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Berlino cerca la guerra con Mosca? La NATO punta sulla Moldavia – Analisi Difesa


 

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Qualcuno in Germania vuole la guerra contro la Russia? La domanda sorge spontanea dopo che il maggior generale Christian Freuding, che dirige lo staff speciale per l’Ucraina del ministero della Difesa tedesco e coordina l’assistenza militare a Kiev, ha proposto di colpire aeroporti e infrastrutture russe per aiutare l’Ucraina in guerra.

Le sue dichiarazioni sul canale YouTube Bundeswehr vengono rilanciate anche dalla stampa russa, tra cui l’agenzia Ria Novosti, che evidenzia lo scenario di “operazioni offensive” paventato dalla Germania.

“La prima possibilità, ovviamente, è condurre noi stessi operazioni offensive antiaeree utilizzando mezzi a lungo raggio, in linea di principio una guerra aerea: aerei che colpiscono gli aeroporti prima ancora che questi mezzi possano essere impiegati“, ha affermato Freuding (nella foto sotto).

Secondo il generale anche le imprese dell’industria della difesa possono diventare obiettivi. Ha ammesso, inoltre, che Mosca ha avuto “seri successi nella produzione di missili“, ma ha chiesto di “trovare un modo per impedire lo sviluppo del complesso militare-industriale russo. Qui dobbiamo riconsiderare se le misure economiche adottate siano sufficienti e dove possiamo trovare leve per ridurre la produzione russa, soprattutto in questo settore“, ha aggiunto il generale.

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L’aspetto sorprendente è che Freuding abbia fatto un chiaro riferimento a incursioni aeree tedesche o NATO in Russia nel momento in cui il governo di Friederich Merz ha ancora una volta negato la fornitura a Kiev dei missili da crociera aviolanciabili Taurus. Un “nein” determinato dalle stesse ragioni che portarono Olaf Scholz ad assumere una decisione analoga: l’impiego dei Taurus (nella foto sotto)  da parte dell’Ucraina avrebbe richiesto la presenza nelle basi aeree di Kiev di personale militare tedesco.

Ora Freuding arriva però a proporre che i Typhoon della Luftwaffe colpiscano in profondità basi aeree e installazioni russe….

Il generale sostiene che la Russia punta a lanciare contemporaneamente 2.000 droni contro l’Ucraina. Un numero molto elevato anche rispetto agli attuali attacchi in massa che hanno visto l’impiego simultaneo di circa 700 droni del tipo Shahed/Geran 2 in una sola notte. Freuding non ha citato la fonte di questa informazione ma già la scorsa settimana erano circolate voci circa un aumento rilevante della produzione di droni di questo tipo per consentire attacchi in profondità contro obiettivi ucraini impiegando fino a mille droni ogni notte.

Tra il 13 settembre 2022 e il 30 agosto 2023 le forze russe hanno lanciato quasi 2.000 Shahed/Geran 2 in Ucraina: secondo Airwars il loro impiego è aumentato vertiginosamente nel 2025: solo a giugno, Mosca ha lanciato la cifra record di 5.337 droni di tipo Shahed.

La scorsa settimana il generale tedesco aveva dichiarato che i primi missili ucraini a lungo raggio, la cui produzione è stata finanziata dalla Germania e il cui progetto è frutto della cooperazione tedesco-ucraina, arriveranno ai reparti entro la fine di luglio. Negli ultimi anni, la Russia ha riferito di un’attività NATO senza precedenti nei pressi dei suoi confini occidentali. Ogni mese decine di velivoli radar, ricognizione elettronica e spionaggio di tutte le forze aeree della NATO che dispongono di tali assetti sorvolano i limiti dello spazio aereo russo e ucraino.

La NATO sta ampliando le sue iniziative e le definisce “un deterrente per l’aggressione russa”. Mosca ha ripetutamente espresso preoccupazione per il rafforzamento delle forze dell’alleanza in Europa. Il Cremlino ha osservato che “la Russia non minaccia nessuno, ma non ignorerà azioni potenzialmente pericolose per i suoi interessi”.

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“Ariete” moldavo?

Gli sviluppi del conflitto in Ucraina rischiano di  aprire un altro fronte nel confronto tra Russia e NATO in Moldavia.

Il 14 luglio un comunicato del Servizio di Intelligence Estera (SVR) russo ha reso noto che la Nato si sta preparando attivamente a utilizzare la Moldavia come “ariete” in un possibile conflitto con la Russia. “La NATO sta trasformando la Moldavia in un nuovo ariete militare contro la Russia. Secondo le informazioni ricevute dall’SVR, la NATO si sta preparando attivamente a utilizzare la Moldavia in un possibile conflitto armato con la Russia. A Bruxelles è stata presa la decisione di accelerare la trasformazione di questo Paese in una testa di ponte avanzata dell’alleanza sul fianco orientale, tenendo conto dell’avanzata delle Forze Armate russe in Ucraina.

Le forze NATO, che hanno morso il freno, stanno trasformando energicamente la repubblica agraria, un tempo pacifica, in un banco di prova militare”, cercando di rendere il territorio moldavo idoneo al rapido trasferimento delle truppe NATO ai confini russi.

“A tal fine, si stanno attuando progetti per il passaggio allo scartamento ferroviario europeo e per l’aumento della capacità di transito dei ponti. Si stanno costruendo hub logistici, grandi magazzini e siti per la concentrazione di equipaggiamento militare”, spiega il rapporto russo.

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Inoltre, gli aeroporti di Marculesti e Beltsy, situati vicino al teatro delle operazioni militari ucraino, sono in fase di ammodernamento in vista della possibilità di ricevere un numero significativo di aerei da combattimento e da trasporto militare.

L’SVR ha sottolineato che il colpo principale in caso di conflitto diretto tra NATO e Russia, secondo il piano di Bruxelles, spetterà ai moldavi stessi benché la repubblica ex sovietica non faccia parte né dell’Unione Europea né dell’Alleanza Atlantica.

I moldavi “dovrebbero diventare carne da cannone durante le operazioni militari con le truppe russe. A tal fine, la leadership del blocco sta costringendo Chisinau ad adottare i concetti di guerra della NATO. L’esercito moldavo viene inondato di istruttori militari provenienti dagli stati dell’alleanza. Vengono dispiegati centri di addestramento specializzati”, si legge nel rapporto.

“Il regime di Maia Sandu é pronto a soddisfare tutte le richieste dell’Occidente, purché non venga allontanato dalla ‘mangiatoia’. Chisinau conta molto sul ‘sostegno materiale e organizzativo’ degli stati membri della NATO per il partito filo-presidenziale “Azione e Solidarietà” alle prossime elezioni parlamentari del 28 settembre”, ha affermato l’SVR.

In caso di vittoria alle elezioni del 28 settembre, Sandu (nella foto sopra con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky) promette ai leader della NATO di prendere una decisione per revocare lo status neutrale della Moldavia, come previsto dalla Costituzione nazionale. L’SVR ha definito l’attuazione di un simile scenario “l’inizio della fine” per la Moldavia. Ovviamente il timore di Mosca è che la Moldavia possa contare sull’aiuto della NATO per attaccare la regione della Transnistria, autoproclamatasi indipendente come parte della Federazione Russa, presidiata da circa 1.500 militari di Mosca e “schiacciata” tra l’Ucraina e la Moldavia.

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Al di là dei toni propagandistici del comun9cato, l’SVR evidenzia la crescente mobilitazione della Moldavia nello schieramento NATO-Ucraina, ponendo l’accento su due aspetti distinti: politico e militare.

Nel primo caso le preoccupazioni espresse dall’SVR il 14 luglio hanno trovato conferma pochi giorni dopo, il 19 luglio quando il Comitato elettorale centrale della Moldavia (CEC) ha vietato al blocco di opposizione filorusso Pobeda di partecipare alle elezioni parlamentari.

“Sei membri della commissione hanno votato per negare la registrazione del blocco Pobeda perché compete alle elezioni parlamentari del 28 settembre, e tre si sono astenuti”, ha riportato il canale Telegram della forza politica guidata da Ilan Shor, leader filorusso ricercato dai tribunali moldavi.

Vasily Bolya, rappresentante del blocco, ha criticato sulla stampa la decisione della CEC definendola “politica” e ha promesso che i membri del suo partito avrebbero presentato ricorso in tribunale. “Abbiamo fornito assolutamente tutto ciò che la legge richiede. Andremo in tribunale. Combatteremo!” ha detto. Un altro leader dell’opposizione, Alexei Lungu, il cui partito Chance fa parte del blocco Pobeda, ha affermato che il 28 settembre, giorno delle elezioni, “tutto sarà sistemato”. “Il 28 settembre è alle porte e sistemerà tutto. Per quanto alcuni lo desiderino, il blocco di Pobeda non abbandonerà la vita politica della Moldavia”, ha affermato.

Resta in ogni caso sorprendente che un blocco di partiti possa venire posto fuori legge o non ammesso al voto perché “filo-russo” in una nazione che ha fatto parte dell’URSS. Un precedente simile si riscontra in Ucraina dove Volodymyr Zelensky ha posto fuori legge nel 2022 ben 11 partiti perché accusati di essere “filo-russi”.

Un episodio che conferma la tendenza crescente in Europa verso una “democrazia controllata”, già resa evidente dall’annullamento delle elezioni presidenziali in Romania e dalla definizione di “movimento estremista” affibbiata al partito tedesco Alternative fur Deutscheland (giunto secondo alle elezioni di febbraio ma che oggi probabilmente sarebbe il più votato) i cui esponenti cominciano a venire estromessi persino dall’impiego pubblico in alcuni lander.

Sul piano militare quanto reso noto dal comunicato dell’intelligence russo trova spiegazioni e conferme nell’analisi di Ralph Bosshard, ufficiali svizzero ed ex consigliere militare del segretario generale dell’OSCE, oggi in pensione.

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Secondo Bosshard (nella foto sopra) la NATO starebbe preparando la Moldavia a un ruolo militare strategico, in previsione della perdita da parte dell’Ucraina del controllo della propria fascia costiera sul Mar Nero. Intervistato dall’agenzia russa TASS, Bosshard ha dichiarato che il crescente coinvolgimento della NATO e dell’UE in Moldavia indica la convinzione che Kiev non sia più in grado di difendere le aree meridionali, in particolare le regioni costiere nei pressi di Odessa, che secondo l’analista “prima o poi passeranno alla Russia”.

Bosshard sottolinea che l’utilizzo della Moldavia come testa di ponte contro Mosca ha senso solo se Bruxelles considera compromessa la tenuta delle forze ucraine nel sud. Secondo l’analista, questa sarebbe la ragione dietro la spinta a militarizzare la Moldavia, un Paese storicamente neutrale.

Non a caso, la presidente moldava Maia Sandu ha recentemente affermato che la neutralità costituzionale del Paese potrebbe essere superata per consentire l’adesione alla NATO. Il governo moldavo ha inoltre approvato un programma per l’adozione degli standard NATO e una nuova strategia di sicurezza nazionale che identifica la Russia come principale minaccia.

Bossahard è convinto che i paesi della NATO continueranno a cercare di indebolire le posizioni della Russia ovunque ci siano controversie territoriali e conflitti militari irrisolti: Transnistria, Abkhazia, Ossezia del Sud e Crimea.

Foto: Bundeswehr, WP, Telegram, MBDA e Presidenza Moldava

 

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