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Cassa integrazione per il caldo eccessivo 2025: cosa serve sapere



Con l’estate 2025 sempre più segnata da ondate di calore eccezionali, l’INPS ha pubblicato nuove linee guida relative alla cassa integrazione e alle altre integrazioni salariali in caso di caldo eccessivo.


I chiarimenti concernono in particolare l’accesso agli ammortizzatori sociali in caso di interruzioni lavorative dovute a temperature eccessive. Il messaggio n. 2130 del 3 luglio 2025 fornisce istruzioni dettagliate a imprese e consulenti su come richiedere l’integrazione salariale, nell’attesa di una riforma normativa che disciplini più stabilmente questo fenomeno climatico ormai ricorrente.

Chi può fare richiesta

Le indicazioni riguardano sia i datori di lavoro che accedono alla Cassa Integrazione Guadagni Ordinaria (CIGO), sia coloro che ricorrono all’Assegno di Integrazione Salariale erogato dal Fondo di Integrazione Salariale (FIS) o dai Fondi di Solidarietà Bilaterali. Anche il settore agricolo è incluso, con riferimento alla Cassa Integrazione Speciale per operai e impiegati a tempo indeterminato.

Le causali previste

L’INPS ammette due motivazioni principali per giustificare la richiesta:

  • Ordinanza della pubblica autorità: se l’interruzione delle attività è imposta da un provvedimento ufficiale, la causale da indicare è “sospensione o riduzione dell’attività per ordine di pubblica autorità per cause non imputabili all’impresa o ai lavoratori”.

  • Condizioni climatiche avverse: in assenza di ordinanze, si può comunque presentare domanda utilizzando la causale “evento meteo” per “temperature elevate”.

È fondamentale non inoltrare due richieste riferite agli stessi lavoratori e per periodi che si sovrappongono, pena l’inammissibilità di una delle istanze. Tuttavia, se l’evento meteo coincide con un’ordinanza, l’INPS prenderà in considerazione entrambi gli elementi nel valutare la domanda.

Quando il caldo giustifica la sospensione

In linea generale, l’integrazione salariale è riconosciuta quando la temperatura supera i 35 °C. Tuttavia, si tiene conto anche della temperatura percepita, ovvero quella che i lavoratori effettivamente avvertono in base a diversi fattori: esposizione diretta al sole, utilizzo di macchinari che generano calore, indumenti protettivi, o elevata umidità.

Questo approccio più flessibile permette di tutelare i lavoratori anche in presenza di condizioni climatiche non estreme sulla carta, ma comunque difficili da sopportare nella pratica.

Cosa deve contenere la domanda

Per facilitare l’istruttoria, le aziende devono compilare con attenzione la relazione tecnica allegata alla richiesta. Al suo interno vanno riportate:

  • le caratteristiche del fenomeno climatico (es. caldo intenso),

  • la descrizione delle mansioni sospese o ridotte,

  • le modalità operative delle attività coinvolte,

  • gli estremi dell’ordinanza, se presente (senza bisogno di allegarla).

Non è necessario fornire i bollettini meteorologici: l’INPS li acquisisce autonomamente. È invece essenziale dettagliare le condizioni lavorative specifiche, come l’assenza di sistemi di ventilazione o la natura fisicamente impegnativa delle attività.

In caso di elementi mancanti, l’Istituto può avviare un supplemento istruttorio, secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del 15 aprile 2016.

Tempistiche, esenzioni e semplificazioni

La domanda deve essere presentata entro la fine del mese successivo rispetto all’evento. Sono inoltre previste alcune semplificazioni:

  • Nessuna anzianità minima richiesta per i lavoratori coinvolti;

  • Esenzione dal contributo addizionale normalmente dovuto per l’accesso alla CIGO o agli assegni FIS;

  • Nessun obbligo di informativa sindacale preventiva: è sufficiente comunicarla anche dopo l’inizio della sospensione, indicando il periodo stimato e il numero di dipendenti interessati.

Per i settori edile e lapideo, l’obbligo di informativa sindacale resta valido solo in caso di richiesta di proroga del trattamento oltre le 13 settimane continuative.

Anche il lavoro al chiuso è tutelato

Le indicazioni valgono anche per le attività svolte in ambienti chiusi, laddove non sia possibile utilizzare sistemi di raffrescamento per motivi tecnici o imprevisti. La tutela si estende inoltre ai casi in cui la riduzione dell’orario o la sospensione sia decisa dall’azienda su indicazione del responsabile della sicurezza, per salvaguardare l’incolumità dei dipendenti.

Un cambio di passo

Il messaggio dell’INPS fotografa una realtà in rapido mutamento, dove il clima impone nuove misure di protezione per i lavoratori. Le ondate di calore non sono più eventi eccezionali, ma rischi prevedibili con impatti concreti sulla salute e sulla produttività. In attesa di una disciplina organica, l’Istituto introduce criteri più realistici e strumenti flessibili per affrontare l’emergenza.

In questo quadro, la collaborazione tra imprese, sindacati e istituzioni resta fondamentale per garantire condizioni di lavoro dignitose e sicure, anche nei mesi più caldi dell’anno.

Il testo del messaggio dell’INPS

Qui il documento completo.



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