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il capitale invisibile che muove le regioni Periodico Daily


L’economia sociale rappresenta una componente fondamentale del tessuto socioeconomico italiano.

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Comprende una vasta gamma di attività cooperative, associazioni, imprese sociali e fondazioni che condividono l’obiettivo comune di creare valore sociale, spesso al di fuori dei meccanismi di profitto tipici del mercato privato o dell’intervento pubblico. Il terzo settore italiano costituisce, in questo senso, un capitale invisibile ma essenziale per il funzionamento delle comunità locali.

Con oltre 360.000 enti registrati, il terzo settore in Italia offre servizi che spaziano dall’assistenza sociale alla promozione culturale, dalla tutela ambientale alla cooperazione internazionale. 

L’impatto economico non è trascurabile: secondo i dati più recenti, questa parte dell’economia rappresenta circa il 5% del Prodotto Interno Lordo nazionale, contribuendo inoltre all’occupazione di oltre 850.000 persone.

Innovazione sociale e strumenti di finanziamento

La sostenibilità economica delle realtà del terzo settore è in parte garantita da forme ibride di finanziamento. Accanto ai tradizionali contributi pubblici, crescono le pratiche di finanza sociale, come i fondi mutualistici, le partnership pubblico-private, e i meccanismi di pay for success. Inoltre, le imprese sociali stanno gradualmente acquisendo maggiore autonomia finanziaria attraverso la produzione di beni e servizi, con reinvestimento degli utili in attività di interesse collettivo.

Una leva significativa di sviluppo è rappresentata dai fondi europei, in particolare dal Fondo Sociale Europeo Plus e dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Tuttavia, l’accesso a tali risorse è complesso e richiede competenze mirate, spesso assenti nei piccoli enti.

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La digitalizzazione sta offrendo nuove prospettive anche in termini di coinvolgimento civico e raccolta fondi. Le piattaforme di crowdfunding, le app per il volontariato e le tecnologie blockchain sono strumenti che, se ben impiegati, possono rafforzare le capacità operative e la trasparenza degli attori del terzo settore. Allo stesso modo, nell’ambito del gioco online, sempre più utenti si affidano a piattaforme regolamentate e sicure, come i siti non AAMS sicuri, promossi da portali informativi dedicati alla tutela e all’autoregolazione.

Un esempio interessante di interazione tra sociale e tecnologia si ritrova nei canali online tematici che offrono esperienze e comunità dedicate a specifici ambiti, incluso l’intrattenimento digitale.

Le dinamiche territoriali e il ruolo delle regioni

Il terzo settore si sviluppa secondo una forte logica territoriale. Le regioni italiane ne interpretano e regolano l’azione in modo differente, in funzione dei bisogni locali, delle risorse messe a disposizione e del grado di integrazione tra pubblico e privato sociale. 

Alcuni territori, come l’Emilia-Romagna, il Trentino-Alto Adige e la Toscana, si distinguono per una maggiore capacità organizzativa e per strumenti normativi orientati alla valorizzazione dell’economia sociale.

Questa spinta dal basso trova concreta espressione nei progetti di coprogettazione, nelle reti di partenariato tra enti pubblici e terzo settore e nella diffusione di strumenti tecnico-gestionali condivisi. Dove il sistema funziona, si creano modelli virtuosi: filiere di servizi che rispondono in modo flessibile e capillare ai bisogni delle persone, senza appesantire la spesa pubblica ma generando coesione sociale e opportunità occupazionali.

Lavoratori e volontari: una forza complementare

Uno degli elementi distintivi del terzo settore è la compresenza di professionalità retribuite e di volontariato. Questa sinergia consente la gestione di servizi a elevato impatto sociale con costi contenuti, ma nasconde anche rischi legati alla precarietà.

I lavoratori delle organizzazioni di economia sociale spesso operano con contratti a progetto o part-time, con scarse opportunità di formazione e di carriera. D’altro canto, il volontariato, pur essendo una risorsa fondamentale, necessita di motivazione costante, strutture logistiche adeguate e forme di riconoscimento, anche non economiche.

La recente riforma del terzo settore ha cercato di porre rimedio ad alcune criticità, introducendo il Registro Unico Nazionale del Terzo Settore (RUNTS), che punta a migliorare la trasparenza, l’accesso ai finanziamenti e la qualità della governance. Tuttavia, la piena attuazione della riforma incontra ritardi e resistenze, soprattutto per le realtà più piccole e radicate localmente.

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Prospettive di sviluppo e sostenibilità

L’economia sociale si candida a occupare un ruolo centrale nelle politiche di sviluppo sostenibile, grazie alla sua capacità di generare benefici collettivi senza esaurire risorse naturali o umane. L’agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e le politiche europee di coesione riconoscono sempre di più il valore delle imprese sociali come soggetti capaci di promuovere inclusione, innovazione e resilienza.

In vista delle transizioni ambientali e digitali, il terzo settore potrà giocare un ruolo guida nella creazione di nuovi modelli di produzione e consumo responsabili, di welfare comunitario e cittadinanza attiva. Tuttavia, ciò sarà possibile solo se le istituzioni, la società civile e il sistema economico sapranno creare sinergie durature e inclusive.



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