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I dazi sono un veleno: l’Antitrust lancia l’allarme inflazione


I dazi imposti al mondo dal presidente Donald Trump sono gravemente distorsivi della concorrenza tra imprese e tra paesi. «I dazi sono veleno per la concorrenza e il libero mercato. Portano all’aumento dei prezzi, la tassa peggiore per i consumatori. Speriamo che il mondo rinsavisca». Lo ha detto il presidente dell’Antitrust, Roberto Rustichelli durante la presentazione al Senato della Relazione annuale sull’attività dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato nel corso del 2024, auspicando che si rafforzi il modello europeo di sviluppo. Nell’attuale contesto «di relazioni commerciali tese, la tradizionale vocazione agli scambi internazionali e la stretta integrazione nelle filiere produttive globali rendono l’economia europea particolarmente esposta alle fluttuazioni dei mercati e alle nuove spinte protezionistiche».

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La ricetta dell’Antitrust? Proseguire nelle liberalizzazioni e puntare sulle tecnologie

«Le prospettive di ripresa dell’economia nazionale sono strettamente connesse alla capacità di mettere in campo risposte all’altezza delle sfide», ha detto Rustichelli. «La crescita nell’attuale scenario è sempre più legata al rafforzamento del modello europeo di sviluppo affinché, valorizzando pienamente il mercato unico, si riducano le vulnerabilità strutturali e la dipendenza da fattori esterni, colmando il divario di produttività e innovazione rispetto ad altre economie».

Prima tra tutti, occorre puntare sugli investimenti in tecnologia, che vanno stimolati, «eliminando le barriere all’entrata e all’uscita, migliorando l’efficienza del settore pubblico e del sistema giudiziario, nonché riducendo la complessità normativa che caratterizza l’ordinamento nazionale». In particolare c’è l’esigenza «di una riforma regolamentare in direzione pro-concorrenziale, che favorisca l’imprenditorialità e la riallocazione delle risorse alle attività più produttive».

La semplificazione delle regole ha ridotto le barriere col risultato che in certi ambiti i prezzi si sono ridotti ed è aumentata la produttività del lavoro. Negli ultimi due anni, poi, grazie a controlli e sanzioni, l’Antitrust ha permesso di restituire 150 milioni a 900 mila italiani. Stando alla metodologia sviluppata dall’Ocse nel 2014, nel periodo 2015 – 2024, i benefici a favore delle imprese e dei consumatori derivanti dall’attività dell’Autorità sono stati pari a circa 9,16 miliardi di euro, di cui 729 milioni nell’ultimo anno.

In particolare, è stato stimato che «le liberalizzazioni nei mercati dei servizi introdotte in Italia tra il 2005 e il 2019 hanno portato ad un aumento della produttività del lavoro compreso tra i 3 e gli 8 punti percentuali. Inoltre, la riduzione delle barriere regolamentari all’entrata nei mercati dei servizi è stata associata a una diminuzione dei prezzi pari al 6,5%».

Tutela del consumatore: tra gennaio 2024 e marzo 2025 arrivate 36.900 segnalazioni all’antitrust

La concorrenza nel nostro Paese «gode di buona salute», ma rimangano diverse criticità, ha detto il numero uno dell’Antitrust,  soprattutto nei trasporti locali (ferrovie ma anche taxi), nella gestione dei rifiuti e nella distribuzione dell’acqua. Limiti alla concorrenza che finiscono non solo per pesare sulle tasche ma anche per comprimere diritti e libertà. Nel periodo gennaio 2024-marzo 2025, in materia di tutela del consumatore, «l’Autorità ha esaminato 36.900 segnalazioni, ha concluso 71 procedimenti, di cui 46 con accertamento dell’infrazione, 17 con accoglimento degli impegni e 8 non violazioni», ha detto Rustichelli. «In 76 casi connotati da minore gravità, l’Autorità ha disposto l’archiviazione a seguito dell’adeguamento delle imprese alle indicazioni formulate in sede di moral suasion». Quanto alla concorrenza, tra gennaio 2024 e marzo 2025 sono state ricevute 1.452 segnalazioni ed esaminate 121 operazioni di concentrazione, conclusi 2 procedimenti in materia di intese e 9 in materia di abuso di posizione dominante. «L’attività svolta a tutela dei consumatori nel biennio 2023-2024 ha consentito di generare risparmi superiori a 28 milioni di euro, nonché la restituzione, a 900.000 consumatori, di oltre 150 milioni di euro».

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Il futuro? Il rating di legalità per le imprese: ad oggi circa 15.000 imprese titolari

«Ad oggi, sono circa 15.000 i soggetti titolari di rating di legalità e, a riprova dell’importanza dello strumento, tale numero è in costante crescita (16% in più rispetto all’anno precedente)», ha detto il presidente dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. «Nel periodo gennaio 2024 – marzo 2025, le decisioni in materia di rating sono state 10.294 ed ognuna di esse ha richiesto una approfondita istruttoria, svolta con la collaborazione dell’Arma dei Carabinieri, per gli accertamenti sui requisiti di legalità, e della Guardia di Finanza, per i profili di rilevanza fiscale e contributiva. Nello stesso periodo, i dinieghi sono stati 280, determinati soprattutto dalla commissione di reati riguardanti tre ambiti: salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, tributario e ambientale».

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