sud, dirottati verso il riarmo».

Landini (Cgil): «Serve rilanciare un modello sociale ed economico europeo»

Sul tema è intervenuto anche il segretario generale della Cgil Maurizio Landini : «Nell’incontro di oggi a Bruxelles, abbiamo espresso la nostra contrarietà alla scelta, che sembra delinearsi, di una radicale centralizzazione a livello nazionale della gestione dei fondi europei per la coesione. Una controriforma sia per il conseguente indebolimento del ruolo e del coinvolgimento dei territori e delle parti sociali, sia per il cambiamento degli obiettivi e delle finalità delle risorse che, per quanto ci riguarda, devono rimanere rigorosamente vincolati alla riduzione dei divari territoriali e delle diseguaglianze sociali», queste le parole del segretario generale della Cgil al termine dell’incontro che si è tenuto questo pomeriggio a Bruxelles con il vicepresidente della Commissione europea, Raffaele Fitto.

«Inoltre – aggiunge il leader della Cgil – abbiamo espresso la nostra netta contrarietà a spostare risorse verso le spese per il riarmo a danno dello sviluppo dei territori e della tutela dei soggetti più deboli».

«Infine, – conclude Landini – di fronte alla guerra dei dazi scatenata dall’amministrazione americana, a maggior ragione, serve rilanciare un modello sociale ed economico europeo che rimetta al centro la domanda interna, e rilanci politiche industriali attraverso un fondo comune europeo per tutelare il lavoro, l’occupazione e i redditi, e per gestire la transizione digitale e ambientale dei nostri sistemi produttivi».

Pd Calabria: «Sostegno all’interrogazione presentata da Irto»

Dal Consiglio regionale della Calabria, il gruppo del Partito Democratico ha espresso pieno sostegno all’interrogazione parlamentare presentata dal senatore Nicola Irto, che chiede al governo Meloni di chiarire la propria posizione. 

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«L’ipotesi di accentramento dei fondi in un unico Piano nazionale e la conseguente cancellazione dei Programmi operativi regionali — dichiara il capogruppo Mimmo Bevacqua — rappresentano un attacco senza precedenti al principio di coesione territoriale e un pericolo concreto per il futuro del Mezzogiorno. In questo scenario, la Calabria rischia di essere privata di strumenti fondamentali per lo sviluppo e per ridurre i divari storici».

Il gruppo del Pd ribadisce che le Regioni devono restare protagoniste della programmazione e della gestione delle risorse europee, perché solo attraverso il radicamento territoriale è possibile dare risposte concrete ai bisogni dei cittadini e alle emergenze locali.

«Il silenzio del governo nazionale, così come quello del presidente Occhiuto — prosegue Bevacqua — è un segnale gravissimo. Il Sud non può essere abbandonato a logiche centralistiche che penalizzano chi ha più bisogno di investimenti per infrastrutture, sanità, lavoro e transizione ecologica. La Calabria, che da sempre utilizza i fondi Ue come leva principale per la crescita, non può diventare spettatrice passiva di decisioni calate dall’alto».

Il gruppo del Pd chiederà di inserire la discussione sul tema in occasione del Consiglio regionale convocato per il prossimo 21 luglio. «Non accetteremo mai che il futuro dei nostri territori venga deciso senza la partecipazione delle comunità locali — conclude Bevacqua —. Il governo regionale rompa il silenzio e si unisca alla battaglia per tutelare la Calabria e l’intero Mezzogiorno».

Il centrosinistra, dunque, chiede risposte al Governo Meloni, mentre i rappresentanti di Fdi al parlamento europeo criticano la presidente Ursula von der Layen affermando che il piano sia frutto di un «grave errore nel metodo e nel merito»

Critiche anche a Bruxelles

Anche a Bruxelles le voci critiche si moltiplicano. Gli europarlamentari Siegfried Mureșan (PPE) e Carla Tavares (S&D), relatori del dossier sul nuovo QFP, hanno rigettato con fermezza la proposta della Commissione: «Rifiuteremo qualsiasi tentativo della Commissione europea di nazionalizzare il bilancio europeo. Rifiuteremo qualsiasi tentativo della Commissione europea di indebolire il processo decisionale europeo e rifiuteremo qualsiasi tentativo della Commissione di ridurre il bilancio dell’Ue a un bancomat per 27 interessi nazionali divergenti».

«Non accetteremo in alcun modo un piano per ogni Stato membro», ha rincarato Tavares.

«Non è accettabile che politiche essenziali per tutti i 27 Stati membri, come nel caso dell’agricoltura, che in realtà è strutturata su due pilastri: uno che prevede pagamenti diretti da erogare in modo indipendente e associato a questi 27 bilanci nazionali, 27 bilanci di coesione e 27 bilanci agricoli. È qualcosa che abbiamo sempre difeso». 

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«È quindi urgente chiudere e discutere il pacchetto su nuove e autentiche risorse proprie», ha aggiunto Tavares.
I piani nazionali unici come da “idea massimalistica” della Commissione europea, «indebolirebbero le priorità tradizionali dell’Ue, a loro volta indebolirebbero la Politica Agricola Comune e la Politica di Coesione. L’agricoltura è uno dei settori in cui l’Unione europea ha una responsabilità e competenze molto significative, e il nostro obiettivo deve essere visibile. Per questo motivo, il Parlamento europeo chiede che la Politica Agricola Comune e la Politica di Coesione continuino a essere priorità distinte, con bilanci separati, una base giuridica distinta e, nel caso della politica di coesione, con un ruolo importante per le regioni, ci aspettiamo stanziamenti diretti separati per il livello regionale e un ruolo importante per il livello regionale nella progettazione e nell’attuazione dei fondi di coesione»



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