Il rapporto congiunto di Confindustria ed Enea, presentato nel luglio 2025, pone le basi per un futuro in cui il nucleare possa tornare ad avere un ruolo strategico nel mix energetico nazionale, puntando sull’adozione di tecnologie innovative come gli Small modular reactors (Smr) e gli Advanced modular reactors (Amr). Il piano prevede un primo impianto operativo già nel 2035, con una crescita progressiva fino a circa 7,6 Gw di potenza installata entro il 2050.
Incrociando questi obiettivi nazionali con la realtà dell’Umbria, emerge un contesto molto promettente. L’Umbria sta infatti consolidando una rete di competenze scientifiche e industriali che la pone come possibile protagonista di questo rilancio nucleare. Università come quella di Perugia, insieme a centri di ricerca e aziende locali, sono impegnate nello sviluppo tecnologico e formativo, preparando il territorio ad accogliere e supportare l’innovazione nel settore nucleare. Terni, in particolare, è emersa come possibile sede per ospitare impianti modulari di nuova generazione e iniziative di ricerca.
L’allineamento con il piano Confindustria-Enea è significativo: la strategia nazionale prevede non solo l’installazione di impianti Smr nei prossimi decenni, ma anche la creazione di un sistema integrato che coinvolga ricerca, industria, formazione e politica. L’Umbria, con la sua esperienza e la predisposizione a creare partnership industriali e accademiche, può diventare un polo rilevante per la filiera nucleare innovativa, contribuendo direttamente agli obiettivi di produzione programmabile di energia a basse emissioni e al rilancio industriale stimato con circa 117mila nuovi posti di lavoro a livello nazionale, di cui 39.000 nella filiera diretta.
Inoltre, il modello di sviluppo che prevede impianti modulari più piccoli e flessibili si adatta bene a territori come l’Umbria, dove l’equilibrio tra sostenibilità ambientale, sicurezza e sviluppo economico rappresenta una priorità. Tali impianti possono fornire anche calore di processo ad alta temperatura, utili per l’industria locale, integrandosi con le fonti rinnovabili e migliorando la stabilità della rete elettrica regionale.
L’Università di Perugia, gioca un ruolo centrale grazie a figure come Franco Cotana, docente di Ingegneria, che ha contribuito alla stesura della piattaforma nazionale per il nucleare sostenibile. In Umbria sono attive realtà industriali come le Fucine di Terni e la Allimep di Ponte Felcino, specializzate nella produzione di componenti per impianti nucleari, evidenziando un legame forte tra ricerca e lavoro sul territorio.
Dal prossimo settembre, sempre a Terni, al Bic di Maratta sarà avviata una nuova attività di ricerca dedicata al nucleare, mentre il Centro multimediale ospiterà un corso universitario sui cambiamenti climatici e la transizione energetica, con un coinvolgimento diretto delle facoltà di Ingegneria e Fisica e degli istituti tecnici superiori locali. Queste iniziative indicano una strategia integrata tra formazione, ricerca e sviluppo industriale.
Tuttavia, non mancano le polemiche e le opposizioni. Il Movimento 5 Stelle locale ha espresso forti dubbi sulla fattibilità e la sicurezza del progetto, criticando l’assenza di studi di impatto e di un confronto pubblico approfondito, e propone invece un’alternativa basata sulle fonti rinnovabili come solare ed eolico, puntando su comunità energetiche diffuse e l’autonomia energetica regionale entro il 2050. Anche il gruppo Alleanza Verdi e Sinistra Umbria è tenuto sulle stesse posizioni.
Il Comune di Terni ha ufficialmente avviato la ricerca di un’area idonea per ospitare un mini-reattore nucleare o una piccola centrale, provvedimento che ha acceso il dibattito pubblico e politico. L’obiettivo del Comune è di abbattere i costi dell’energia per famiglie e imprese, ma la proposta deve ancora superare molte valutazioni tecniche e ambientali.
Dal punto di vista regionale, la Giunta dell’Umbria ha recentemente approvato un disegno di legge per la transizione energetica, che integra diverse misure urgenti per favorire lo sviluppo di energie pulite, energia rinnovabile e incrementare l’efficienza energetica nel territorio.
Infine, si è ipotizzata anche la possibilità di realizzare un centro di ricerca sul nucleare pulito e sicuro nella zona della Valnestore, anche in risposta all’appello all’energia pulita auspicato da importanti esponenti della comunità scientifica, incluso il premio Nobel Shuji Nakamura nelle sue lezioni a Perugia. Si tratta di un progetto ancora in fase embrionale, ma che rappresenta una prospettiva per lo sviluppo di tecnologie nucleari innovative e più sostenibili a livello nazionale e internazionale.
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