Economia sotto pressione: imprese tra incertezza globale e attese locali, ma il Lazio tiene la rotta. I dati Movimprese
Nel primo semestre dell’anno, in mezzo a conflitti che non rispettano confini e dazi che sfuggono a ogni logica lineare, l’unica certezza è diventata l’incertezza. Il mondo dell’economia si è mosso come un equilibrista su una corda sempre più sottile, mentre le imprese – comprese quelle laziali – hanno scelto di non muoversi affatto, aspettando un segnale che ancora non arriva.
È un quadro dominato da variabili fuori controllo: le tensioni tra blocchi commerciali, l’instabilità mediorientale con brevi ma significative incursioni nei rapporti con l’Iran, il balletto dell’euro rispetto al dollaro che rischia di penalizzare l’export europeo, e con esso anche quello italiano. Se il commercio globale sembra più un risiko strategico che una scienza esatta, il mondo delle imprese si scopre improvvisamente costretto a giocare in difesa, con la prudenza che diventa la sola arma di sopravvivenza.
L’emblema Stellantis
Emblematico il caso Stellantis. Ha annunciato oggi un nuovo stop per la produzione dello stabilimento Cassino Plant. Per l’unità Montaggio scatterà dal giorno 25 luglio fino all’1 di agosto, mentre per le unità di Lastratura e Verniciatura scatterà già da domani 23 luglio e durerà fino all’1 di agosto. A quel punto scatteranno per tutti le ferie dichiarate.
Nel mese di luglio lo stabilimento ha lavorato appena una settimana. Mediamente, nel 2025 le linee sono rimaste ferme nel 50% delle giornate lavorative. A Cassino la produzione di Alfa Romeo Giulia e Stelvio rimaste in listino e della Maserati Grecale, hanno volumi talmente limitati da concentrare tutto su una sola linea. La produzione dei nuovi modelli delle due Alfa non è mai partita nonostante tutto fosse già pronto, perché le automobili full electric non stanno riscontrando l’apprezzamento del pubblico e si sta convertendo il progetto ad una motorizzazione ibrida.
Il Lazio resiste
Eppure, proprio in questa cornice incerta, il Lazio riesce a distinguersi. Con un +0,79% nel tasso di crescita delle imprese nel secondo trimestre 2025 (contro il +0,56% nazionale), la regione si piazza in cima alla classifica della vitalità imprenditoriale. In pratica: nascono più imprese nuove di quante abbassino la saracinesca e ne nascono più di quante aprano nella media dell’Italia. La fotografia è quella scattata da Movimprese e messa a fuoco da Osserfare: quasi 4.700 nuove imprese in sei mesi, frenate solo in parte dalla leggera flessione delle iscrizioni (-6%), più che compensate però dal netto calo delle cessazioni.
La provincia di Frosinone, insieme a quella di Latina, chiude il trimestre con un bilancio positivo: 626 imprese in più. Ma il dato è meno brillante rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (770). Il motivo? Una ripresa delle cancellazioni, soprattutto nel Frusinate (+8%), che spegne parzialmente l’inerzia positiva. Anche qui, si respira l’aria dell’attendismo: si apre solo se necessario, si chiude se inevitabile.
A trainare la crescita – e non sorprende – sono le costruzioni e le attività turistico-ricettive, che godono della spinta stagionale e dei flussi estivi. Una conferma del fatto che il tessuto economico locale risponde ancora, ma in modo selettivo: si investe solo dove si intravede una risposta immediata, e questo spesso non basta a innescare dinamiche di medio-lungo termine.
La visione di Acampora
Il presidente della Camera di Commercio del Basso Lazio, Giovanni Acampora, sintetizza la sfida: “Formazione, innovazione, credito e sostenibilità” saranno le quattro gambe del tavolo su cui poggerà il rilancio. E cita l’impegno dell’ente, con l’Azienda Speciale Informare, per accompagnare le imprese nell’internazionalizzazione e dotarle di nuove competenze per navigare tra dazi, regole e scossoni geopolitici.
Ma intanto, l’orizzonte resta sfocato. Le famiglie rinviano decisioni di spesa, le aziende rimandano investimenti, le start-up congelano i progetti. È il paradosso di un’economia che, in attesa di capire dove si sta andando, finisce per restare ferma. E se questo immobilismo può essere tollerato per qualche trimestre, non può diventare sistema.
Il Lazio tiene, Frosinone e Latina galleggiano, ma la vera sfida – oggi più che mai – sarà evitare che questo equilibrio precario diventi la nuova normalità. Perché restare fermi, in un mondo che corre, è un modo elegante per perdere terreno. E nessuna Camera di Commercio potrà reggere il peso di un’economia che, alla lunga, smette di credere nel futuro.
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