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il tetto dei 6 mesi di risarcimento è incostituzionale


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Il tetto delle sei mensilità come risarcimento in caso di licenziamento illegittimo nelle piccole imprese è incostituzionale. A stabilirlo è una sentenza della Corte Costituzionale che di fatto “boccia” l’articolo 9 del decreto legislativo numero 23 del 2015 che aveva introdotto il limite massimo all’indennità risarcitorie per le pmi con meno di 16 dipendenti. Secondo la Corte, l’imposizione di un simile limite massimo, fisso e insuperabile – unito al meccanismo di dimezzamento degli importi previsto – a prescindere dalle modalità del licenziamento, fa sì che l’ammontare dell’indennità sia circoscritto entro una forbice così esigua da non rispettare i “criteri di personalizzazione, adeguatezza e congruità del risarcimento del danno sofferto dal lavoratore illegittimamente licenziato”, né da assicurare la funzione deterrente della norma nei confronti delle imprese.

La Corte esprime l’auspicio di un intervento legislativo sul tema dei licenziamenti di dipendenti di imprese “sotto soglia” – 15 lavoratori per unità produttiva o ambito comunale e comunque meno di 60 in totale – in considerazione del fatto che, nella legislazione europea e in quella nazionale, sia pur inerente ad altri settori (ad esempio in caso di crisi d’impresa) il criterio del numero dei dipendenti non costituisce un parametro rivelatore della forza economica dell’impresa e quindi della sostenibilità dei costi connessi ai licenziamenti illegittimi.

La sentenza della Consulta dà indirettamente ragione ai promotori del secondo quesito referendario dell’8 e 9 giugno scorso, che non ha raggiunto il quorum. Il quesito proponeva l’abrogazione dell’articolo 8 della legge 15 luglio 1966 dedicata alle «Norme sui licenziamenti individuali» le successive modifiche con l’introduzione appunto del tetto dei sei mesi di risarcimento.

Secondo la Cgil, uno dei promotori del referendum, i lavoratori dipendenti coinvolti sarebbero circa 3 milioni e 700mila. L’obiettivo del quesito abrogativo – era quello di “innalzare le tutele di chi lavora”, lasciando al giudice il compito di determinare il giusto risarcimento senza alcun limite.

“La Corte Costituzionale ha giudicato incostituzionale mantenere il tetto” delle sei mensilità di risarcimento in caso di licenziamento illegittimo, “esattamente la richiesta che facevamo noi con il referendum. Questo pone la necessità di rimettere al centro della discussione sociale e politica di questo Paese il lavoro, la condizione di vita e di lavoro delle persone e i giovani” ha commentato il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini.

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La ratio della norma del 2015 nel fissare il tetto di sei mesi era di natura economica: un indennizzo più alto, secondo il legislatore, sarebbe stato difficile da sostenere per le piccole realtà produttive. Un fattore che, secondo chi si opponeva alla modifica della norma durante la campagna referendaria, avrebbe potuto scoraggiare le pmi dal fare nuove assunzioni. Secondo Unimpresa la sentenza della Consulta rischia di produrre gravi conseguenze sulla tenuta economica e occupazionale del sistema produttivo italiano.

In Italia operano oltre 4,1 milioni di microimprese (ossia aziende con meno di 10 dipendenti), pari al 94,8% del totale delle imprese attive. Queste aziende impiegano circa 7,7 milioni di lavoratori tra dipendenti e non, il 45% degli occupati del settore privato Le imprese sotto-soglia rischiano di essere costrette a versare 12-18 mensilità di retribuzione (in media 30-40mila euro) a fronte di un solo rapporto di lavoro, “con la concreta possibilità di dover ricorrere a indebitamento, dismissioni o cessazione dell’attività”, afferma l’associazione.





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