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Nuova sanatoria fiscale, l’accordo tra l’Agenzia delle Entrate e le partite Iva: in Veneto aderiscono 25 mila imprese


di
Martina Zambon

Dilazioni debiti fiscali

Assistenza fiscale

 

Nella prima edizione del «ravvedimento speciale» la Regione restituì al Fisco 300 milioni. Massimo Bitonci: «Ha bisogno di un ulteriore aggiustamento». Andrea Martella: «Si apre la strada all’ennesimo condono»

«Concordato preventivo» e «Ravvedimento speciale», in arrivo il bis. Dopo la prima «ondata» di accordi su base volontaria col Fisco conclusasi a fine dello scorso anno per il biennio 2024-2025, il decreto fiscale che approderà in Aula lunedì ripropone la formula di un concordato preventivo 2025-2026. E, nell’ambito della «pace fiscale», si conferma anche una nuova sanatoria agganciabile all’adesione al nuovo concordato preventivo. Con il recente okay della commissione Finanze della Camera all’emendamento del presidente Marco Osnato al decreto fiscale torna, infatti, anche la possibilità di sanare eventuali criticità sul quinquennio 2019-2023.

Di che cosa si tratta

Di che si tratta? Di una sorta di accordo tra l’Agenzia delle Entrate e le partite Iva. L’Agenzia effettua una proposta di pagamento delle imposte ai contribuenti basandosi sui dati in proprio possesso, questi ultimi, se accettano, pagheranno le imposte non in base ai propri guadagni, ma in base alla stima dell’Agenzia delle Entrate. Mettendosi, inoltre, al riparo da eventuali controlli.




















































I destinatari della proposta

A chi è rivolta la proposta? Qui incontriamo la prima novità rispetto al primo concordato dello scorso anno: potranno aderire esclusivamente le partite Iva con volumi d’affari complessivi inferiori ai 5 milioni di euro. Escluse, e anche questa è una novità, le partite Iva forfettarie che già godono di un regime fiscale al 15%. Insomma, la platea si riduce sensibilmente. Vediamo i numeri elaborati dal centro studi della Cgia di Mestre. Nel primo concordato preventivo con annessa (possibile) sanatoria, aveva una platea potenziale in Italia pari a 4,7 milioni di imprese e su scala nazionale ha aderito il 12,5%, cioè circa 585.000 imprese. In Veneto la platea potenziale era di 403 mila imprese e hanno aderito in 60 mila, pari a un 15% che supera, quindi, la media nazionale. Restando sul consuntivo del primo concordato agganciato a una sanatoria, in Italia si è registrata un’adesione a quest’ultima di circa 260 mila imprese, in Veneto di 25 mila.

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Quanto ha fruttato l’operazione alle casse dello Stato

Quanto ha fruttato alle casse dello Stato questa operazione? Complessivamente in Italia si sono raccolti 1,6 miliardi di euro per il concordato più 1,3 miliardi dalla sanatoria. Si sono sfiorati, quindi i 3 miliardi di cui circa 300 milioni sono arrivati dalla nostra regione. Motivo per cui ora si cerca il bis. Chiamiamolo «concordato preventivo numero 2» e per le restrizioni sui parametri di accesso alla misura, come si diceva, i numeri sono ridimensionati. La platea italiana arriva a 2,5 milioni di imprese di cui circa 240 mila venete. «Quante di queste aderiranno? – dice Renato Mason della Cgia – Nella prima ondata aderì il 40% utilizzando anche la sanatoria, credo assisteremo a una dinamica simile anche in questo caso». I ragionamenti romani sono simili: la sanatoria è stata l’elemento di traino per convincere gli imprenditori a sottoscrivere un concordato preventivo, un «patto» col Fisco in cui si dichiara un’aspettativa di guadagni e relative imposte garantendosi l’assenza di controlli fiscali. Un modo per favorire l’emersione e smaltire quel famigerato «magazzino fiscale» dell’Agenzia delle Entrate e delle Riscossioni che la pandemia ha contribuito a gonfiare a dismisura. Un imbuto che si cerca di rimuovere attraverso strumenti come questi che presentano un doppio vantaggio: gli introiti diretti da un lato e la riduzione dei costi (esorbitanti per la mole di pratiche giacenti) legati al magazzino fiscale, appunto.

Il meccanismo e le novità

Il meccanismo non è elementare, tanto che il ruolo dei commercialisti diventa cruciale. Si ragiona, infatti, di una logica “premiale” sia nella base imponibile aggiuntiva sia nell’imposta sostitutiva da versare. E l’imponibile aggiuntivo si abbassa tanto più si alza il voto riportato nelle «pagelle fiscali» che, però, tengono conto dell’eccezionalità delle annate 2020 e il 2021 segnate dalla pandemia. Un altro elemento di novità rispetto alla precedente «ondata» è il calendario. Per la nuova versione del ravvedimento speciale, la sanatoria, il versamento andrà effettuato dal 1° gennaio al 15 marzo 2026 in un’unica soluzione oppure attraverso il pagamento dilazionato di un massimo di dieci rate mensili e non più di 24 come previsto lo scorso anno. Massimo Bitonci, sottosegretario leghista al Mimit, è stato parte del pool trasversale col Mef che ha messo a punto il provvedimento, e ora rilancia: «Penso sia uno strumento che ha bisogno di un ulteriore aggiustamento. Dobbiamo puntare a rendere forfettario il pagamento delle imposte soprattutto per le micro aziende con un regime iper semplificato». Critico il senatore Pd Andrea Martella: «Già il primo concordato preventivo è stato un fallimento ma così si apre la strada all’ennesimo condono».

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19 luglio 2025

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