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Internazionalizzazione e modelli di business circolari


Negli ultimi anni, il concetto di internazionalizzazione si è evoluto, abbandonando la sua concezione tradizionale legata esclusivamente alla penetrazione dei mercati esteri. Oggi, le imprese che intendono espandersi a livello internazionale devono rispondere a un insieme sempre più articolato di variabili strategiche, tra cui la sostenibilità ambientale e l’efficienza nell’uso delle risorse. In questo contesto, il modello di business circolare non rappresenta più una scelta opzionale, ma una leva strategica per affrontare mercati sempre più regolamentati, attenti e selettivi.

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Oltre il modello lineare: perché la circolarità è un imperativo competitivo

Il modello economico lineare — “estrai, produci, consuma e scarta” — ha dominato per decenni lo scenario industriale globale. Tuttavia, questa logica non è più sostenibile, né dal punto di vista ambientale né da quello economico. Le economie più avanzate stanno premiando modelli rigenerativi, capaci di minimizzare gli sprechi, prolungare il ciclo di vita dei prodotti e ottimizzare l’uso delle risorse.

Nell’ambito dell’internazionalizzazione, ciò si traduce in nuove barriere non tariffarie, come gli standard ambientali, i requisiti ESG nei bandi pubblici, o la richiesta di tracciabilità nei processi produttivi da parte di clienti e partner esteri. Non rispondere a queste istanze significa, in molti casi, non essere nemmeno ammessi al tavolo delle negoziazioni.

Il business circolare come passaporto per l’estero

Un’impresa che adotta un modello circolare si presenta ai mercati internazionali con un profilo differenziante, capace di generare vantaggi concreti:

  • Accesso facilitato ai finanziamenti green e ai fondi europei per l’internazionalizzazione sostenibile (Horizon Europe, InvestEU, Green Deal).
  • Reputazione e compliance ESG, sempre più determinanti nei processi di due diligence con partner esteri.
  • Riduzione del rischio geopolitico, grazie a una minore dipendenza da materie prime critiche o da supply chain fragili.
  • Maggiore resilienza e capacità di adattamento ai cambiamenti normativi, spesso anticipati dai paesi target più evoluti.

Un caso emblematico: dalla manifattura al modello rigenerativo

Prendiamo l’esempio — reale — di una PMI italiana del comparto tessile, storicamente focalizzata sul mercato nazionale. Grazie a una riconversione del proprio modello produttivo basata sul riutilizzo degli scarti tessili, l’introduzione di tracciabilità digitale lungo tutta la filiera e un design modulare dei capi, l’azienda ha ottenuto la certificazione B Corp e ha potuto accedere a nuovi canali commerciali in Nord Europa e Nord America. La chiave non è stata solo ambientale, ma strategica: ha ridotto i costi fissi, elevato il valore percepito del brand e sviluppato partnership internazionali con aziende del settore moda sostenibile.

Circolarità e strategia di internazionalizzazione: quattro direttrici operative

Per le aziende che intendono costruire o aggiornare una strategia internazionale fondata su principi di circolarità, suggerisco quattro assi di intervento:

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  1. Diagnosi interna e mappatura del ciclo di vita del prodotto: comprendere dove si generano inefficienze e come può essere ristrutturata la catena del valore in chiave rigenerativa.
  2. Riposizionamento strategico del brand: la circolarità può diventare un elemento distintivo e comunicabile nei mercati esteri, a patto che non si limiti al greenwashing.
  3. Scouting di partner e buyer orientati alla sostenibilità: selezionare mercati e interlocutori in cui il valore circolare è già riconosciuto come vantaggio competitivo.
  4. Allineamento alle normative internazionali (CBAM, EU Green Claims, Taxonomy): ogni paese target ha livelli diversi di maturità normativa in tema ambientale; ignorarli può compromettere l’intero processo.

Una sfida che premia le imprese lungimiranti

La transizione verso modelli di business circolari non è un percorso privo di ostacoli: richiede investimenti, trasformazione culturale e leadership visionaria. Tuttavia, è anche una delle poche traiettorie che permette di conciliare espansione internazionale e creazione di valore a lungo termine.

L’internazionalizzazione circolare non è solo una strategia più etica, ma anche una strategia più intelligente.

Conclusione

In un mondo in cui l’accesso ai mercati esteri è sempre più condizionato dalla conformità a principi ambientali e sociali, l’adozione di un modello di business circolare si configura come un asset strategico imprescindibile. Non si tratta solo di “andare all’estero”, ma di andarci nel modo giusto. E oggi, il modo giusto passa da sostenibilità, innovazione e visione sistemica.



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