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Autonomia energetica. La nuova strategia delle imprese italiane


L’autonomia energetica diventa una strategia per le imprese: ogni MWh risparmiato si traduce in un risparmio medio di circa 100 euro, ovvero 10.000 euro l’anno per ogni 1.000 MWh di consumo.

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Fabio Zambelli, direttore del Consorzio Esperienza Energia (Cee), evidenzia come questi numeri spingono sempre più aziende a rivedere le proprie strategie per contenere i costi, ridurre la dipendenza dal mercato e proteggere la competitività.

Un dato che acquista ancora più rilievo in un contesto di crescente volatilità dei mercati energetici, dove definire un piano di efficientamento dei consumi non è più un’opzione, ma una necessità.

Le recenti tensioni tra Iran e Occidente, unite alla minaccia di una possibile chiusura dello Stretto di Hormuz – snodo cruciale da cui transita circa un quarto del petrolio mondiale – alimentano l’incertezza.

Se oggi il prezzo del greggio resta sotto la soglia psicologica dei 100 dollari/barile, un’escalation militare potrebbe farlo salire fino a 120–130 dollari, con ripercussioni dirette sui carburanti e indirette sul gas, aggravando ulteriormente il costo delle bollette energetiche in Europa.

Fabio Zambelli direttore del Consorzio Esperienza Energia (foto Cee)

La reazione delle aziende all’instabilità energetica

“In questo contesto di incertezza molte imprese stanno accelerando percorsi di efficientamento energetico, – sostiene Fabio Zambelli, direttore del Consorzio Esperienza Energia (Cee) – , soprattutto nei settori energivori, ovvero i settori industriali che hanno alti costi energetici rispetto al fatturato e che si trovano in specifici settori “a rischio delocalizzazione”.

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Stiamo registrando un numero crescente di richieste da parte delle aziende, spinte non solo da obblighi normativi, ma soprattutto dall’urgenza di contenere i costi e aumentare la propria autonomia energetica. Sempre più imprese scelgono di investire in impianti di produzione energetica, anche da fonti rinnovabili, per ridurre la dipendenza dal mercato e dai suoi continui rincari.

Grazie agli interventi di efficientamento energetico – continua Zambelli – è possibile ottenere in media un risparmio del 5%. Naturalmente, il risultato può variare sensibilmente in base al tipo di processo produttivo, alla natura dell’intervento e all’entità dell’investimento.”  

Se i prezzi dovessero continuare a salire – o anche solo restare su livelli elevati – le pmi italiane rischiano di non riuscire a mantenere la competitività dei propri prodotti rispetto alle imprese tedesche, francesi e spagnole.

I costi delle materie prime, infatti, risultano quasi doppi rispetto a quelli sostenuti in questi Paesi, creando un divario competitivo tutt’altro che trascurabile.

Come può difendersi l’azienda? Attivandosi per l’autonomia energetica

“Nel mezzo della tempesta è difficile – aggiunge Zambelli –  trovare il porto sicuro. Se non si sono adottate strategia di copertura del rischio e dei prezzi nei mesi scorsi sarà difficile oggi trovare soluzioni ai prezzi in aumento.

Per noi in questi momenti la scelta migliore è quella di adottare strategia di breve: individuare fornitori che permettono di coprire a prezzo fisso il contratto di fornitura di energia dei prossimi mesi per limitare la volatilità dei prezzi.”



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