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Il nuovo bilancio europeo potrebbe essere un problema per gli agricoltori


Di sicuro c’è solo che la conferenza stampa della presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha lasciato più dubbi che certezze. Non ci sono state solo le contestazioni degli agricoltori a Bruxelles, ma anche diverse spaccature tra i diversi paesi dell’Unione europea e dentro i singoli partiti. La Commissione europea ha proposto il nuovo bilancio dell’Unione ma non tutti sono d’accordo. Nonostante ci siano più soldi a disposizione, il nuovo piano finanziario triennale penalizza fortemente il settore agricolo: in generale ci sono più soldi, ma quelli destinati alle imprese agricole saranno di meno. Ogni paese sarà chiamato a spendere di più, Italia compresa, ma a chi coltiva i campi arriveranno meno risorse. È la prima volta che succede dalla nascita della Politica agricola comunitaria.

Le posizioni in campo

Germania e Olanda, in linea generale, sono contrarie al nuovo bilancio, che si attesterebbe sui 2.000 miliardi di euro, perché giudicato troppo elevato rispetto ai 1.200 del precedente. Sulla graticola è finito anche il vice presidente della Commissione europea Raffaele Fitto che è sempre stato contrario al fondo unico, ovvero alla fusione della Pac con i fondi di coesione contenuto nel nuovo piano, che secondo alcuni finirebbe per indebolire il settore agricolo. L’unico compromesso trovato sul punto è la presentazione un Piano di partenariato che ogni paese dovrà presentare per poter ricevere i fondi. Scelta attaccata dal compagno di partito Marco Marsilio – governatore dell’Abruzzo e presidente del gruppo Ecr al Comitato europeo delle Regioni – che, come riporta il Corriere della Sera, ha definito la proposta inaccettabile in quanto denota una totale indifferenza della Commissione sul ruolo delle regioni e delle città.

La nuova struttura del bilancio europeo

Come detto, la commissione ha deciso di cambiare il bilancio. L’obiettivo è quello di semplificare, ma dal punto di vista pratico ancora non è chiaro cosa verrà realmente snellito, e le spiegazioni fumose emerse durante la conferenza stampa non ha aiutato a fare chiarezza. Una cosa è certa: le categorie dei programmi di finanziamento passeranno dalle attuali sette a quattro. Il primo nuovo pilastro sarà il cosiddetto “fondo unico” che con i suoi 865 miliardi di euro accorpa i fondi per la Politica Agricola Comune e quelli della Politica di Coesione. Il secondo pilastro, da 410 miliardi di euro, si riferisce al Fondo per la Competitività che servirà per stare al passo con i tempi, soprattutto rispetto a Usa e Cina, per quanto riguarda sviluppo tecnologico e sostenibilità. La terza e quarta categoria del bilancio sono destinate rispettivamente al Fondo Global Europe da 200 miliardi di euro che si occupa di aiuti umanitari e future adesioni alla Ue e al fondo per le spese amministrative e di personale.

La Pac oggi e quella (forse) di domani

Fino a oggi la Politica Agricola Comune si è articolata su due pilastri fondamentali: da un lato i pagamenti diretti agli agricoltori e le misure di mercato (finanziati dal Feaga), dall’altro gli interventi per lo sviluppo rurale (coperti dal Fears), orientati a sostenibilità ambientale, agricoltura biologica e servizi nelle aree interne. Gli Stati membri definiscono come utilizzare i fondi attraverso un Piano Strategico Nazionale, garantendo flessibilità e adattamento alle esigenze locali. Il nuovo modello presentato dalla presidente von der Leyen rompe con il passato. Le attuali strutture saranno accorpate in un unico Fondo europeo per agricoltura, coesione e ambiente, riducendo i Piani di gestione a 27, uno per ogni Paese. Un cambiamento che semplifica la burocrazia, ma centralizza le decisioni, lasciando meno spazio di manovra alle Regioni, finora protagoniste nella programmazione. Il principio guida sarà quello già sperimentato con il Next Generation EU: “fondi in cambio di riforme”. Tutto ciò si traduce nel fatto che gli Stati dovranno dimostrare di raggiungere obiettivi concreti per accedere alle risorse.

La Pac che nessuno vuole

Sebbene von der Leyen abbia assicurato che l’80% dei pagamenti diretti resterà intatto – circa 300 miliardi – le organizzazioni agricole contestano che si tratti di un’offerta insufficiente per le comunità rurali. Copa Cogeca, organizzazione che rappresenta agricoltori e cooperative europee, ha sostenuto la mobilitazione. A suo avviso, la proposta di riforma diminuisce la coesione e mina la competitività del settore rispetto a Stati Uniti, Canada o Brasile. Le conseguenze, denunciano, potrebbero essere drammatiche: abbandono delle aziende agricole, chiusura dei sistemi produttivi locali, perdita di servizi e spopolamento di interi territori. Il taglio alla Pac arriva in un contesto già segnato dalla desertificazione demografica di molte regioni rurali europee, dove molte comunità già vivono sotto pressione per mancanza di servizi e opportunità. Qui la Pac riveste un ruolo essenziale non solo economico, ma anche sociale e ambientale.

I nodi verranno al pettine

Un bilancio ambizioso, come lo ha definito la presidente von der Leyen, ma nei fatti anche morto sul nascere. O meglio, destinato a essere frutto di profondissime revisioni che cercheranno di stravolgerlo dato che dovrà avere il sostegno unanime di tutti i 27 Stati membri dell’Ue. Per i prossimi due anni, quindi, c’è da aspettarsi un negoziato continuo che dovrà partire in primis dal ricucire le fratture interne all’interno della Commissione, passando poi dal confronto con i singoli Stati.

Intanto i primi nodi cominciano già a venire al pettine a meno di 24 ore dall’annuncio del nuovo bilancio. Come riportato da Euractiv il Commissario europeo per la Coesione, Raffaele Fitto, ha già incontrato i membri della Commissione Sviluppo Regionale del Parlamento europeo, incassando forti critiche alla proposta di riforma del bilancio che andrebbe a ridisegnare profondamente il ruolo delle regioni nazionali nella gestione dei fondi. Durante l’audizione, l’eurodeputato polacco Jacek Protas del Ppe ha attaccato duramente Fitto, affermando: «Mi dispiace che ora siate costretto a difendere la visione della vostra presidente, Ursula von der Leyen… Non credo che questa sia una buona soluzione». Fitto ha difeso l’impianto generale della proposta, sottolineando che le regioni saranno più coinvolte, ma senza mostrarsi particolarmente convinto.

«Non mi sento né audace né coraggioso», ha ammesso nella sua dichiarazione finale, aggiungendo con tono empatico: «Vi capisco, sono stato anch’io nei vostri panni». Il commissario ha poi precisato che la riforma è ancora in fase di proposta: «Non esiste alcuna decisione definitiva. Si tratta di un testo che dovrà seguire tutto l’iter legislativo previsto».



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