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Rendicontazione di sostenibilità: vantaggi oltre l’obbligo normativo


Le proposte avanzate lo scorso febbraio dalla Commissione Europea attraverso l’adozione dei Pacchetti Omnibus hanno apparentemente rappresentato un punto di discontinuità rispetto ad alcune scelte recentemente adottate nell’ambito dei temi ESG, e seppur non siano arrivate inattese, hanno generato interrogativi.

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Il contesto normativo europeo e i pacchetti omnibus sulla sostenibilità

Le semplificazioni proposte sono riferite a una pluralità di ambiti chiave, come:

Nuove soglie per la rendicontazione di sostenibilità

Andando ad analizzare le principali proposte in tema di rendicontazione di sostenibilità, il focus è indirizzato a ridurre gli oneri di rendicontazione e a limitare l’impatto sulle imprese, diminuendo di circa l’80% le aziende soggette agli obblighi di rendicontazione. La vigente normativa prevede l’obbligo di rendicontazione per le PMI non EIP che superino almeno due dei seguenti limiti: 250 dipendenti, totale attivo superiore a 25 milioni di Euro, ricavi netti superiori a 50 milioni di Euro.

La nuova proposta prevederebbe l’obbligo di rendicontazione per le imprese con più di 1.000 dipendenti, e che superino almeno uno dei seguenti limiti: totale attivo superiore a 25 milioni di Euro, ricavi netti superiori a 50 milioni di Euro. Si stima che tale riduzione delle soglie potrebbe portare ad una diminuzione delle imprese soggette all’obbligo da oltre 10 mila a poco più di 1.000.

La direttiva “stop the clock” e il rinvio dell’obbligo di rendicontazione

Nelle more della definizione delle nuove soglie di obbligatorietà, il Consiglio dell’UE ha adottato dal 14 aprile la Direttiva «Stop the clock», approvando il rinvio di 2 anni dell’obbligo di rendicontazione per le grandi imprese non quotate e le PMI quotate: le grandi aziende saranno tenute alla rendicontazione a partire dal 2028, con riferimento all’anno finanziario precedente, mentre le piccole e medie imprese quotate dovranno fornire queste informazioni nel 2029. Tale direttiva dovrà essere recepita dai vari paesi entro il 31 dicembre 2025.

Standard e principi per la rendicontazione volontaria

Il pacchetto Omnibus propone inoltre una semplificazione dei principi di redazione ESRS, che dovrà essere completata dall’EFRAG entro il mese di ottobre 2025, con successiva adozione da parte della Commissione.

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In attesa che si concluda il percorso di modifica, ci troviamo quindi in una situazione in cui ad oggi molte imprese non sanno se saranno in futuro oggetto dell’obbligo di rendicontazione. Tuttavia, molte PMI possono già oggi ritenere che non saranno soggette all’applicazione della CSRD, ed in tale contesto interrogarsi sull’opportunità di redigere su base volontaria la rendicontazione di sostenibilità.

ESRS, GRI e VSME: quale standard per quale impresa

A tal proposito, un’azienda che vuole redigere su base volontaria la rendicontazione di sostenibilità, potrebbe valutare di individuare come set di principi di riferimento gli ESRS, piuttosto che i GRI (Global Reporting Initiative), o lo standard VSME (Voluntary sustainability reporting standard for non-listed micro, small and medium enterprises).

Gli ESRS, adottati su base volontaria, potrebbero rappresentare una soluzione ottimale per quelle aziende che non oltrepassano i limiti dimensionali della CSRD, ma sono tuttavia caratterizzate da dimensioni relativamente significative, e presentano una rilevanza di molti temi ESG, in relazione ai quali ritengono opportuno presentare una rendicontazione articolata e dettagliata. I GRI potrebbero rappresentare, almeno provvisoriamente, la soluzione ottimale per quelle aziende che hanno i loro principali stakeholder in paesi esterni all’UE, che utilizzano i GRI come standard di riferimento.

Per le altre imprese, che di fatto rappresenteranno la stragrande maggioranza delle imprese europee, lo standard di riferimento diverrà il VSME, che rappresenta uno strumento di reporting semplice, focalizzato sui bisogni informativi degli utilizzatori.

Rendicontazione e strategia aziendale: efficienza e competitività

Perché quindi un’azienda dovrebbe redigere la rendicontazione di sostenibilità anche se non obbligata? I motivi validi sono molteplici, perché le tematiche di sostenibilità impattano in maniera vasta e penetrante su tutte le attività aziendali, ed il mercato ed i clienti avanzano istanze che impongono la produzione di beni e servizi allineati alle tematiche ESG.

Il perseguimento di efficienza in ambito ESG va di pari passo con l’efficientamento produttivo e con l’efficienza aziendale (i.e.: ridurre i consumi energetici significa contemporaneamente ridurre i costi e ridurre le emissioni; non è un aspetto economico o un aspetto ambientale: è un tema aziendale).

Rendicontare in tema di sostenibilità, significa di fatto analizzare la situazione attuale, comprenderla, misurarla, quantificare gli obiettivi e verificarne gli scostamenti.

Le tematiche ESG possono quindi rappresentare una leva per aumentare i ricavi (rendicontare la sostenibilità può attrarre i clienti sempre più attenti ai valori ESG) e una leva per ridurre i costi (efficientare i processi per ridurne gli impatti, comporta spesso una riduzione dei costi).

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Le tematiche ESG assumono quindi rilevanza strategica, e non possono non essere al centro delle attività di panificazione e di predisposizione del budget, e del conseguente processo di analisi degli scostamenti finalizzato all’adozione di azioni correttive.

Informazioni ESG e rapporto banca-impresa

Non per ultimo, la rendicontazione di sostenibilità rappresenterà uno strumento a disposizione delle banche e degli altri finanziatori per raccogliere le informazioni ESG, che dovranno essere utilizzate quale ulteriore elemento per la misurazione del rischio di credito. Nello specifico, rendicontare secondo il VSME, significa raccogliere la maggior parte delle informazioni che le banche chiederanno.

Peraltro lo standard VSME rappresenterà anche il limite massimo di informazioni che le aziende di grandi dimensioni potranno chiedere all’interno della catena del valore per redigere la propria rendicontazione di sostenibilità.

Sostenibilità come pratica di gestione e misurazione dei risultati

In conclusione, la sostenibilità è una buona prassi aziendale, e predisporre la rendicontazione di sostenibilità rappresenta il momento di sintesi per misurare i risultati raggiunti ed evidenziare gli obiettivi futuri (sia in termini di tematiche ESG sia in termini economici).



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