L’ok del governo alla Regione: il taglio riguarderà i tributi locali per persone fisiche e aziende per attrarre investimenti. Ma il governo di Lisbona ha già fatto marcia indietro
«La Sicilia come il Portogallo»: l’annuncio, che non lesina ottimismo, è del presidente della Sicilia Renato Schifani e fa riferimento alla norma approvata dal Consiglio dei ministri che consentirà alla Regione di applicare sconti sulle tasse a persone o aziende che si trasferiranno sull’isola. Esattamente come il Paese lusitano, divenuto in anni passati il «buen retiro» di migliaia di pensionati italiani grazie grazie a un regime fiscale ultra conveniente. Che nella versione siciliana è stato ribattezzato «fiscalità di sviluppo».
L’entusiasmo espresso dal governatore Schifani andrebbe controbilanciato da un paio di elementi. Il primo: finché non sarà approvato il decreto attuativo nessuno è in grado di valutare a quanto ammonterà lo «sconto» fiscale. Secondo: il «modello Portogallo» ha mostrato effetti collaterali indesiderati al punto che il governo di Lisbona ha sospeso la fiscalità di favore per i cittadini stranieri.
Lo sconto sui tributi locali
Il governo di Roma, in concreto, ha dato attuazione a una norma dello Statuto siciliano che consente alla Regione di introdurre agevolazioni fiscali, deduzioni, detrazioni a determinate categorie di contribuenti. Il taglio riguarderà, da quel che si è capito, solo tributi locali e si muove verso due obiettivi: incoraggiare persone fisiche, soprattutto pensionati a trasferire la residenza e comperare casa in Sicilia, allettati oltre che dalle minori tasse anche da un costo della vita inferiore ad altre zone d’Italia; invogliare anche le aziende a investire in piani di sviluppo sull’isola.
L’ok di Palazzo Chigi non ha esaurito il cammino di legge: servono la firma di Mattarella e la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Sarà poi la volta della Regione Sicilia tradurre nero su bianco i meccanismi di applicazione di tutte le agevolazione. Prima di questo traguardo diventa difficile valutare l’impatto della misura.
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Attualmente la Regione Sicilia applica una addizionale Irpef dell’1,23%, aliquota unica per tutti i redditi. In Piemonte, per avere un termine di paragone questo balzello supera il 3% per i redditi sopra i 50.000 euro. Uno studio condotto nel 2023 dalla Uil ha d’altra parte messo in luce un altro aspetto: la somma dei tributi locali fa della Sicilia una delle regioni più care d’Italia. Un contribuente che dichiara 20.000 euro – calcola il sindacato – a Palermo paga 449 euro in addizionali, a Milano 263.
Il modello Portogallo
Quanto regge il paragone con il Portogallo? Lì il taglio delle tasse era stato assai più robusto e aveva riguardato anche tasse nazionali, non solo locali. L’esodo dei pensionati in riva all’Atlantico aveva dato però luogo a storture che hanno indotto Lisbona a cancellare le agevolazioni: molto ospedali e strutture sanitarie non sono state più in grado di far fronte alla richiesta di prestazioni e i prezzi del mercato immobiliare sono schizzati in alto. A tutto svantaggio, in entrambi i casi, dei cittadini portoghesi che saldano per intero il loro conto con il fisco.
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