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Non arretrare sulla diversità: l’Europa rilancia l’impegno per l’inclusione


Otto organizzazioni europee chiedono alla Commissione UE e alle imprese di proteggere e rafforzare le politiche DEIA, per una competitività sostenibile e inclusiva

Mentre negli Stati Uniti si moltiplicano le pressioni per ridurre o eliminare i programmi aziendali legati alla Diversity, Equity & Inclusion, in Europa si alza una voce chiara e decisa: non è il momento di arretrare. Lo affermano con forza otto organizzazioni europee attive sui diritti civili e sociali, tra cui il Forum Europeo sulla Disabilità (EDF), Inclusion Europe e la Rete europea contro il razzismo (ENAR). In un appello congiunto diffuso il 16 luglio, le associazioni chiedono alla Commissione Europea e alle principali organizzazioni imprenditoriali – BusinessEurope e SMEUnited – di difendere con fermezza l’approccio DEIA (Diversity, Equity, Inclusion & Accessibility) nelle imprese europee.

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Il comunicato sottolinea come l’inclusione non sia solo un dovere etico, ma un elemento strategico per la competitività. “Le pratiche DEIA contribuiscono a generare innovazione, attrarre talenti e servire mercati più ampi. Costruire ambienti di lavoro accessibili e rappresentativi è un vantaggio competitivo, non un ostacolo”, si legge nella dichiarazione. A firmarla, anche Equinet, AGE Platform Europe e l’Associazione europea delle donne avvocate.Tra le richieste rivolte a Bruxelles e al mondo imprenditoriale ci sono tre azioni prioritarie: l’introduzione di un codice volontario di condotta DEIA per le imprese; l’integrazione di criteri di diversità e inclusione negli appalti e nei finanziamenti europei; il rafforzamento delle misure contro le discriminazioni nei luoghi di lavoro. “Occorre difendere con coerenza i valori fondamentali dell’Unione: uguaglianza, dignità umana, giustizia sociale”, ha dichiarato Yannis Vardakastanis, presidente dell’EDF.

L’appello arriva in un momento di crescente attenzione per le ricadute delle politiche DEI sul tessuto economico. In Italia, molte grandi imprese – tra cui Ferrovie dello Stato, Enel e Intesa Sanpaolo – hanno integrato principi DEIA nelle proprie strategie ESG. FS Italiane, ad esempio, ha adottato un piano triennale per la valorizzazione delle diversità e l’inclusione lavorativa, con focus su disabilità, genere, orientamento sessuale ed età. “Non è solo una questione reputazionale, ma di qualità dell’organizzazione e di performance”, ha dichiarato di recente l’Amministratore Delegato Luigi Ferraris.

Secondo il Diversity Brand Index 2025, oltre il 68% dei consumatori italiani valuta positivamente le aziende percepite come inclusive, con un impatto diretto sulla fidelizzazione e sulla propensione all’acquisto. Tuttavia, il quadro resta disomogeneo: mancano standard condivisi, indicatori misurabili e incentivi fiscali strutturati.




In questo scenario, l’Europa è chiamata a giocare un ruolo guida, non solo normativo ma anche culturale. Le otto organizzazioni firmatarie del manifesto invitano le istituzioni europee a non lasciarsi condizionare dalle tendenze restrittive d’oltreoceano e a riaffermare la centralità di un’economia fondata sull’inclusione. Un segnale forte per le imprese italiane che vogliono coniugare crescita, sostenibilità e responsabilità sociale.



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