In apertura, emerge un dato che sembra ribaltare l’entusiasmo per l’adozione: in Italia il 36 % dei lavoratori teme di essere rimpiazzato da sistemi di intelligenza artificiale generativa nei prossimi anni. Questo timore, seppur inferiore alla media globale (41 %), resta significativo e riguarda in particolare coloro che operano in azienda a livello operativo
Stranamente, in contesti dove l’uso della GenAI è più strutturato – dove cioè si ripensano i flussi di lavoro e si investe su formazione avanzata – la percezione di insicurezza può crescere ulteriormente: ad esempio, tra i lavoratori coinvolti in progetti di riorganizzazione dei processi («workflow redesign»), la quota di chi teme per il proprio impiego sale al 46 %, rispetto al 34 % in realtà dove l’introduzione di AI resta episodica.
Il gap tra livelli aziendali: formazione, accesso e supporto
Il report mostra forti diseguaglianze tra figure dirigenziali e personale operativo. Nel mondo, solo un 25 % di quest’ultimo si sente accompagnato dai leader nell’uso di strumenti GenAI, e appena il 36 % ha beneficiato di una formazione adeguata. Se il training supera le cinque ore, l’uso regolare sale del 30 %, ribadendo l’importanza di investire su formazione strutturata e continua.
L’accesso stesso agli strumenti è un ostacolo: il 37 % dei dipendenti italiani afferma che l’azienda non mette a disposizione le tecnologie necessarie. Di conseguenza, oltre la metà degli intervistati utilizza servizi non autorizzati (fenomeno noto come shadow AI), con i rischi connessi alla sicurezza dei dati e all’affidabilità dei risultati.
Quanto si risparmia e cosa succede al tempo liberato
Il 47 % dei lavoratori globali che usa regolarmente la GenAI dichiara un guadagno di oltre un’ora al giorno, grazie all’automazione di attività ripetitive. Tuttavia, solo un terzo riceve indicazioni su come reinvestire questo tempo: ciò riduce l’impatto effettivo in termini di produttività e valore aggiunto del lavoro.
Diffusione irridente tra ruoli e Paesi: il caso Italia
Se da un lato i dirigenti e i manager globali dichiarano un uso frequente della GenAI (rispettivamente 85 % e 78 % più volte alla settimana), tra il personale operativo la soglia scende al 51 %. In Italia, il dato aggregato è del 68 %, lievemente inferiore alla media globale (72 %) e ben al di sotto delle punte di adozione in India (92 %) o Medio Oriente (87 %).
Strategie vincenti: formazione, cultura e redesign dei processi
BCG individua nelle imprese che ottengono risultati tangibili quelle che non si limitano a fornire strumenti, ma ripensano completamente i flussi operativi integrando GenAI, abilitano formazione efficace e coinvolgimento dei vertici aziendali. In questi contesti, il personale dedica più tempo a compiti strategici, contribuisce a scelte migliori e il lavoro risulta più gratificante.
L’adozione italiana nel contesto internazionale
L’inchiesta, condotta su oltre 10.600 intervistati tra dirigenti, manager e operatori in 11 Paesi, offre una fotografia comparativa: in Italia l’adozione è simile a Germania e Regno Unito, ma inferiore rispetto a mercati emergenti. Negli USA l’uso si ferma al 64 %, mentre in Giappone al 51 %.
Ottimismo vs preoccupazione: il bilancio dei sentimenti
A livello globale circa il 52 % dei lavoratori si dice ottimista verso la GenAI, con una crescita significativa rispetto al passato. In Italia quasi il 60 % nutre aspettative positive e solo il 28 % esprime timori. Tuttavia, secondo altri dati di BCG X, tra i lavoratori italiani il 79 % crede che la GenAI cambierà radicalmente il proprio impiego nei prossimi dieci anni e il 50 % teme che la propria posizione possa scomparire – valori superiori alla media globale del 42 %.
Le tre barriere principali alla piena adozione
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Formazione insufficiente: la maggioranza dei dipendenti non riceve un percorso formativo adeguato (solo il 29 % in Italia), mentre tra la leadership si arriva al 47 %.
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Mancanza di accesso agli strumenti: molti ricorrono a tool non controllati quando quelli aziendali non sono disponibili.
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Scarsa sponsorizzazione da parte dei leader: l’assenza di un reale supporto da parte dei vertici riduce l’engagement e la diffusione efficace dell’innovazione.
Questo studio BCG dimostra che non basta introdurre GenAI in azienda: è essenziale dotarsi di una strategia complessa che include formazione diffusa, riprogettazione dei processi, strumenti accessibili e governance trasparente.
Patricia Iori
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