ROMA – Confindustria presenta ufficialmente il documento strategico “Economia del Mare. Azioni strategiche per la competitività del Paese”, a cura del delegato del Presidente per il settore, Mario Zanetti. Un piano articolato che ribadisce il ruolo dell’Economia del Mare come asset centrale per la crescita dell’Italia, con l’obiettivo di rafforzare la posizione del Paese nel Mediterraneo e nei mercati globali. Secondo i dati diffusi, il comparto ha raggiunto nel 2025 un valore di 216,7 miliardi di euro, pari all’11,3% del PIL nazionale, con oltre 230mila imprese attive e oltre un milione di occupati. Si conferma dunque un settore in crescita costante, capace di generare un effetto moltiplicatore significativo: ogni euro investito attiva quasi il doppio in termini economici, con picchi ancora maggiori in settori ad alta specializzazione come la cantieristica navale.
Tre priorità strategiche e altrettante leve abilitanti
Il documento si sviluppa su tre direttrici strategiche:
- Potenziare infrastrutture e portualità
- Modernizzare vettori e flotte
- Investire nelle persone e nelle competenze
Tre, invece, le leve trasversali a supporto: risorse finanziarie, semplificazione normativa e amministrativa, e comunicazione efficace per diffondere la cultura della competitività marittima a livello nazionale.
Infrastrutture e porti: serve una visione sistemica
Nel primo capitolo, Confindustria sottolinea l’urgenza di una strategia nazionale sui porti, per renderli più moderni, intermodali, sostenibili e digitalizzati. Tra le priorità:
- Investimenti mirati per ammodernamento e digitalizzazione, connettività 5G, sicurezza e riduzione dell’impatto ambientale.
- Utilizzo efficace dei fondi PNRR per interventi strutturali.
- Elettrificazione delle banchine e sviluppo di carburanti alternativi (LNG, idrogeno, biofuel), con utilizzo dei proventi ETS.
- Un piano nazionale dragaggi, accompagnato da un quadro normativo chiaro per la gestione delle comunità energetiche portuali.
- Riforma della governance portuale, per favorire un maggiore coinvolgimento locale e un coordinamento strategico tra le Autorità di Sistema Portuale.
- Tutela degli incentivi per il trasporto merci su ferro (Ferrobonus e Norma Merci).
- ZES Unica e ZLS con incentivi per investimenti infrastrutturali anche nei porti turistici.
Vettori e flotte: rafforzare lo shipping italiano
Il secondo asse riguarda il trasporto marittimo, la cantieristica, il diporto e la pesca. Per lo shipping italiano, Confindustria propone:
- Semplificazione normativa per attrarre investimenti e ridurre tempi autorizzativi.
- Transizione energetica equilibrata, con accesso concreto a nuovi carburanti e impiego dei fondi ETS.
- Allineamento normativo globale, per evitare squilibri competitivi tra standard UE e internazionali.
Per la cantieristica navale, in cui l’Italia è leader mondiale, servono politiche industriali mirate per consolidare la posizione internazionale. Il diporto nautico soffre invece per costi elevati e burocrazia: necessario rendere più competitiva la bandiera italiana. La pesca, infine, necessita di flotte più moderne, compatibilmente con le restrizioni UE, per migliorare sicurezza, efficienza e sostenibilità.
Competenze: il mare cerca persone qualificate
Il terzo pilastro riguarda il capitale umano. Dal monitoraggio condotto dal Gruppo Tecnico Economia del Mare emerge un forte disallineamento tra domanda e offerta di competenze, in particolare nei settori digitali, logistici ed energetici. Confindustria quindi propone:
- Rafforzamento dei percorsi ITS e universitari, allineati con i fabbisogni reali delle imprese.
- Incentivi all’assunzione di giovani con profili tecnici.
- Maggior dialogo tra istituzioni e imprese, per migliorare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro.
- Inserimento dell’Economia del Mare nel Piano Mattei, come area tematica prioritaria.
Un percorso concreto e strutturato
Confindustria annuncia infine l’avvio di un percorso stabile, articolato in tappe chiare e operative. Un’agenda che trova già tre appuntamenti tra i principali segnati in rosso sul calendario. A partire dal 22 settembre, quando a Genova, in occasione del Salone Nautico, si terrà un incontro aperto del Gruppo tecnico Economia del Mare con imprese, istituzioni e mondo accademico. Poi, nel 2026, ancora la città della Lanterna assieme alla Regione Liguria saranno Capitale dell’Economia del Mare, con un evento annuale di riferimento nazionale. Infine, nel 2027, Napoli e Regione Campania raccoglieranno il testimone, confermando il ruolo centrale del Mezzogiorno nello sviluppo marittimo.
“L’Economia del Mare non può più essere considerata un tema di nicchia”, ha affermato Mario Zanetti. “È il cuore della competitività italiana. Servono visione, governance, investimenti e alleanze forti tra imprese, istituzioni e formazione. Confindustria è pronta a fare la propria parte, con un approccio sistemico e risultati misurabili”. Il messaggio è chiaro: una strategia politica unitaria e strutturata sull’Economia del Mare è essenziale per la crescita del Paese e per rafforzare il ruolo dell’Italia nei traffici internazionali, nel Mediterraneo e oltre.
QUI IL POSITION PAPER IN FORMA INTEGRALE: Position paper – 15 luglio 2025
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