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Business Sport&Outdoor a 12 miliardi di fatturato: il Nord Est è apripista


I preconsuntivi 2024 indicano un incremento del giro d’affari dello 0,4% per i maggiori operatori italiani Sport&Outdoor e, dopo il biennio di normalizzazione del 2023-2024, per il settore sportivo italiano le aspettative per il 2025 parlano di una crescita del giro d’affari intorno al 3%, superando i 12 miliardi di euro.

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A dirlo i dati del primo report sull’industria dello Sport&Outdoor realizzato dall’Area Studi Mediobanca che analizza l’andamento del comparto a livello mondiale, europeo e italiano e ne approfondisce la mappa produttiva tramite l’analisi dei dati finanziari delle 52 maggiori multinazionali e delle 82 principali aziende italiane Sport&Outdoor.

Tutte realtà, queste ultime, con fatturato maggiore di 19 milioni e con una forza lavoro superiore alle 50 unità. Queste imprese italiane registrano un valore aggiunto pari allo 0,15% del Pil nazionale nel 2023 e hanno sviluppato un giro d’affari aggregato pari a 11.728 milioni di euro (+0,6% sul 2022 e +19,2% sul 2021), con l’impiego di quasi 50.800 dipendenti (+4,6% sul 2022 e +14,9% sul 2021).

L’industria sportiva italiana è concentrata nel Nord della penisola e più specificamente in un Nord Est che vale il 52,4% dei ricavi aggregati. Solo in seconda posizione il Nord Ovest (38%) e il Centro (9%) mentre nel Sud e nelle Isole questo settore è pressoché inesistente e vale solo lo 0,6% del totale dei ricavi aggregati del 2023.

Un primato che, se si guarda alle sole aziende produttive, vede il Veneto in testa alla classifica con il 36% del fatturato aggregato (di cui quasi il 90% generato dalle province di Treviso e Vicenza), contro il 20% del Trentino Alto Adige e il 17% della Lombardia.

Questo risultato si deve in massima parte dal ruolo primario giocato dal distretto dello Sportsystem di Asolo e Montebelluna che detiene la leadership mondiale nel campo delle calzature sportive tecniche e invernali. E se il Friuli Venezia Giulia, contrariamente a molti altri settori, influisce poco sui dati finanziari del settore, sono tantissime le imprese del Nord Est, e segnatamente venete, citate nelle principali top 5 di performance riportate dallo studio di Mediobanca.

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Per redditività a spiccare con un Ebit Margin pari al 43,8% nel 2023 è la trevigiana Favero Electronics, controllata dalla famiglia Favero, che progetta e realizza prodotti elettronici per lo sport da oltre un trentennio, come il misuratore di potenza a marchio Assioma per i pedali delle biciclette (calibrato per calcolare il carico di allenamento, lavorare su livelli di sforzo ben precisi e monitorare i propri miglioramenti in bici) e altri articoli elettronici (segnapunti e tabelloni elettronici, cronometri).

Segue, in quarta posizione la vicentina F.lli Campagnolo (16,1%), controllata dalla famiglia Campagnolo e il cui principale brand è Cdp, nato nel 2010 e totalmente dedicato al mondo outdoor e della montagna (abbigliamento, scarpe e accessori per trekking, running, sci e tempo libero). Per il fatturato, dopo colossi come la piemontese Hti, Decathlon, Technogym e Cisalfa, quinta in classifica è Tecnica Group (540,3 milioni di euro nel 2023). Società di produzione controllata dalla famiglia fondatrice Zanatta (60%) e da Italmobiliare (40%) che è leader nel mercato mondiale dell’articolo sportivo invernale, ma anche per marchi come Tecnica (scarponi da sci e calzature outdoor), Nordica (sci e scarponi da sci), Rollerblade (pattini inline e accessori) e così via.

Nel settore cycling prima in Italia per ricavi nel 2023 era la vicentina Selle Royal (176,5 milioni di euro), nel motorspost sono l’asolana Alpinestar (308,8 milioni di euro) e la vicentina Dainese (208.8 milioni), nel monutain attidute nella top 5 ben 4 aziende sono venete: seconda è Tecnica, terza è Cmp (236,3 milioni di euro di ricavi 2023), quarta La Sportiva (210 milioni) e quinta Grisport (178,6 milioni di euro).

Nel multisport la trevigiana Diadora è terza in Italia dopo Technogym e Macron e così via in un lungo elenco di storie di successo per un settore che spende mediamente il 2,2% del proprio fatturato annuo in ricerca e sviluppo e il 5% in pubblicità e promozione. Numeri, questi, che testimoniano la vitalità ma anche a capacità di scommettere sui propri marchi di un settore che vede l’Italia realizzare il 22% del giro d’affari generato dalle aziende manifatturiere di articoli sportivi di tutta Europa, davanti ad Austria (14,8%), Germania (14,7%) e Francia (12,3%).



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