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Fondazione Lilly rilancia l’impegno per la ricerca del futuro in Italia


Rinnovarsi per giocare un ruolo da protagonista nella ricerca di domani. Dopo mezzo secolo di attività, la Fondazione Lilly Italia rilancia la sua mission con un evento a Roma, alla presenza delle istituzioni e dei rappresentanti del mondo accademico e scientifico. Identità visiva e sito web rinnovati e un piano di finanziamento decennale da oltre 1,5 milioni di euro destinato alla ricerca italiana sono i tratti del nuovo corso appena cominciato. Obiettivo sottolineato dai promotori è formare una nuova generazione di ricercatori, capaci di guidare la trasformazione del Servizio sanitario nazionale, rafforzando l’impegno nella formazione avanzata e nella costruzione di competenze ad alto impatto per la salute.

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Il programma “30×30”

Al centro della nuova azione c’è il programma “30×30” che prevede il finanziamento di trenta dottorati di ricerca in altrettante università italiane nei prossimi dieci anni, coprendo tutte le regioni. I percorsi di studio saranno focalizzati su cinque verticali strategici per la sanità: innovazione digitale e trasformazione tecnologica, sostenibilità, economia e modelli finanziari, accesso, equità e riforme organizzative, prevenzione, salute pubblica e One Health, partnership, formazione e internazionalizzazione. Ogni dottorato sarà arricchito da collaborazioni internazionali con atenei selezionati, sfruttando la presenza multinazionale di Lilly. L’obiettivo è formare i “nuovi manager della sanità”, come sottolinea Federico Villa, direttore generale Fondazione Lilly Italia, che sappiano operare efficacemente sia a livello nazionale che globale. “Crediamo nella scienza – sottolinea Villa – ma anche nella capacità delle istituzioni di ascoltarla. Per questo investiamo sui giovani ricercatori, affinché possano essere protagonisti del cambiamento, non solo spettatori. Solo rafforzando questo legame possiamo costruire un sistema sanitario più efficace, orientato ai risultati e alle persone”.

Colmare i gap strutturali

L’investimento messo in campo dalla Fondazione risponde a una serie di carenze strutturali che affliggono l’Italia. Secondo i dati Eurostat, il nostro Paese destina solo l’1,31% del Pil alla spesa lorda in ricerca e sviluppo, contro una media Ue del 2,24%. Analogamente, la spesa nell’ambito della tutela della salute si attesta a poco più dello 0,2% in Italia, mentre in altri Paesi europei oscilla tra lo 0,3% e lo 0,6%. Anche la spesa sanitaria pubblica italiana, pari al 6,7%, è inferiore a quella di Spagna e Regno Unito (7,2%), Francia (9,1%) e Germania (10,1%).

L’interdisciplinarietà che cambia la prospettiva

Una ricerca non soltanto focalizzata sui singoli farmaci, ma orientata al miglioramento complessivo del sistema sanitario – grazie a una rete interdisciplinare di professionisti – è il risultato a cui dovrebbe tendere il programma di borse di studio, secondo Claudio Jommi, professore ordinario di Economia aziendale all’Università del Piemonte Orientale. Ciò che va incentivato è “lo sviluppo della ricerca operativa – sostiene il professore – basata sulla raccolta e sulla valutazione dei dati”. In questo senso, i dottorati finanziati dalla Fondazione potranno generare un impatto moltiplicativo, vale a dire “competenze strategiche per il sistema pubblico – precisa Jommi – migliori decisioni allocative, e un contributo concreto all’innovazione delle politiche basate su evidenze. È una visione di lungo periodo che mette la conoscenza al centro del cambiamento”. Il professore è anche presidente, per il triennio 2025-2028, del Comitato consultivo della Fondazione che coordinerà il lancio dei primi 20 dottorati di ricerca, definendo allo stesso tempo gli accordi con le università e le collaborazioni con gli enti regolatori e i soggetti pubblici.

Supporto dalle istituzioni

“Il nostro Servizio sanitario nazionale ha bisogno di strumenti innovativi, capaci di sostenere l’adozione di modelli organizzativi più rispondenti alle reali esigenze di salute della popolazione”,  afferma Marcello Gemmato, sottosegretario alla Salute, ribadendo l’importanza di iniziative come il programma di borse di studio e dando enfasi alla necessità di investire in competenze che sappiano affrontare le sfide della sanità contemporanea per trovare il giusto equilibrio tra personalizzazione delle cure e sostenibilità del sistema. “L’Italia – ricorda Gemmato – vanta eccellenze, come il secondo posto in Europa per il numero di trapianti e il secondo al mondo per la presa in carico e la cura delle malattie rare, successi che sono frutto di un sistema robusto e di professionisti seri. Il ministero, in questo contesto, ha il compito di fornire indirizzo e controllo, e si sta prodigando per semplificare la complessa legislazione farmaceutica con l’obiettivo di un Testo unico”.

Una soluzione italiana per l’Italia

Di grande giornata per il rilancio della Fondazione e per il sistema di ricerca italiano, parla Elias Khalil, presidente della Fondazione Lilly. “Nel 2050 – osserva – il 38,5% della popolazione avrà più di 65 anni, le risorse per il sistema sanitario sono sotto pressione. Serve andare avanti per mantenere il sistema con più ricerca”. Le trenta borse di studio per i dottorati “sono un investimento per i giovani ricercatori italiani perché hanno sempre dato di più e vogliamo che le risorse restino in Italia. Oggi abbiamo terapie personalizzate, un avanzamento tecnologico e digitale. Se uniamo – conclude – a questi elementi, il capitale umano possiamo sviluppare una soluzione per il Paese con giovani ricercatori italiani”.

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L’ecosistema perfetto

Chi sottolinea il programma di investimento come un esempio virtuoso di partenariato pubblico-privato da seguire, capace di dare una spinta al valore del Ssn, è Anna Maria Bernini, ministro Università e Ricerca. Il partenariato “è fondamentale – afferma Bernini – per la ricerca che è pubblica ma che si avvale di soggetti privati come la Fondazione Lilly che fa capo a un’importante impresa. Il fatto di avere ricercatori all’interno dell’azienda che sono in grado di seguire piste, progetti e dare un boost all’innovazione d’impresa crea una combinazione ideale. L’ecosistema perfetto – sottolinea – è un partenariato pubblico-privato che si compone di università enti pubblici di ricerca e soprattutto imprese”.

AI, sensibilizzazione e formazione continua

Oltre al programma “30×30”, la Fondazione Lilly ha in serbo diverse iniziative innovative. Nei prossimi mesi sarà annunciata una collaborazione strategica con un attore globale nel campo dell’intelligenza artificiale. L’obiettivo è sviluppare un nuovo strumento per facilitare la condivisione e lo scambio di informazioni tra i ricercatori del network dei 30 atenei, per elaborare i risultati della ricerca sulle politiche sanitarie, rendendoli più fruibili ai decisori pubblici. La Fondazione proseguirà inoltre l’impegno nella sensibilizzazione alla ricerca pubblica nelle scuole, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione e del Merito, per avvicinare i giovani al mondo della ricerca, in particolare in ambito sanitario. Tra i piani, c’è anche la creazione di una vera e propria Academy per la formazione continua dei dipendenti pubblici, impegnati nella sanità, con l’intenzione di coinvolgere il ministero della Salute e collaborare con enti internazionali non governativi.



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