L’Assegno di inclusione è stato pensato per il contrasto alla povertà, alla fragilità e all’esclusione sociale delle fasce considerate “deboli”. Entrato in vigore il 1° gennaio 2024 in sostituzione del Reddito di Cittadinanza, tra gennaio 2024 e marzo 2025 ha erogato sostegno a 808.166 nuclei familiari (1,94 milioni di persone), con una spesa complessiva di circa 5,8 miliardi di euro e un importo medio di 638 euro per nucleo.
Il 68% dei beneficiari risiede nelle regioni del Sud e delle Isole, confermando il divario territoriale di lungo corso nella distribuzione di ricchezza, lavoro e opportunità. Inoltre, oltre la metà dei nuclei percettori comprende almeno un over 60. In altre parole, l’Assegno di inclusione fa ciò che già forniva il Reddito di Cittadinanza, ovvero offre supporto economico, ma rispetto al suo predecessore si focalizza maggiormente sulla formazione per il lavoro.
La mappa dell’Assegno di inclusione
Come accade in altri contesti di supporto, anche l’Assegno di inclusione vede un più elevato numero di beneficiari nelle regioni del Sud. È proprio nel Mezzogiorno che si concentra il 68% del totale dei beneficiari. In questo contesto, l’importo medio mensile disposto per 1,42 milioni di persone è di 654 euro.
La distribuzione territoriale è:
- Sud e Isole: assegno di 654 euro per 551 276 nuclei familiari (68%);
- Nord: assegno di 594 euro per 149 986 nuclei familiari (19%);
- Centro: assegno di 610 euro per 106 904 nuclei familiari (13%).
La mappa dell’Assegno di inclusione riflette i divari sociali ed economici già noti tra Nord e Sud, dove le condizioni di povertà e fragilità sono più diffuse. Un altro dato utile per capire chi sono i beneficiari e di cosa hanno bisogno è la composizione familiare dei nuclei che lo ricevono. Nella maggior parte dei casi i beneficiari hanno nel proprio nucleo un over 60 (51%). L’importo maggiore però lo prendono le famiglie con almeno un minore o una persona con disabilità a carico: in questo caso, rispettivamente, ricevono 801 euro e 821 euro.
I nuclei in svantaggio senza minori, persone con disabilità od over 60 rappresentano appena il 2% del totale dei beneficiari (circa 10 923 nuclei) e ricevono un importo medio di 697 euro.
I limiti del sussidio
L’Assegno di inclusione, quindi, premia in modo particolare le regioni del Sud e le famiglie con over 60. Il motivo va cercato soprattutto nel gap di povertà tra Nord e Sud, che rende più elevata la domanda di sostegno nelle regioni meridionali, dove risiede il 68% dei nuclei percettori dell’Adi.
C’è poi la questione degli over 60, segmento particolarmente vulnerabile al rischio di povertà e isolamento sociale. Questi soggetti fragili, infatti, sono troppo anziani per molti lavori e troppo giovani per accedere alla pensione. È in questo spazio che interviene l’Adi.
Ci sono però dei limiti allo strumento. Questo infatti porta con sé delle criticità, tanto quanto accadde per il Reddito di Cittadinanza. Un esempio di problema poco visibile riguarda il lavoro: l’Assegno di inclusione fornisce sostegno economico ma anche formazione. Per i beneficiari residenti al Sud, però, persiste la difficoltà di trovare un’occupazione, proprio a causa della carenza di offerte lavorative.
Anche i beneficiari over 60 presentano elementi di criticità, perché, non potendo rientrare agevolmente nel mondo del lavoro, rischiano di cadere sotto l’effetto di dipendenza dagli strumenti di sostegno, aumentando così il rischio di isolamento da una comunità attiva come quella dei lavoratori.
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