Aste immobiliari

l’occasione giusta per il tuo investimento.

 

come colmare il ritardo italiano


Orgoglio e frustrazione, sono queste le sensazioni che si provano quando si parla di innovazione nel nostro Paese. Come enfatizza il premio Nobel Giorgio Parisi, “abbiamo i ricercatori migliori del mondo” eppure non riusciamo a ribaltare l’innovazione nei mercati e nelle catene del valore trasformandola in valore al servizio della crescita1.

Opportunità unica

partecipa alle aste immobiliari.

 

Il paradosso italiano: eccellenza scientifica senza ritorno economico

Infatti, anche se molti considerano ancora l’intelligenza artificiale, le biotecnologie, i semiconduttori, le tecnologie quantistiche e lo spazio ambiti specialistici per addetti ai lavori, questi sono in realtà i nuovi terreni della competizione economica, geopolitica e democratica. Terreni su cui l’Italia sta pericolosamente arrancando.

Secondo il Critical and Emerging Technologies Index dell’Università di Harvard, ci posizioniamo nella fascia bassa tra le economie avanzate con un gap sempre crescente con le altre potenze europee come Germania, Francia e Regno Unito. Il dato non sorprende, ma impone una riflessione strategica.

Tecnologie emergenti: il ritardo sistemico dell’Italia

Più che il piazzamento in sé, è il dettaglio dell’analisi a destare preoccupazione: in ogni tecnologia critica l’Italia si distingue per eccellenze scientifiche ma fatica a convertirle in potere economico, industriale e strategico.

Il nodo principale, evidenziato dal report dedicato all’Italia che abbiamo presentato lo scorso martedì alla Camera dei Deputati assieme ad esperti e colleghi della maggioranza e dell’opposizione, non è la mancanza di competenze o capitale umano. Il problema è sistemico. Manca un disegno strategico di lungo periodo, e soprattutto una governance unitaria in grado di scommettere sulle tecnologie ad alto potenziale che richiedono capitale e tempo. L’Italia ha tutte le carte per giocare questa partita, ma servono scelte politiche coraggiose, stabili e coerenti nel tempo.

Entriamo dunque nel merito del documento.

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 

Intelligenza artificiale: quando le startup faticano a decollare

Nel giugno 2023, tre giovani ricercatori francesi hanno lasciato Meta per fondare Mistral AI. In meno di un anno, la startup ha raccolto oltre 600 milioni di euro, prodotto modelli linguistici all’avanguardia, e siglato accordi con Big Tech globali. Il suo successo non è un caso: è il frutto di un ecosistema pronto a sostenere la crescita, con capitali pubblici e privati, trasferimento tecnologico rapido e una chiara regia politica.

In Italia, lo scenario è molto diverso. Pur vantando asset di rilievo – dalla potenza computazionale di Leonardo, uno dei supercomputer più avanzati d’Europa, al ruolo pionieristico nella definizione dell’AI Act europeo (l’europarlamentare italiano Brando Benifei ne è stato relatore) – l’intelligenza artificiale italiana resta confinata in ambito accademico. Manca il salto industriale. Le startup faticano a scalare, mancano campioni nazionali nei modelli fondativi, e nel 2023 le startup italiane dell’AI hanno raccolto meno del 10% dei capitali attratti dalle corrispettive startup francesi.

La proposta per l’AI: fondo nazionale e piano per i talenti

Per questo, il report propone una svolta: l’evoluzione del Fondo esistente di CDP in un Fondo Nazionale per la Crescita dell’AI, strutturato come partnership pubblico–privata sul modello del fondo francese Tibi e di quello tedesco Zukunftsfonds. Il fondo dovrebbe sostenere lo sviluppo di modelli fondativi e applicazioni industriali, attraverso consorzi tra centri di ricerca pubblici, infrastrutture sovrane e dataset privati da settori chiave come sanità, energia e manifattura.

Tuttavia, le misure per attrarre i capitali sono una condizione necessaria ma non sufficiente per il nostro Paese. Accanto alle risorse economiche, è necessario applicare un piano nazionale per il talento: borse di dottorato, percorsi di rientro per ricercatori italiani all’estero e per l’attrazione di ricercatori stranieri, acceleratori verticali sull’AI nelle principali città.

Anche le infrastrutture devono essere potenziate attraverso misure quali: cloud interoperabili con i data space europei, voucher per l’adozione di software AI da parte di PMI e PA e sandbox regolatorie per testare sistemi ad alto rischio in ambienti controllati. Infine l’approvazione della proposta di legge sui datacenter, attualmente in Parlamento, darebbe un contributo significativo alla creazione di un ambiente favorevole agli investimenti in infrastrutture digitali e garantire competitività, sicurezza e sostenibilità all’intero ecosistema AI italiano.

Biotecnologie: eccellenza scientifica in un ambiente normativo soffocante

La pandemia ha messo in luce la forza del settore biotech italiano: alta produttività scientifica, laboratori di eccellenza, contributi fondamentali nella ricerca genetica e nella medicina personalizzata. Tuttavia, i brevetti restano pochi, e molte startup innovative migrano all’estero. Il motivo è duplice: finanziamenti insufficienti (due volte inferiori alla Francia e quattro volte alla Germania) e un ambiente normativo tra i più restrittivi d’Europa. In Italia è ancora vietata, o fortemente limitata, la sperimentazione sulla terapia genica e la coltivazione OGM.

Biotech: le soluzioni per sbloccare il potenziale

L’Italia dovrebbe almeno raddoppiare i fondi pubblici per la ricerca biotech, concentrandosi su settori ad alto impatto come mRNA, medicina di precisione e biologia sintetica. È essenziale incentivare la nascita di spin-off universitari con meccanismi di co-investimento e matching grants, sul modello del Patent Box britannico. Il report suggerisce infine di creare “Zone di Innovazione” in distretti ad alta specializzazione, come Mirandola o il Bioindustry Park in Piemonte, dove testare nuove tecnologie in un regime regolatorio semplificato.

Semiconduttori: leadership numerica senza scala strategica

Con oltre 200 aziende attive nel settore, l’Italia è il secondo paese europeo per numero di imprese microelettroniche. La filiera è solida sul lato “front-end” e conta su attori di rilievo come STMicroelectronics e iniziative come Chips.IT a Pavia. Tuttavia, mancano aziende italiane nei segmenti strategici come i chip sotto i 10nm, essenziali per la transizione digitale e per la lotta al cambiamento climatico, il design EDA e il packaging avanzato. Anche qui, il problema non è l’assenza di iniziativa, ma la mancanza di scala.

Contabilità

Buste paga

 

La strategia per i chip: coinvestimenti e attrazione di player esteri

Occorre accompagnare le PMI a più alto potenziale verso segmenti chiave come automotive, aerospazio e AI chips incoraggiando i coinvestimenti da parte di grandi player italiani come Leonardo, Enel, TIM con accordi di procurement garantito. In parallelo, serve un rafforzamento dei poli universitari d’eccellenza con borse di studio, programmi di dottorato e supporto alla brevettazione. Per colmare i vuoti nella filiera, l’Italia dovrebbe anche attrarre attori esteri, similmente a quanto fatto con Silicon Box, per trasferire e localizzare nuove conoscenze.

Spazio: da pionieri mondiali a dipendenti dal pubblico

L’Italia è stata la quinta nazione al mondo a mettere in orbita un satellite e ha contribuito in modo significativo alla Stazione Spaziale Internazionale, vantandone la prima donna alla guida, Samantha Cristoforetti. Oggi il comparto resta importante, ma il 90% dei finanziamenti proviene dal pubblico. La Francia, per confronto, ha raggiunto un rapporto 50-50 tra pubblico e privato. In più, il nostro Paese non dispone di un sito nazionale per lanci orbitali e ha un numero limitato di satelliti per telecomunicazioni e difesa.

Rilancio spaziale: startup, cooperazione internazionale e IRIS²

In questo contesto, occorre lavorare sul sostenere le startup spaziali italiane con semplificazioni normative come la riduzione dei premi assicurativi — che in Italia raggiungono i 100 milioni di euro per incidente, contro i 60 della Francia. Serve rafforzare la cooperazione in ambito NATO (programma DIANA) e con l’UE sulla space security. Infine, l’Italia deve rivendicare un ruolo centrale nello sviluppo di IRIS², l’alternativa europea a Starlink: servono trasferimenti tecnologici e una strategia per includere PMI italiane nella catena del valore. Questo ad oggi è fatto principalmente dalla Francia.

Quantum: strategia ambiziosa ma investimenti insufficienti

L’attuale governo ha appena presentato un’ambiziosa strategia nazionale per il quantum. L’Italia sembra avere buone idee per il futuro ma ad oggi gli sforzi sembrano insufficienti. Nel 2023 abbiamo investito appena il 12% rispetto alla Francia e il 6% rispetto al Regno Unito. Non esistono cloud quantistici nazionali, startup mature o fondi dedicati. L’accesso alle infrastrutture è limitato e la formazione è ancora frammentata.

Tecnologie quantistiche: centro nazionale e formazione strutturata

Per invertire la rotta, si propone un centro nazionale sull’innovazione quantistica, con accesso condiviso a infrastrutture, programmi di co-investimento pubblico-privato e incentivi fiscali sul modello britannico. Occorre anche un’offerta formativa strutturata: master, dottorati e tirocini industriali legati a imprese come Leonardo e STMicroelectronics. Senza una strategia nazionale unitaria, i talenti continueranno a formarsi in Italia per poi innovare altrove.

La governance delle tecnologie emergenti: verso un’agenzia dedicata

Il ritardo accumulato dall’Italia non è irreversibile. Ma per colmare il divario con i Paesi che stanno guidando la corsa tecnologica, non bastano fondi isolati, bandi a pioggia o annunci senza continuità. Serve una svolta nel metodo, nella visione e – secondo il report – anche nella struttura decisionale.

IETA: il modello di agenzia per l’innovazione tecnologica

L’Italia dispone di molte leve – CDP, ENEA, CNR, MIMIT – ma manca un organismo che allinei le risorse a una visione di lungo termine. Il report di Harvard individua come soluzione ideale l’evoluzione di CDP Deep-Tech in una “Italian Emerging Technology Agency” (IETA), modellata sulla tedesca SPRIND o sull’americana DIUx. Un’agenzia agile, capace di finanziare innovazione ad alto rischio, accelerare il trasferimento tecnologico e integrare ricerca e industria.

Assistenza e consulenza

per acquisto in asta

 

Si tratta di una soluzione che prevede, come in altri casi illustrati qui sopra, un ruolo da protagonista dello Stato nel farsi capofila degli investimenti in innovazione. Una soluzione che non ci trova tutti unanimemente d’accordo ma che sicuramente merita di essere approfondita.

Sovranità tecnologica: la scelta tra dipendenza e leadership

La priorità appare comunque – e qui crediamo di poterci dire tutti d’accordo – quella di creare un ambiente meno ostile all’innovazione, con semplificazioni, maggiore libertà di ricerca e strumenti giuridici che favoriscano l’attrazione di investimenti esteri e la concentrazione di capitali privati verso la ricerca e le aziende che innovano.

La sovranità tecnologica non è un concetto astratto: è ciò che decide se l’Italia sarà un Paese che inventa e produce, o che dipende e rincorre.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

Source link

Opportunità uniche acquisto in asta

 ribassi fino al 70%