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Il paradosso di Milano: la capitale lombarda che corre messa sotto accusa. “L’inchiesta minaccia la sua credibilità”


L’inchiesta di Milano blocca progetti e investimenti per 5 miliardi, Chicco Testa e Sergio Scalpelli lanciano l’allarme

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Già 200 progetti fermi, 5 miliardi di investimenti bloccati e 38 miliardi di prodotto perduto nei prossimi cinque anni. È il “paradosso” che sta avvelenando Milano, racconta Sergio Scalpelli in un’editoriale su “Ambrogio” de Il Riformista. Paradosso, racconta, che vede da un lato l’Europa che “guarda con ammirazione al modello milanese – l’unica metropoli italiane capace di competere con Londra, Parigi e Francoforte” e dell’altra l’inchiesta della Procura che “sembra tracciare il profilo della mutazione dell’efficienza in reato”.

L’EFFICIENZA È SOSPETTA?

Secondo Scalpelli “c’è una linea sottile tra perseguire eventuali reati e criminalizzare un intero modello di sviluppo urbano. Milano ha scelto la strada della semplificazione burocratica, della rapidità decisionale, della collaborazione pubblico-privato. Una strada che ha trasformato aree industriali dismesse in spazi pubblici, uffici, abitazioni. Che ha creato lavoro e ricchezza. Ora scopriamo che questa efficienza è sospetta. Che velocizzare le pratiche urbanistiche, anche rispettando le leggi regionali può essere letto come favore alla speculazione. È il teorema perfetto per paralizzare una città che corre mentre il resto del paese arranca”.

Un danno che non è solo economico, ribadisce Scalpelli “è la credibilità stessa di Milano come piazza affidabile per gli investitori internazionali a essere minata. Attenzione – avverte – perché se la certezza del diritto viene sostituita dalla discrezionalità interpretativa il rischio è che i capitali (e lo sviluppo) cerchino altri lidi”.

“UN CASO NEMMENO GIUDIZIARIO” SECONDO CHICCO TESTA

Anche Chicco Testa, imprenditore, manager, ex parlamentare e lombardo doc “non ha dubbi. ‘La qualità e la continuità date dalle quattro amministrazioni Albertini, Moratti, Pisapia, Sala non possono essere messe in discussione da un caso che non possiamo considerare nemmeno giudiziario. Perché finora prove di reati non ce ne sono”, ha tuonato.

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Testa ha respinto qualsiasi paragone con il periodo di Tangentopoli (“stiamo di fronte al solito processo mediatico con le notizie che trapelano dalla procura e finiscono nelle mani dei giornalisti. Prima ancora che si apra un fascicolo o che si vada in Aula”) (“leggo che addirittura si accusa qualche dirigente o assessore comunale di aver ricevuto gli interlocutori nel suo ufficio. E cosa dovrebbe fare un assessore se non incontrare le parti sociali e le imprese?”) ma lancia l’allarme: “Questo è il modo giusto per far scappare gli imprenditori”.

Come se ne esce è invece più complicato: “Onestamente non lo so. La riforma che sta cercando di fare il governo è sacrosanta ma non sarà sufficiente. Io pensavo che fosse finita, invece si insiste con questo comportamento reiterato dei magistrati di mettere sotto accusa qualsiasi attività legittima della politica di voler raddrizzale le gambe. Peraltro di colpiscono personalità dalla reputazione internazionale come Stefano Boeri. Se ci sono reati che si perseguano i reati. Finora ho visto solo delle grandi prediche”.

Testa ha esortato Sala a “resistere”: “La politica deve smetterla di usare i processi di accusarsi reciprocamente”.



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