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il 97% dei manager EMEA prevede un aumento delle ristrutturazioni


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Che dolori per i settori più esposti ai dazi. Secondo la survey 2025 Turnaround and Transformation di AlixPartners, automotive, retail e manifatturiero saranno i settori maggiormente esposti alla crisi quest’anno.

L’indagine, che quest’anno celebra i 20 anni, ha coinvolto esperti del settore dell’area EMEA, che prevedono un calo della crescita economica nel prossimo anno (secondo il 63% degli intervistati) e un aumento del numero di ristrutturazioni extragiudiziali (per il 75% dei professionisti).

L’effetto delle tensioni geopolitiche

Fattori esogeni ed endogeni saranno causa di vari scossoni: il 97% degli intervistati indica tra i fattori destinati ad alimentare direttamente la crisi delle imprese le tensioni commerciali, i conflitti globali, l’evoluzione normativa e legislativa.

Oltre una dozzina di paesi ha cambiato governo nel corso dell’ultimo anno e gli esperti di ristrutturazione segnalano che le tensioni geopolitiche continueranno a essere la principale causa di difficoltà aziendali nei prossimi 12-24 mesi. Tanto che il 70% dei professionisti in EMEA prevede un ulteriore aumento delle interruzioni della supply chain globale nei prossimi 12 mesi.

L’incertezza economica: tra inflazione e meno occupazione

A rincarare la dose di incertezza è anche lo scenario economico che, insieme alla fragilità della fiducia dei consumatori, potrebbe generare ulteriori difficoltà aziendali. Ad aspettarsi una contrazione della crescita economica globale per il prossimo anno sono 3 professionisti su 5, dato che sale al 70% a livello globale e ben all’80% negli Stati Uniti.

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Inoltre, è diffusa la convinzione che aumenterà l’inflazione, soprattutto a causa della pressione esercitata dai dazi.

Le aziende, di conseguenza, faranno dei tagli, in primis ridimensionando il personale (attesi dal 72% degli esperti).

«In un contesto macroeconomico così difficile molte aziende possono essere tentate di rimandare le decisioni strategiche, ma la paralisi non è una strada percorribile – ha commentato Mauro Trabatti, Partner & Managing Director di AlixPartners. Esistono spazi per azioni mirate: ad esempio, il 40% degli intervistati prevede un aumento dei costi del lavoro, che non potrà essere affrontato solo con il taglio delle spese, ma richiederà strategie più adattive e interventi sulle inefficienze operative. La capacità produttiva è tanto importante quanto il controllo dei costi. In definitiva, serve una visione integrata dell’azienda che sappia bilanciare efficienza operativa, capacità e continuità».

Automotive, retail e manifatturiero: perché sono i più esposti

Manifatturiero, retail, energia e logistica sono le industry maggiormente colpite dalla instabilità economica e si trovano oggi in una fase di “sopravvivenza”.

In particolare, l’automotive si erge come il comparto più vulnerabile in EMEA: l’82% degli intervistati ritiene che sarà tra i settori più a rischio crisi nel 2025, seguito da retail (43%) e manifatturiero (36%).

Anche il mercato italiano non si sottrae al trend, in particolare nei settori Automotive e Retail a cui si aggiungono alcune specificità del nostro mercato. Una fra tutte è il settore della moda che vive una fase di debolezza della domanda generalizzata.

«Ci aspettiamo anche un aumento dei casi di crisi in settori energivori come ceramica, carta, vetro dove pesa il gap di costo con gli altri produttori europei e asiatici – ha evidenziato Gian Luca Petruzzi, Partner di AlixPartners. Per affrontare questi processi di trasformazione occorrerà un mix di fattori tra cui procedure stragiudiziali efficaci, un contesto favorevole all’ingresso di nuovi investitori e, per alcuni settori, interventi normativi sui fattori produttivi come lavoro ed energia».

Serve credito, ma i criteri son più rigidi

La sfida principale per le aziende in fase di turnaround resta l’accesso alla liquidità: il 62% degli intervistati indica la carenza di capitale come l’ostacolo primario, seguito dalla gestione del debito (49%) e dalla necessità di tagliare i costi (46%).

Il 61% degli esperti prevede un aumento del costo del capitale per acquirenti e mutuatari, prospettando così possibili ulteriori rialzi dei tassi d’interesse e un irrigidimento generale delle condizioni di credito.

«Il mercato italiano del restructuring ha chiuso il 2024 con il numero più alto di casi di ristrutturazione extra-giudiziale, grazie anche all’utilizzo (quasi) innovativo dello strumento della Composizione Negoziata della Crisi (CNC). Con 1.089 procedimenti avviati, il volume è quasi raddoppiato rispetto al 2023, e ci si aspetta un’ulteriore crescita, anche per la maggiore fiducia che il sistema bancario sta mostrando verso questo nuovo quadro normativo. Si osserva inoltre un miglioramento della qualità delle imprese debitrici: quasi il 25% non richiede misure di protezione dai creditori e meno del 50% chiede deroghe ai requisiti minimi di capitale. Nonostante la diffusione crescente di questo strumento – ha concluso Paolo Rinaldi, Partner & Managing Director di AlixPartners –, resta margine per rafforzare la fiducia delle imprese nei suoi confronti».

Le soluzioni tampone non bastano più

Senza credito, con una situazione geopolitica difficile e una instabilità economica che non stenta a cessare, tre quarti degli intervistati prevedono un aumento delle ristrutturazioni extra-giudiziali nei prossimi 12 mesi.

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Tuttavia, dall’indagine emerge che approcci di breve termine privi di un piano di ripresa concreto potrebbero aggravare le criticità future. C’è consenso tra gli operatori: i cosiddetti “amend & extend” e le operazioni di liability management vengono percepiti come soluzioni provvisorie, non risolutive.

Quasi la totalità degli intervistati concorda sul fatto che queste misure non affrontano i problemi strutturali sottostanti, e il 50% ritiene che non risolvano realmente le inefficienze operative.

Inoltre, molte aziende che hanno esteso la propria liquidità attraverso approcci di modifica ed estensione o raccolta di capitale aggiuntivo nel 2024 e 2025 rischiano di tornare in crisi entro tre anni.



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