È andato addirittura in «overbooking» l’operazione di «crowdinvesting» (investimento partecipativo) lanciata da Masaba Coffee a metà giugno scorso si è conclusa venerdì scorso: nei tre «round» di sottoscrizione azionaria hanno partecipato in totale 191 investitori che diventano così azionisti di Masaba SA, la società ticinese attiva nella torrefazione e la commercializzazione del caffè africano sotto l’omonimo marchio. «La raccolta di capitale azionario è finalizzata principalmente all’acquisto di una nuova tostatrice e la realizzazione della Masaba Coffee House & Roastery a Bironico, che diventerà anche un luogo d’incontro aperto al pubblico, con eventi culturali attorno al caffè», spiega il fondatore e titolare Jean-Claude Luvini.
Si tratta di un investimento di 770 mila franchi, di cui 300 mila già conferiti dalla fondazione Berghilfe (Aiuto svizzero alla montagna), Raiffeisen e alcuni investitori privati: «L’operazione di crowdinvesting ci garantisce i 470 mila franchi necessari per completare l’opera – spiega ancora Luvini – ma con una quota di sottoscrizioni del 200% abbiamo ampiamente superato questo obiettivo minimo. Ciò ci consentirà quindi di proseguire con i nostri piani di consolidamento ed espansione aziendali, che sono comunque parte dell’operazione che aveva quale obiettivo massimo la raccolta di 900 mila franchi». In totale sono stati raccolti 940 mila franchi, comunica l’azienda.
L’operazione di crowdinvesting lanciata da Masaba è una prima per il Ticino ed è per certi versi indicativa della difficoltà più generale che riscontrano le piccole e medie imprese nell’ottenere finanziamenti «tradizionali» tramite le banche, sempre più soggette a controlli, regolamentazioni e limiti nel segmento del credito commerciale – un’evoluzione in parte esacerbata dalla scomparsa di un importante attore, Credit Suisse. «Sì, abbiamo avuto difficoltà nel reperire il finanziamento per investire nel nuovo impianto che volevamo realizzare nella sede di Bironico, dove ci siamo da poco trasferiti», afferma Luvini. «Ho chiesto un credito a tre banche – prosegue – ma nessuna me lo ha concesso, malgrado la garanzia del 50% da parte della Cooperativa di Fideiussione di San Gallo. A fronte di questo triplice rifiuto, ho cercato una soluzione alternativa. Il crowdinvesting ci consente di raggiungere tre obiettivi con una sola mossa: ricevere il finanziamento necessario alla nostra crescita, non avere debiti e, soprattutto, coinvolgere la comunità di persone che da anni ci sostiene e crede in noi. Il tutto mantenendo la mia autonomia decisionale». E a proposito di comunità, nelle intenzioni dell’imprenditore ticinese nato in Sudafrica c’è proprio l’idea creare una sorta di «associazione di investitori».
L’operazione di investimento partecipativo appena conclusasi prevede anche un’altra novità: la «tokenizzazione» delle azioni, ovvero la registrazione dei titoli sulla blockchain, sfruttando così le innovazioni digitali, tra cui anche gli «smart contract», che anche in Svizzera si stanno diffondendo sempre più nei contesti aziendali e commerciali. Innovazioni che trovano il Ticino più dinamico e attento alle nuove forme della finanza digitale: nel suo settore, il crowdinvesting di Masaba Coffee – che si è svolto tramite Oomnium, la piattaforma zurighese specializzata negli investimenti partecipativi per le PMI in Svizzera – ha infatti registrato una raccolta tripla rispetto ad analoghe iniziative lanciate a Zurigo. «C’è in effetti la possibilità di tokenizzare le azioni sottoscritte dagli investitori – conferma Luvini – ma non è un obbligo, piuttosto un’opportunità data dalle nuove tecnologie digitali e dalla diffusione della blockchain nell’ambito delle cosiddette corporate action (operazioni su titoli, ndr). Ci interessa oltretutto la trasparenza che questa tecnologia fornisce, perché in un certo senso “lo dobbiamo” alle persone che credono e hanno investito in noi».
Va detto, aggiungiamo, che con la tokenizzazione si crea una rappresentazione digitale sulla blockchain delle azioni iscritte nel tradizionale registro azionario. «In ogni caso, i nuovi azionisti di Masaba riceveranno un normale certificato azionario, cartaceo e “analogico”», precisa Luvini.
Masaba (il nome significa «padre ancestrale») affonda le sue radici in un progetto svizzero lanciato nel 1999 in Uganda, dove un gruppo di volontari ticinesi ha iniziato ad aiutare gli agricoltori a coltivare un caffè di qualità poi importato e tostato in Ticino. Nel 2010 Jean-Claude Luvini rileva l’attività e da allora la startup, ora SA a tutti gli effetti, è cresciuta e il caffè «sostenibile» si diffonde a livello nazionale e internazionale, con una clientela fidelizzata (tra cui importanti banche, fiduciarie, imprenditori e società di consulenza), la presenza al WEF di Davos, all’aeroporto di Zurigo e una nuova Casa del Caffè con torrefazione aperta al pubblico che sarà inaugurata a settembre a Bironico (Monteceneri).
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