«Il Piano Italia moda risponde all’esigenza di consolidare la filiera delle pmi e degli artigiani, priorità strategica per il Made in Italy». Con parole inequivocabili, il ministro Adolfo Urso apre i lavori della quinta riunione plenaria del Tavolo nazionale della moda, svoltasi ieri a Palazzo Piacentini. Nel corso dell’incontro, sono state presentate le novità del Piano Italia moda, con una dotazione di 250 milioni di euro a sostegno della crescita del settore, e illustrate le nuove misure per la certificazione della legalità della filiera. Il ministro ha anche affrontato il nodo dei dazi tra Stati Uniti e Unione europea, ribadendo che «una mancata intesa avrebbe gravi ripercussioni anche sul settore moda, simbolo di un Made in Italy a cui i consumatori statunitensi non vogliono assolutamente rinunciare. Occorre negoziare a oltranza, fino a trovare una soluzione davvero equa e sostenibile».
Alla riunione hanno partecipato i rappresentanti dei dicasteri coinvolti, della Conferenza delle regioni e dell’Anci, oltre alle principali associazioni della filiera, del mondo economico e sindacale. Dalla sua istituzione, il Tavolo moda ha visto cinque plenarie e un percorso strutturato con 7 gruppi di lavoro, riunitisi in 37 occasioni tecniche tra febbraio 2024 e luglio 2025. «Il governo dimostra ascolto e attenzione. Non ho mai visto un tavolo così condiviso», commenta Carlo Capasa di Cnmi-Camera nazionale della moda italiana. Che aggiunge: «Tra le nostre richieste c’è il rafforzamento del credito d’imposta su ricerca e sviluppo: oggi è al 5%, chiediamo di portarlo almeno al 10% fino al 2031. La creatività ha bisogno di investimenti stabili». Infine, Capasa chiede che sui dazi, come già emerso nel suo precedente confronto con la premier Giorgia Meloni, ci possa essere un ristoro del 50% delle tariffe eventualmente applicate, anche in deroga alle norme Ue sugli aiuti di stato. Confindustria moda, rappresentata dal presidente Luca Sburlati, ribadisce la necessità di una visione industriale di medio-lungo periodo per il comparto: «Il Piano Italia per la moda rappresenta un primo passo verso un vero piano strategico industriale», ha dichiarato. «Ma è fondamentale che questo coinvolga i distretti territoriali e comprenda anche il commercio. Servono interventi strutturali su quattro assi prioritari: attuazione piena del Piano, approvazione del decreto sull’Epr tessile, rafforzamento degli strumenti di legalità e continuità delle misure di sostegno al reddito».
Sburlati apprezza poi l’ipotesi del nuovo credito d’imposta per creatività, prototipia e sviluppo dei campionari, chiedendo che la misura diventi strutturale con un’aliquota minima del 10%, per incentivare in modo stabile gli investimenti in innovazione. In materia di legalità, il ministro Urso ha annunciato l’intenzione del governo di introdurre una norma per certificare la sostenibilità e la regolarità delle imprese della filiera, attraverso verifiche preventive sul titolare del brand, così da escluderne la responsabilità per eventuali comportamenti illeciti lungo la catena dei subfornitori. «Su questo tema serve una norma nazionale sulla legalità e contro il caporalato», chiosa Carlo Capasa. Sul piano ambientale, è in fase di finalizzazione uno schema di decreto interministeriale per l’introduzione dell’Epr tessile (Responsabilità estesa del produttore), per incentivare il riciclo, il riuso e l’eco-design.
Durante il tavolo è stata infine ricordata l’approvazione del Dl 92/2025, che estende la cassa integrazione straordinaria per le imprese artigiane con meno di 15 dipendenti fino al 2025, e consente ai lavoratori di richiedere direttamente il pagamento dell’indennità da parte dell’Inps. «Con un fatturato di filiera di circa 30 miliardi di euro, le aziende rappresentate da Confindustria accessori moda stanno affrontando un rallentamento generalizzato, con una flessione del -6,4% nel primo trimestre 2025», ricorda la presidente Giovanna Ceolini. Che, pur apprezzando il lavoro del Mimit, chiede che il Fondo speciale moda (in cui possano rientrare tutti gli specifici comparti produttivi a monte e a valle delle filiere), con Cdp-Cassa depositi e prestiti o Mediocredito centrale, conceda garanzie fino all’80%, per Investimenti in digitalizzazione, tracciabilità, e sostenibilità. (riproduzione riservata)
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