L’analisi di Demoskopica sul fenomeno dell’overtourism consegna molti primati a Rimini e considera l’Emilia ancora con livelli medio-bassi: ma impattano la grandezza delle province e il numero. Il sindaco Jamil Sadegholvaad: «Più turisti abbiamo e meglio è, c’è ancora equilibrio»
Rimini, Venezia e Bolzano sono per il secondo anno consecutivo le tre destinazioni provinciali maggiormente esposte in Italia al fenomeno dell’overtourism (sovraffollamento turistico) secondo le analisi dell’Istituto Demoskopika basate sui dati Istat.
Numeri che sono riferiti – importante dettaglio – a tutto l’anno e non solo alla stagione estiva e che vanno contestualizzati al netto del fenomeno analizzato: a Venezia gli effetti del sovraffollamento sono sotto gli occhi di tutti, anche quelli poco esperti, mentre altrove l’analisi è più complessa: pesa il numero di presenze turistiche per chilometro quadrato – ben 17mila a Rimini (rischio overtourism molto alto) e 16mila a Venezia (lo stesso) – e anche il rapporto con la popolazione residente.
L’analisi di Demoskopika sull’overtourism
La provincia riminese conta circa 300mila abitanti residenti (tra le meno popolose del Paese) al netto di milioni di presenze turistiche l’anno, attese anche negli anni meno performanti. Ecco perché le analisi di Demoskopika non contraddicono necessariamente le stime «preliminari» degli operatori turistici romagnoli che evidenziano una stagione non esaltante con picchi di turismo nel weekend e «vuoti» settimanali.
Tutti i primati di Rimini
L’«overtourism» è sinonimo di impatto del sovraffollamento sulla popolazione locale e sull’ambiente. Sotto questo profilo spicca il dato romagnolo riferito sempre alla provincia riminese è la provincia con la più alta quota procapite di rifiuti «turistici» prodotti con un valore di 143,9 – ovvero 76,8 chilogrammi per turista – poco sopra la provincia di Bolzano e decisamente sopra quella di Venezia. Il sindaco di Rimini Jamil Sadegholvaad interpellato sull’analisi di Demoskopika era stato perentorio.
«Non voglio sentire nemmeno parlare di overtourism, più turisti ci sono meglio è». E in effetti la chiosa cristallizza l’auspicio generale, quello degli albergatori e in parte anche dei residenti in una città in cui il settore muove decisamente l’economia locale.
Rimini, secondo l’indice diffuso da Demoskopika vanta 195,4 posti ricettivi per chilometro quadrato, tra i più in Italia (e il dato sorprende storicamente poco) ma l’utilizzo lordo (cioè lo sfruttamento dei posti letto) pur risultando alto e sopra la media è comunque inferiore a quello di tante altre località, complice anche l’uso di appartamenti e case vacanze. Il dato è comunque in linea con le aspettative degli operatori fiduciosi sulle presenze ma non sull’agognato sold out.
I numeri dell’Emilia-Romagna
Sul versante emiliano, stando ai dati Demoskopika il rischio overtourism risulta basso ovunque. A Piacenza, Reggio Emilia, Parma, Modena e Ferrare è basso o molto basso. Moderato a Bologna, dove pure l’opinione pubblica aveva manifestato timori sul fenomeno: sotto le Due Torri i turisti risultano essere poco più di 1500 per chilometro quadrato (ma sia l’estensione della Città metropolitana che la sua popolazione sono molto superiori a quelle della provincia di Rimini).
Il rapporto tra le presenze turistiche e i residenti
Basso il rischio legato alla produzione dei rifiuti per turista. Resta la Romagna (provincia di Rimini a parte) a Ravenna connubio capitale culturale e litorale adriatico il rischio è «alto», a Forlì e Cesena è invece moderato.
La definizione di «sovraffollamento turistico» resta una materia complessa.
«L’overtourism- avvertono i ricercatori di Demoskopika- non è più soltanto una sfida, ma è una priorità che investe la sostenibilità delle destinazioni italiane. Non riguarda solo l’esperienza del turista, ma condiziona anche la qualità di vita delle comunità locali. L’aumento del sovraffollamento è un campanello d’allarme che impone interventi urgenti e strategici: dalla regolazione dei flussi nei periodi di punta alla promozione di mete alternative, fino a incentivare in modo più efficace i viaggi lungo tutto l’arco dell’anno, valorizzando anche i mesi tradizionalmente meno turistici».
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