Scrivere un curriculum perfetto non basta più. Nel nuovo mondo del lavoro, dominato dalla tecnologia e dall’intelligenza artificiale, anche il modo di cercare lavoro e di valutare i candidati è cambiato radicalmente. Se fino a ieri bastavano un CV ben scritto e un buon colloquio per sperare in un’assunzione, oggi le aziende chiedono molto di più: vogliono vedere, non solo leggere. E lo fanno con strumenti sempre più avanzati, basati su simulazioni pratiche e analisi comportamentali automatizzate.
Chi cerca lavoro deve aggiornare la propria strategia. Perché a volte, i tentativi di “piacere” alle aziende – come usare ChatGPT per inviare centinaia di candidature o elencare soft skill esagerate – rischiano di diventare il primo passo verso una bocciatura.
Come l’intelligenza artificiale sta cambiando le assunzioni
Sempre più aziende stanno adottando l’intelligenza artificiale nei processi di selezione. Secondo il LinkedIn Future of Recruiting Report, il 77% delle imprese in crescita la considera uno strumento strategico per individuare i candidati migliori. E il 54% delle grandi aziende la utilizza anche per valutare il personale già assunto, in ottica di formazione o mobilità interna.
Uno degli esempi più interessanti di questa trasformazione è Anthropos, una startup italo-americana che ha sviluppato un sistema basato su AI Simulations. Si tratta cioè di esercitazioni pratiche in cui il candidato viene messo alla prova in situazioni lavorative reali. Come si comporta davanti a un cliente difficile? Sa prendere decisioni sotto pressione? Comunica con efficacia in un contesto critico?
La differenza è che non si valuta più solo ciò che dichiari di saper fare, ma ciò che dimostri sul campo. E questo vale sempre di più, soprattutto in ruoli commerciali, manageriali e tecnici.
I 5 errori più comuni commessi dai candidati
Secondo gli esperti di Anthropos, che hanno analizzato il modo in cui il mercato del lavoro e il mondo del recruiting si sta evolvendo, molti candidati commettono errori ricorrenti nel tentativo di “ottimizzare” la candidatura. Ecco i principali:
- Usare l’AI per inviare candidature in massa
Strumenti come ChatGPT o estensioni che permettono di candidarsi a centinaia di offerte contemporaneamente fanno perdere il valore della personalizzazione. Il risultato? Curriculum freddi e generici, che non convincono.
- Dichiarare soft skill che non si sanno dimostrare
Empatia, leadership, problem solving, sono qualità fondamentali, ma oggi vanno provate. Le aziende vogliono esempi concreti o, meglio ancora, vedere queste doti all’opera tramite simulazioni. Meglio essere coerenti, quindi, su quello che si è o non si è in grado di fare.
- Prepararsi solo sulle domande classiche del colloquio
Oggi le domande standard sono solo una parte del processo. Sempre più spesso, i recruiter valutano i candidati in base a compiti reali, prove pratiche o esercitazioni simulate.
- Inserire troppe parole chiave nel CV
Un tempo era un trucco efficace per superare i filtri automatici. Ora è superato, perché le aziende valutano contesto e coerenza, non una lista di keyword.
- Recitare un personaggio perfetto
Molti candidati cercano di sembrare “ideali” sulla carta. Ma i nuovi strumenti di selezione sono così avanzati rispetto al passato da riuscire a individuare incongruenze, forzature e mancanza di autenticità nei curriculum. Meglio quindi essere se stessi – preparati e sinceri – piuttosto che recitare un copione.
I trucchi per farsi assumere (davvero)
Se l’intelligenza artificiale cambia le regole, bisogna adattare anche la strategia.
Per farsi notare in modo positivo, la prima cosa da fare è puntare sulla qualità, non sulla quantità. Meglio candidarsi a 5 posizioni curate e personalizzate, piuttosto che a 100 in modo automatico. Usare ChatGPT come supporto va bene, ma ricorrere all’intelligenza artificiale per tutto no, verrebbe subito individuato e, quindi, uno sforzo non considerato valido.
Inoltre, non basta dire ma bisogna prepararsi a casi reali, fallimenti superati, risultati ottenuti. Comunicazione, gestione del tempo, pensiero critico sono le doti che emergono di più nei nuovi assessment e dimostrabili con esperienze pratiche.
Molto spesso, infatti, le piattaforme usata per il recruiting sono accompagnate da simulazioni, questionari o altri processi che precedono l’invio del cv e che sono una vetrina per dimostrare ciò che si sa fare. Meglio evitare anche in questi casi risposte generate dall’AI, proprio perché potrebbero essere simili a molte altre, individuate come “copiate” ma soprattutto non in grado di emergere per originalità.
Le aziende cercano coerenza e motivazione. Quindi bisogna puntare ad essere credibili e pronti a crescere.
Nel processo di selezione dei candidati, l’intelligenza artificiale è diventata un filtro che premia competenza, coerenza e autenticità. Chi cerca scorciatoie rischia di bruciarsi.
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