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Agricoltura

 

fondi unici e tagli, tutti i nodi della Pac


La rivoluzione della Politica agricola comune. Le ultime bozze prima della pubblicazione della proposta ufficiale della Commissione Ue rivelano che, dietro le manovre di Bruxelles, non c’è solo il rischio di un taglio dei fondi finora destinati all’agricoltura europea (e ora da dirottare al riarmo) che ha messo tutti in allarme, dalla politica al potentissimo sindacato Copa-Cogeca. C’è anche il tentativo, mai riuscito finora, di una diversa ridistribuzione degli aiuti agricoli. Finora l’80% dei pagamenti è finito sempre nelle mani del 20% dei beneficiari, le aziende più potenti promotrici di un’agricoltura intensiva. Non è dato sapere se quanto scritto nella bozza si trasformerà in un cambiamento concreto, ma le lobby agricole sono in allarme davanti al fatto che Bruxelles si prepara a proporre un limite massimo ai sussidi che un singolo agricoltore può ricevere ogni anno. La Pac, infatti, rimasta per anni uguale a se stessa e resa più ‘flessibile’ rispetto ai criteri ambientali dimenticati insieme al Green Deal, che avrebbe dovuto esserne il faro, è sempre stata un pezzo intoccabile del bilancio europeo, tanto da arrivare a valerne un terzo. Quindi di grandissimo interesse anche, e soprattutto, per le lobby.

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In attesa della proposta di Bruxelles – Oggi tutto ciò si mette in discussione. In un contesto comunque difficile. Mancato adeguamento rispetto all’inflazione, proposta di un fondo unico che accorpi agricoltura, energia, ricerca e difesa (mettendo questi settori strategici in forte competizione) e concreta possibilità di consistenti tagli al settore in crisi da anni sono le carte che gli agricoltori europei si ritrovano in mano alla vigilia del 16 luglio. Il giorno in cui, come annunciato dal commissario europeo all’Agricoltura, Christophe Hansen, verrà presentata la prima parte della nuova Politica agricola comune post-2027, insieme alla bozza del bilancio pluriennale 2028‑2034. Però sul tavolo c’è una diversa distribuzione dei fondi, una serie di iniziative per il ricambio generazionale, più incentivi (anche se con meno regole) per chi si dedica a un’agricoltura sostenibile.

Come dovrebbe cambiare l’architettura della Pac. Le ultime bozze – Di fatto, anche l’ultima versione del prossimo bilancio a lungo termine dell’Ue sembra confermare il cambiamento. La nuova formula della Pac dovrebbe prevedere la riallocazione dei finanziamenti Ue in un Fondo unico denominato provvisoriamente ‘Partenariato nazionali e regionali’. Non si manterrà, almeno così sembra, la struttura attuale come prospettato dal commissario europeo. Prezzo da pagare per portare la spesa militare degli Stati membri della Nato al 5% del Pil entro il 2035. In questo Fondo unico verrebbero accorpate le risorse del Fondo europeo per la Coesione (destinate a finanziare le azioni che mirano a ridurre le disparità regionali promuovendo lo sviluppo sostenibile) e quelle della Politica agricola comune. I due pilastri della Pac, attualmente, sono il Fondo europeo agricolo di Garanzia (Feaga), che eroga i sussidi diretti agli agricoltori e il Fondo europeo agricolo per lo Sviluppo Rurale (Feasr). La proposta che la Commissione Ue si appresta a presentare sarebbe quella di mantenere i pagamenti diretti agli agricoltori, eliminando il fondo destinato al finanziamento di programmi di sviluppo rurale, oggi ‘secondo pilastro’ della Pac (Leggi l’approfondimento).

La posizione del Parlamento – Il clima è teso. In conferenza stampa, i responsabili per il dossier in Parlamento, il popolare Sigfried Muresan e la socialista Carla Tavares, non hanno lasciato spazio a dubbi: Pac e Coesione “devono continuare a essere programmi separati” e, per inciso, con “la stessa somma” adeguata all’inflazione. Ennesimo muro alzato contro il fondo su cui lo stesso commissario Hansen aveva manifestato perplessità. Ma dal Parlamento Ue incalzano: “Non si inizierà il negoziato se non ci sarà distinzione chiara tra coesione e agricoltura”.

Il nodo mai sciolto della distribuzione dei fondi – Ma sul tavolo c’è anche altro. La proposta di Bruxelles, intanto, prevede una clausola di salvaguardia per il sostegno al reddito degli agricoltori, a cui dovrebbe essere garantita una parte significativa del Fondo unico con un tetto minimo. Altre integrazioni potranno arrivare, inoltre, dal nuovo Fondo europeo per la competitività, attraverso la sezione Salute, agricoltura e bioeconomia e tramite Orizzonte Europa per la ricerca e l’innovazione. Sul fronte della distribuzione dei fondi, resta il criterio della superficie che ha sempre agevolato le aziende più grandi, ma si prova a mettere dei paletti. Una promessa – rispetto al principio della degressività – che Hansen starebbe, dunque, provando a mantenere. Come riferisce l’agenzia Reuters, si prevede un limite massimo per i sussidi che un singolo agricoltore può ricevere ogni anno in base alla superficie, ossia 100mila euro. Agli agricoltori che ricevono un sostegno al reddito superiore a 20mila euro l’anno, poi, i sussidi oltre tale soglia saranno ridotti del 25%, i pagamenti che superano i 50mila euro saranno invece dimezzati, mentre quelli superiori a 75mila euro subiranno una riduzione del 75%. Nelle ultime versioni del documento, inoltre, si rafforza il principio dell’agricoltore “attivo” e del ricambio generazionale: entro il 2032, i beneficiari di una pensione non dovrebbero più percepire i pagamenti della Pac, mentre ogni Stato dovrebbe definire una strategia per il ricambio generazionale.

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