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Fondo JTF, Verdi e Sinistra: “Non bastano due bandi, serve un vero piano per la transizione”


TARANTO – Dopo tutti gli annunci, il Just Transition Fund (JTF) comincia a prendere forma anche a Taranto, ma il primo passo – la presentazione pubblica dei bandi PIA e MiniPIA – viene accolto con forti perplessità da Europa Verde / Alleanza Verdi e Sinistra. Secondo l’onorevole Rosa D’Amato, commissaria regionale del partito e Gregorio Mariggiò, coportavoce provinciale, l’avvio effettivo del fondo europeo è arrivato “tardi e in modo insufficiente rispetto alle reali esigenze del territorio”.

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Nel corso dell’incontro organizzato presso la Camera di Commercio di Taranto, dedicato alla presentazione dei bandi destinati alle imprese della provincia, è emersa la consapevolezza di un’occasione storica, ma anche di ritardi strutturali che rischiano di compromettere i risultati. A pesare è il cronoprogramma strettissimo: il 70% dei fondi JTF assegnati a Taranto – pari a circa 557 milioni di euro su un totale di 796 – dovrà essere speso entro il 31 dicembre 2026.

Secondo D’Amato e Mariggiò, è impensabile affrontare una trasformazione economica e sociale così profonda con due soli bandi e qualche attività divulgativa online. “Taranto ha bisogno di un vero ecosistema di supporto”, affermano, “capace di raccogliere idee, formare competenze e accompagnare i soggetti più fragili nell’accesso alle risorse”.

Tra le proposte avanzate, spicca l’urgenza di attivare un bando per la pre-incubazione di idee progettuali collettive, in particolare nei settori ambientale, sociale, culturale, turistico e nelle economie blu e verdi. Le idee selezionate dovrebbero poi essere sviluppate e rese candidabili ai bandi esistenti o futuri.

Un altro punto critico, sottolineano i due esponenti di EV/AVS, è l’assenza di un incubatore territoriale stabile, fisico e digitale, che possa fungere da spazio di accompagnamento e co-progettazione. “Senza strumenti concreti e permanenti – osservano – il rischio è che il JTF diventi una nuova occasione persa per un territorio che non può più permetterselo”.

Preoccupano anche i requisiti per le imprese che intendono accedere ai fondi. “Non possiamo accettare che chi apre una sede temporanea a Taranto possa intascare fondi pubblici e poi sparire”, dichiarano D’Amato e Mariggiò. Per questo, propongono l’introduzione di un vincolo di permanenza minimo di 10 anni sul territorio.

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Infine, viene criticata la scelta della formula “a sportello”, che premia chi ha già accesso a competenze e strumenti tecnici, penalizzando invece chi, pur avendo buone idee, parte da condizioni di svantaggio. “In un’area segnata da forti disuguaglianze sociali e occupazionali, questa modalità rischia di cristallizzare le disparità invece di ridurle”.

Per i rappresentanti di Europa Verde / AVS, il Just Transition Fund può diventare il motore più potente per la riconversione di Taranto, ma solo se la sua attuazione sarà trasparente, partecipata e inclusiva. Altrimenti, la tanto invocata “transizione giusta” rimarrà uno slogan senza sostanza, lontano dalla vita reale delle persone e dalle esigenze del territorio.





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