Si è tenuto oggi, nella cornice del Castello Oldofredi di Iseo, il convegno «I mercati di domani – Brescia e la sua industria sulla strada del futuro», organizzato da Confapi Brescia e di cui Intesa Sanpaolo è Main
Partner. L’evento ha rappresentato un momento cruciale di riflessione sulle sfide e le opportunità che il sistema industriale bresciano deve affrontare in un contesto economico globale in rapida trasformazione.
In un’epoca caratterizzata da profonde mutazioni geopolitiche ed economiche, il dibattito ha messo in luce la necessità per un’economia come quella bresciana di adottare un approccio strategico che coniughi una visione globale con azioni radicate nel territorio, incarnando il principio del “pensare globale, agire locale”. Le guerre tariffarie, in particolare la crescita dei dazi americani, il clima di accesa competizione geopolitica e il crescente intreccio tra sicurezza economica e nazionale stanno ridefinendo le regole del commercio internazionale. Questi fattori spingono verso una regionalizzazione delle filiere produttive e una maggiore attenzione alla resilienza delle catene di approvvigionamento, ponendo le imprese bresciane difronte alla sfida di riposizionarsi in un panorama globale sempre più complesso.
«Le imprese bresciane si trovano a navigare un contesto globale segnato da dazi, protezionismo e tensioni geopolitiche che influenzano i mercati delle materie prime, con ricadute significative su costi e competitività – ha dichiarato, aprendo i lavori, Pierluigi Cordua, presidente di Confapi Brescia –. Le normative ambientali europee, pur richiedendo un adeguamento dei processi produttivi, rappresentano un’opportunità unica per innovare e fare della sostenibilità una leva competitiva. È fondamentale diversificare i mercati di riferimento, esplorando nuove opportunità in aree meno esposte alle incertezze globali, e investire in strategie finanziarie e industriali che garantiscano solidità e flessibilità. Oggi – ha concluso -, la crescente interconnessione tra sicurezza economica e nazionale ci impone di
sviluppare modelli di business che integrino innovazione, sostenibilità e una stretta collaborazione con le istituzioni locali per preservare il nostro vantaggio competitivo».
In apertura ai lavori è intervenuta anche Paola Lecci, Direttrice Regionale Lombardia Sud della Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, ricordando il sostegno che il primo gruppo bancario italiano offre alle imprese nell’affrontare l’attuale contesto economico, attraverso sia il credito sia la consulenza, con particolare riferimento alle transizioni green e digitale fondamentali per restare competitive sui mercati. Ha poi aggiunto: «In particolare, per le imprese bresciane che hanno una buona capacità di inserirsi in nuovi mercati, grazie alla presenza di distretti importanti e ad un elevato livello di competenze e know-how, mettiamo a disposizione la presenza del Gruppo all’estero per accompagnarle anche verso nuove rotte commerciali, contribuendo così alla diversificazione dei mercati di sbocco».
Nel contesto della tavola rotonda che ha animato i lavori del convegno, moderata dal giornalista Massimiliano Del Barba, caposervizio del Corriere della Sera – Edizione di Brescia, l’economista Giorgio Arfaras ha analizzato il nuovo quadro macroeconomico globale sottolineando che «la questione dei dazi può essere analizzata partendo dagli obiettivi di Donald Trump e degli Usa, che mirano innanzitutto a invertire le lancette della storia recente contraddistinta da una deindustrializzazione dei settori tradizionali nel contesto di un Paese che vedeva invece crescere in maniera smisurata l’economia dei servizi». Arfaras ricorda che «i dazi nascono dalla volontà di reindustrializzare aree rimaste depresse rendendo competitive le produzioni domestiche americane». Un obiettivo, per Arfaras, «molto difficile per l’elevato costo del lavoro americano che la pur maggiore produttività statunitense non riuscirebbe a compensare». Inoltre, sottolinea Arfaras, «gli Usa vogliono risolvere coi dazi il problema del bilancio dello
Stato, che coi tagli fiscali dell’amministrazione Trump avrà meno entrate nei prossimi anni. L’idea che i dazi consentano di ottenere entrate alla frontiera tali da compensare questo maggior deficit pare però abbastanza improbabile».
La mossa di Trump si inserisce nel quadro di una competizione globale accesa. «Il contesto geopolitico è in rapidissima evoluzione e negli ultimi mesi abbiamo assistito a un rafforzamento del processo di disaccoppiamento delle catene del valore, con l’America che ha promosso una politica protezionista e neo-imperialista volta a creare una fortezza nordamericana in chiave anticinese», ha dichiarato Gianclaudio Torlizzi, fondatore di T-Commodity e consulente per Confapi e il Ministero della Difesa, che ha offerto una prospettiva sulle dinamiche delle materie prime e dei mercati internazionali. Per l’esperto di scenari geopolitici e materie prime, chi soffre maggiormente è l’Europa. «In questo nuovo gioco tra i protagonisti della scena mondiale in cui la politica di potenza torna protagonista anche in campo economico la vulnerabilità dell’Europa appare evidente», aggiunge Torlizzi, sottolineando che, a suo avviso, «occorre un ripensamento della governance e della visione strategica del Vecchio Continente che appare ad oggi
immobile e concentrato solamente su aspetti che pertengono al passato, come le politiche climatiche che, invece di aiutare le imprese europee ad essere competitive, azzoppano l’industria e alimentano le vulnerabilità».
Secondo Giovanni Foresti, responsabile Regional Research di Intesa Sanpaolo, l’economia italiana dovrà competere guardando al nuovo cambio di paradigma: «La diversificazione di export e approvvigionamenti è la priorità alla luce dell’attuale scenario geo-politico», ha dichiarato Foresti, aggiungendo che «il tessuto produttivo italiano può contare sulla leva della qualità che,rendendo le nostre produzioni poco sostituibili, rappresenta un importante fattore di competitività». Il nuovo clima impone al tessuto produttivo di adattarsi ai grandi cambiamenti in atto e per Foresti «in prospettiva, le imprese italiane dovranno puntare sempre di più sugli investimenti in digitalizzazione e sostenibilità che, come emerge dalle elaborazioni realizzate dal Research Department di Intesa Sanpaolo, hanno impatti positivi su crescita e produttività e possono contribuire a mantenere alta la redditività in presenza di barriere tariffarie penalizzanti».
Il mondo cambia e con esso cambia anche un sistema connesso alle reti commerciali globali come quello bresciano. Claudio Teodori, docente del Dipartimento di Economia e Management dell’Università degli Studi di Brescia, ha discusso le trasformazioni strutturali dell’economia locale ricordando che «l’economia mondiale sta cambiando in maniera significativa e con essa anche quella bresciana». Per Teodori «questo avviene sia per ragioni legate alla geopolitica sia per dinamiche strutturali, come le nuove politiche daziarie». Ma per il docente «se vogliamo guardare al futuro, non dobbiamo concentrarci solo sui dazi, ma capire quali sono le condizioni perché le imprese possano giocare un ruolo decisivo nel futuro. In particolare, ci sono elementi che vale la pena enfatizzare. Il primo è la natura del capitale umano, a cui si aggiungono il tema della dimensione delle imprese e la sfera della sostenibilità». Dunque, spiega Teodori, «è importante concentrarsi su questi punti, perché per le imprese bresciane le sfide di domani imporranno di guardare sempre più fuori dai loro perimetri». Le aziende dovranno strutturare un paradigma di crescita strategica perché «la crescita dimensionale, la creazione di un ambiente di lavoro stimolante per un capitale umano
che sarà sempre più ridotto dimensionalmente e la sfida dei nuovi paradigmi di sostenibilità sono partite a cui le imprese non si potranno sottrarre negli anni a venire per rimanere competitive», ha concluso Teodori.
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