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Pac post 2027, l’analisi della proposta – Economia e politica


Il 16 luglio 2025 a Bruxelles, la Commissione Ue ha presentato al Parlamento Ue la sua proposta di Quadro Finanziario Pluriennale per il periodo 2028-2034 per bocca del commissario al Bilancio Piotr Serafin, mentre il commissario all’Agricoltura Christophe Hansen ha conferito con la Commissione Agricoltura dell’Eurocamera sulle proposte di modifica della Politica Agricola Comune post 2027.

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È subito balzato agli occhi un dato: a fronte di un bilancio pluriennale che passa dai 1.200 miliardi del periodo 2020-2027 ai 2mila miliardi del 2028-2034, il budget dedicato alla Pac scende dagli oltre 378,5 miliardi della programmazione corrente ad un importo “minimo”, incrementabile con il nuovo criterio della flessibilità, di soli 300 miliardi per il 2028-2034.

 

Per la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen si tratterebbe di “un bilancio all’altezza dell’ambizione dell’Europa, che affronta le sfide europee, che rafforza la nostra indipendenza. Un bilancio più grande, più intelligente e più mirato. Un bilancio che offre risultati ai nostri cittadini, alle nostre imprese, ai nostri partner e al nostro futuro”.

 

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Pac post 2027, un taglio da 78,5 miliardi di euro

Ma nel nuovo bilancio “più intelligente” al netto di pur possibili ma non quantificabili incrementi in corso d’opera, il taglio netto operato sulla Pac post 2027 sui finanziamenti certi vale 78,5 miliardi, pari al 20,74% in meno del valore nominale della Pac oggi vigente. Significa che in realtà il taglio è maggiore, poiché c’è da aggiungervi la svalutazione monetaria tra i due periodi, da calcolare sull’intero ammontare della Pac 2020-2027 che non verrà recuperata.

 

Il taglio nominale potrebbe essere invece recuperato con la flessibilità, ricorrendo alle risorse di altre voci di bilancio, come i fondi per il welfare, già inseriti nel Fondo Unico, o al Fondo Competitività, nell’ambito dei Piani Nazionali di Partenariato, da redigere a quattro mani con la Commissione Ue. Ma in quel caso, il settore agricolo dovrebbe riuscire a togliere soldi ad altri settori, come l’industria.

 

Inoltre, si osserva che larga parte dell’incremento del bilancio è assorbito da altre urgenze, basti solo pensare ai 300 miliardi destinati agli aiuti all’Ucraina ed ai circa 200 miliardi che serviranno per rimborsare i prestiti sul Fondo Next Generation EU, nato per cofinanziare i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza. Ma ci sono altri fondi di peso simile per garantire i soccorsi per le emergenze climatiche e per altri imprevisti non meglio specificati. Fondi che potrebbero essere attivati, in emergenza, anche per il settore agricolo. Si tratta nei fatti di un bilancio più ampio, ma al contempo ingessato da ampi fondi di riserva, in modo da prevenire atti di finanza straordinaria, come fu per i Pnrr durante la pandemia.

 

Altro elemento: un timore della vigilia solo in parte confermato, il capitolo di spesa della Pac, pur mantenendo una configurazione giuridica autonoma e pur avendo un base minima intoccabile di 300 miliardi, è inserito in un Fondo Unico, insieme alle politiche per la Pesca, il Fondo Sociale Europeo e il Fondo per la Coesione e lo Sviluppo Territoriale. Tra questi fondi potrà esservi osmosi, ma nel caso dell’agricoltura, della coesione territoriale e della pesca i soldi potranno essere solo entrare e non uscire dal pacchetto riservato, che per l’agricoltura sono 300 miliardi: inizialmente si era detto però il contrario, e si era temuto un ulteriore possibile taglio in conto flessibilità, un pericolo al momento scongiurato.

 

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E in questo quadro di sostanziale incertezza del budget finale, la proposta è anche quella di unificare il Feasr, Fondo Europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo Rurale, con il Feaga, Fondo Europeo Agricolo di Garanzia, al fine di dare vita ad un unico programma di intervento nazionale, sia per gli aiuti ad ettaro e a capo che per il cofinanziamento degli investimenti degli agricoltori e gli interventi dello Sviluppo Rurale.

 

Una proposta che ha provocato una sollevazione nell’Europarlamento, poiché le politiche di bottom up verrebbero sostanzialmente abolite, bypassando le Regioni, e con molti dubbi sulla possibilità di adottare ancora le politiche tipo Leader, con alla base il contributo dei Gruppi di Azione Locale, che avrebbero come referente il Ministero a Roma e non più gli assessorati regionali all’agricoltura.

 

A questo punto, la domanda legittima da porsi è: cosa ne sarà della Pac dopo il 2027? È una domanda che anche oggi, a più di 48 ore dalla presentazione del Qfp 2028-2034 e della Pac post 2027 al Parlamento Europeo, non ha ancora una risposta certa: quanto è dato conoscere è solo una base per due discussioni a tre (i triloghi) fra gli organi dell’Unione Europea: la Commissione, che ha formulato le sue proposte su bilancio e Pac, il Consiglio Ue, che ha in ogni caso il potere di negoziare le proposte e modificarle e il Parlamento Europeo, che sulla materia del bilancio non ha il potere di esprimere emendamenti, ma solo di approvare o respingere tutto il pacchetto, ma che invece sulla Pac può ancora incidere con proposte emendative.

 

E il percorso si annuncia lungo e articolato, una battaglia che dovrà comunque portare all’approvazione degli atti legislativi entro il 2027, per entrare in vigore dal 1° gennaio 2028. Le critiche agli impianti e criteri del bilancio e della Pac sono forti. La proposta di bilancio, anche per come è stato affrontato il capitolo della Pac, è stata definita irricevibile e da respingere da parte dei relatori al bilancio del Parlamento Ue e la maggioranza degli Stati membri in seno al Consiglio Agrifish è contro il Fondo Unico per la Pac, dove l’Italia ha fino ad ora guidato la pattuglia dei Paesi contrari al Fondo Unico e ai tagli alla Pac. Battaglia che continuerà, stando alle dichiarazioni di ieri pomeriggio del ministro all’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, che riportiamo più avanti, dopo le dichiarazioni rese ieri l’altro dal commissario all’Agricoltura Hansen, e dopo le prese di posizione del relatore al bilancio per il Fondo Unico del Parlamento Ue, il deputato romeno Siegfried Muresan. 

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La Pac post 2027 secondo Hansen

Ecco ora cosa ha detto il commissario Hansen alla Commissione Agricoltura dell’Europarlamento mercoledì pomeriggio, presentando la Pac: “Gli agricoltori hanno bisogno di prevedibilità e con questa Pac la otterranno” ha sostenuto il commissario. “Abbiamo garantito un bilancio consistente di almeno 300 miliardi di euro per il sostegno al reddito e la gestione delle crisi, interamente vincolato ai nostri agricoltori. E sia chiaro: l’importo vincolato rappresenta un importo minimo. Gli Stati membri investiranno la loro dotazione maggiore, in base alle proprie esigenze e alla propria pianificazione, nei diversi ambiti strategici coperti dai piani nazionali e regionali.

L’affermazione di Hansen lascia chiaramente capire che ad orientare la Pac saranno gli Stati con la propria quota di cofinanziamento oppure giostrando con la flessibilità tra capitoli di bilancio, secondo il nuovo criterio di flessibilità introdotto nel bilancio unionale.

 

“È inoltre importante sottolineare – continua Hansen – che il sostegno al reddito è ora definito in un senso più ampio rispetto al sostegno diretto al reddito, includendo non solo i pagamenti basati sulla superficie, ma anche tutte le altre compensazioni e i pagamenti agli agricoltori, come azioni agroambientali, investimenti, sostegno ai giovani agricoltori e altro ancora. Gli strumenti della Pac sono ancora operativi!”. Questo passo dell’intervento rappresenta la risposta di Hansen alla deputata spagnola Carmen Crespo Dìaz, relatrice sul Futuro dell’Agricoltura Ue e sulla Pac post 2027, che l’8 luglio scorso, in una conferenza stampa, aveva annunciato lo smantellamento delle politiche di sviluppo rurale.

Leggi anche Pac, un budget più grande e autonomo

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In realtà – nella visione della Commissione – le politiche di sviluppo rurale saranno incorporate tra le misure a capo e superficie e gestite a livello centrale da ogni singolo Stato membro; nei fatti è la riedizione del Programma di Sviluppo Rurale Unico Nazionale, già proposto e poi bocciato nella programmazione 2020-2027 dopo le proteste delle regioni, che anche in questa fase negoziale si annunciano piuttosto importanti, poiché verrebbe loro sottratto il ruolo di mediazione con i singoli territori rurali.

 

Hansen continua affermando: “Per gli agricoltori, questo significa una cosa: il loro reddito e il loro sostegno sono tutelati e possono pianificare e investire con maggiore sicurezza. Abbiamo anche garantito che l’inflazione non eroderà il valore di questo sostegno. Con un nuovo metodo di aggiustamento, gli agricoltori saranno meglio tutelati dalle imprevedibili oscillazioni dei prezzi”. In questo ultimo passaggio Hansen si riferisce unicamente alle tecniche di aggiustamento prezzi che saranno utilizzate per evitare che l’inflazione eroda il potere di acquisto dei 300 miliardi di euro stanziati.

 

Hansen poi annuncia una politica agricola più semplice e più moderna e conferma uno dei timori della vigilia: Proponiamo di unire i due fondi della Pac esistenti in un unico insieme coerente di strumenti, eliminando le sovrapposizioni e creando un’unica politica, ovvero un unico insieme di misure, sia per gli agricoltori che per lo Sviluppo Rurale”.

 

Sulle politiche del Primo Pilastro afferma: “Continueremo a utilizzare pagamenti basati sulla superficie, mentre la degressività e la limitazione garantiranno che questo sostegno sia più mirato, a vantaggio in particolare delle aziende agricole giovani, piccole e a conduzione familiare“.

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Quanto così recuperato andrebbe poi in parte reindirizzato verso gli aiuti accoppiati: “Stiamo inoltre rafforzando il sostegno al reddito accoppiato, aumentando la spesa massima dal 13% al 20%, con un possibile ulteriore 5% per i settori e le regioni che ne hanno più bisogno, come l’allevamento di bestiame e le zone di confine sensibili”.

 

Hansen poi passa alle policy di carattere ambientale e afferma: “Ci stiamo allontanando da requisiti complessi e prescrittivi, puntando a un sistema che premia gli agricoltori per i loro sforzi supplementari nella tutela del suolo, dell’acqua, della biodiversità e del benessere degli animali. Integriamo i regimi ecologici e le misure agroambientali in un unico intervento agroambientale, cofinanziato dagli Stati membri”. In pratica tutto l’agroambiente diventa un capitolo dello Sviluppo Rurale e non sarà più sdoppiato tra Primo e Secondo Pilastro.

 

Hansen a questo punto lancia “Una nuova categoria di pagamenti transitori“, che “offre un importo forfettario fino a 200mila euro, sosterrà le aziende agricole che intraprendono ambiziosi piani di transizione. Ciò contribuirà a ridurre i rischi di innovazione e trasformazione nel nostro settore agricolo”.

 

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Hansen poi vira sui giovani e afferma: “Stiamo anche dando priorità al ricambio generazionale. Un pacchetto di avviamento, che include un maggiore sostegno per ettaro e aiuti all’avviamento, faciliterà l’ingresso dei giovani nel settore agricolo. E in autunno presenterò una strategia per i giovani agricoltori, basata sulla nostra azione”.

 

“L’innovazione rurale e l’imprenditorialità vengono rafforzate – afferma Hansen – tutte le misure note rimangono in vigore. L’agricoltura continuerà a beneficiare del programma quadro Horizon e del Fondo Europeo per la Competitività“. Questa ultima affermazione, quella sul Fondo Europeo per la Competitività, è poco comprensibile oggi in Italia, poiché i governi italiani, sin dalla programmazione 2007-2013, hanno preferito caricare gli investimenti nelle imprese agricole sui Psr in un’ottica monofondo (alimentati solo dal Feasr), pur rimanendo l’opzione – concessa dall’Unione Europea – di alimentare il cofinanziamento Ue con altri fondi europei, in particolare il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (Fesr), oggi confluito nel Fondo Unico per la Competitività.

Questa notazione lascia intendere che se gli Stati membri vogliono, stante il criterio di flessibilità di bilancio, possono recuperare soldi per gli investimenti delle imprese e non solo in conto cofinanziamento nazionale, ma anche sulla provvista targata Ue, non necessariamente quella agricola. Ovviamente tutto dipende dalla volontà politica e dal peso delle lobby dei settori interessati.

 

Hansen poi annuncia l’introduzione di “un sostegno ai servizi di assistenza agricola durante malattia, parto o ferie.
E sulla gestione delle crisi di mercato annuncia: “Per quanto riguarda la gestione delle crisi, stiamo introducendo la nuova Unity Safety Net per le misure di crisi, con una capacità totale di 6,3 miliardi di euro, raddoppiando di fatto l’attuale riserva agricola. Questo supporto rafforzato contribuirà a tutelare i nostri agricoltori in periodi di perturbazioni del mercato e di crescenti incertezze geopolitiche”.

 

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Parlamento Ue, un bilancio irricevibile

Contro l’impianto del bilancio pluriennale Ue post 2027 si è levata forte la voce di Siegfried Muresan; l’eurodeputato rumeno, relatore sul Fondo Unico, immediatamente dopo la presentazione del Qfp 2028-2034 ha detto: “Questa proposta rinazionalizzerà il bilancio Ue, i piani di partenariato li respingeremo, perché trasformano il bilancio unionale in un bancomat per i singoli Stati, in mancanza di una visione comune. I piani nazionali sono sbagliati perché gli Stati membri entreranno in concorrenza l’uno contro l’altro in un momento in cui si ha ancora più bisogno di coesione”.

 

Per Muresan, che è un economista, il pesante taglio al budget Pac lascia pensare che così “gli agricoltori non sono protetti, non bisognava metterne in discussione i fondi”. In più Muresan pone un pesante dubbio di legittimità: “La proposta di oggi è che i Piani Nazionali (che sarebbero adottati anche per l’agricoltura) vengano concordati con gli Stati membri e sanciti con un atto della Commissione, il Regolamento di Esecuzione, che esclude il ruolo del Parlamento”. E annuncia che questo schema di bilancio così proposto è irricevibile, da respingere.

 

La posizione dell’Italia sulla Pac e sul bilancio Ue

Nella giornata di ieri, 17 luglio 2025, dopo un lungo silenzio durato 24 ore, è giunto il commento alla nuova Pac ed alla proposta di bilancio unionale del ministro dell’Agricoltura italiano, Francesco Lollobrigida: “La Commissione Europea ha annunciato ieri la proposta di bilancio che stiamo ancora approfondendo per una valutazione complessiva. Per mesi l’Italia ha sostenuto la necessità di garantire il mondo agricolo e della pesca, settori economici, ma soprattutto pilastri dell’economia europea così come sancito dai Trattati fondativi”.

 

Il ministro ricorda poi il ruolo svolto dall’Italia in sede di Consiglio Agrifish: “Siamo stati promotori di documenti sottoscritti dalla stragrande maggioranza dei ministri competenti di tutta Europa e abbiamo sostenuto le istanze delle associazioni di rappresentanza italiane ed europee. In un momento difficile come quello che il mondo sta attraversando, l’approvvigionamento alimentare e la custodia da parte del settore primario dell’ambiente sono quantomai indispensabili”.

“Abbiamo lavorato, e lo ringrazio anche in questa occasione, con il vicepresidente Fitto (Raffaele Fitto, vicepresidente Commissione Ue – Ndr) – aggiunge il ministro Lollobrigida – per arginare modelli di programmazione finanziaria in evidente contrasto con gli interessi dell’economia europea e dei suoi produttori, artefici principali della ricchezza della quale tutti beneficiamo. Purtroppo, la proposta della Commissione non è all’altezza di questi obiettivi“.

 

Fin qui la critica al bilancio, ma Lollobrigida non risparmia attacchi anche sulla Pac e svela che il taglio avrebbe potuto essere maggiore: “Seppure una parte importante delle risorse per l’agricoltura, anche grazie al nostro impegno, è stata salvaguardata nel Fondo indistinto assegnato alle singole nazioni, il rischio di lasciare alla determinazione dei singoli governi il 20% delle risorse potenziali non garantisce il mondo produttivo, minando l’obiettivo della sicurezza e della Sovranità Alimentare Europea”. Il ministro Lollobrigida fa evidente riferimento alla quota di risorse comunitarie che i governi possono spostare all’interno dei Piani Nazionali da un budget all’altro o utilizzando l’accesso per l’agricoltura ad altri fondi.

 

“Avevamo apprezzato un cambio di rotta annunciato dalla Commissione rispetto alle follie di Timmermans, ma questi propositi si sono realizzati solo in parte. Una parte troppo piccola per garantire capacità di resilienza al nostro settore e alla sua competitività. L’Italia, in modo spesso trasversale alle forze politiche, ha denunciato da mesi la sua contrarietà a ipotesi che indebolissero ulteriormente il sistema. Alcuni risultati sono stati raggiunti sulla condivisione di investimenti strategici per il sistema di approvvigionamento idrico con fondi aggiuntivi rispetto a quelli per la Pac, una semplificazione necessaria e non più rinviabile, una diversa visione sulla gestione della fauna selvatica nel rispetto della produzione, la cancellazione di alcune follie ideologiche previste dal Green Deal e soprattutto una valutazione differente dell’agricoltura come primo difensore dell’ambiente”, ricorda il ministro Lollobrigida.

 

Il ministro quindi sottolinea: “Purtroppo, non si è raggiunto ancora l’obiettivo che come Governo Meloni ci siamo posti, riuscendovi in Italia, di rimettere al centro delle politiche di sviluppo e coesione territoriale l’agricoltura e la pesca. La proposta, così come è stata presentata dalla Commissione, al netto dei risultati ottenuti dalle battaglie al suo interno del vicepresidente Fitto, è lontana dal poter soddisfare noi tutti a partire da agricoltori e pescatori fino alle regioni a cui viene di fatto viene sottratta la possibilità di usufruire di uno strumento di pianificazione che dia certezza delle risorse.

 

Infine Lollobrigida su bilancio e Pac conclude: “L’Italia, auspico in modo compatto, nel Parlamento Europeo e in ogni consesso lavorerà a modifiche sostanziali del piano presentato per renderlo idoneo agli obiettivi che l’Unione Europea deve raggiungere per garantire prosperità ai popoli che ne fanno parte”.

 

Organizzazioni agricole sul piede di guerra

In questi giorni tutte le organizzazioni agricole italiane si sono schierate contro il progetto di bilancio e contro la Pac. Per Massimiliano Giansanti, presidente di Confagricoltura “siamo di fronte a una vera e propria dichiarazione di guerra, ne prendiamo atto. Le parole di von der Leyen sul ruolo strategico del settore primario pronunciate in campagna elettorale stridono con quanto affermato oggi: la presidente sosteneva di essere un punto di riferimento per gli agricoltori, ma non è così”.

 

“Vergognoso e indicibile attacco all’agricoltura” è il primo commento di Cristiano Fini, presidente di Cia – Agricoltori Italiani, che sottolinea: “La Pac annacquata con il Fondo Unico e un taglio di quasi il 30% delle risorse per il settore, faranno l’Europa a brandelli, quando tra dazi e crisi globali la presidente von der Leyen aveva l’occasione unica di dare prova di credibilità agli europei, di rafforzare la coesione e l’autorevolezza dell’Unione a difesa dell’unica leva di sviluppo e competitività possibile, la sua sicurezza alimentare. Così, invece, la Pac è stata disintegrata”.

 

“Un taglio del 20% delle risorse della Pac è un disastro annunciato” affermano da Coldiretti il presidente Ettore Prandini ed il segretario generale Vincenzo Gesmundo nel commentare la presentazione del nuovo Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034. Per Coldiretti Hansen, che dichiara di aver salvato l’80% delle risorse, dovrebbe rassegnare le dimissioni.

 

“La riduzione dei fondi destinati all’agricoltura, legata al taglio del bilancio comunitario, unitamente all’accorpamento della Pac in un Fondo Unico in cui far confluire risorse destinate ad altri obiettivi, mette seriamente a rischio la sicurezza alimentare dell’Unione Europea, nonché la tenuta e la competitività delle migliaia di imprese agricole dell’Ue”, sottolinea in un comunicato l’esecutivo della Copagri.

 

I toni non sono scelti a caso, è del tutto evidente che la battaglia è appena cominciata, saranno due anni e mezzo di fuoco fino all’approvazione definitiva di Qfp e Pac post 2027.



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