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ecco perché l’assicurazione contro le catastrofi naturali conviene


L’Italia è, dopo la Grecia, il Paese europeo con il più ampio divario tra l’esposizione alle calamità naturali e l’entità della relativa copertura assicurativa. Introdurre l’obbligo di assicurazione è dunque un esercizio di buon senso, anche se è altrettanto evidente che un obbligo da solo non può bastare. Ma c’è anche un altro fattore importante di cui tener conto. Per le imprese assicurarsi è, conti alla mano, conveniente. E, «dal lato dei contribuenti, un’ampia copertura diffonde maggiore consapevolezza dei rischi, incentiva i soggetti ad adottare misure preventive e riduce l’onere fiscale per lo Stato necessario a sostenere i territori colpiti». Sia la sottolineatura sulla convenienza che quest’ultimo virgolettato arrivano dall’Osservatorio sui Conti pubblici italiani (Cpi), che ha dedicato alla questione un’approfondita analisi.

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Le polizze catastrofali vengono definite «una riforma importante» per più motivi. L’obbligo, introdotto con la legge di Bilancio 2024, è un primo passo che «porta vantaggi per le imprese assicurate, grazie alla migliore capacità di accertamento dei danni e a risarcimenti più rapidi e mirati» e anche lo Stato trae beneficio da un sistema migliore per la valutazione dei rischi e l’accertamento dei danni. «La riforma è particolarmente importante per l’Italia, che è al tempo stesso uno dei Paesi meno assicurati e più esposti alle calamità naturali». Nel testo si sottolinea che dal 2000 ad oggi sono avvenuti 101 eventi calamitosi, che hanno provocato mediamente perdite in termini umani ed economici molto più alte che in Germania, Francia e Spagna. Eppure, al momento solo il 5% delle imprese italiane è assicurato contro rischi da calamità naturali, mentre lo è il 50% delle imprese in Germania, oltre il 75% in Spagna e la quasi totalità in Francia.

Inizialmente fissato al 30 dicembre 2024, poi al 31 marzo 2025, il decreto-legge approvato lo scorso 28 marzo (n. 39/2025) ha prorogato ulteriormente i termini entro cui stipulare le polizze catastrofali. Per le piccole imprese si passa al primo gennaio 2026, per le medie imprese al prossimo primo ottobre mentre per le grandi imprese l’obbligo è scattato regolarmente il 31 marzo ma non verranno applicate sanzioni per 90 giorni.

Ma dov’è la convenienza? Ci sono molti motivi, sottolinea l’Osservatorio Cpi, per cui aziende e Stato dovrebbero accelerare su questo fronte. Un aspetto chiave della polizza, viene sottolineato, è che non si applica la regola proporzionale prevista in generale dal Codice civile (art. 1907). Ciò significa che, quando un evento calamitoso danneggia un solo fabbricato (il cui valore rappresenta una percentuale del valore assicurato complessivo su n fabbricati assicurati in totale da un’azienda), il risarcimento potenziale è pari all’intero danno subito da quel fabbricato (al netto di eventuali limiti, sotto-limiti e scoperti). Non si applica quindi la cosiddetta regola proporzionale secondo cui il danno risarcito sarebbe funzione della percentuale del valore del bene danneggiato sul valore assicurato complessivo. L’Osservatorio Cpi evidenzia che si tratta di una innovazione importante che, rispetto alla prassi assicurativa tradizionale, avvantaggia le imprese assicurate tenuto conto della elevata probabilità che solo una parte dei bene assicurati siano danneggiati da una calamità naturale.

Inoltre, si legge nell’analisi, il regime assicurativo può fornire notevoli benefici alle imprese assicurate che, essendo più solide, possono ottenere finanziamenti a tassi migliori, ricevere eventuali risarcimenti in tempi più brevi rispetto all’intervento pubblico e quindi mitigare l’interruzione delle attività aziendali (business interruption) in seguito a catastrofi naturali. La capacità di risollevare in tempi brevi le imprese colpite, e quindi salvaguardare le filiere produttive, è un vantaggio fondamentale per l’intera economia. L’Osservatorio Cpi richiama studi condotti dalla Bce e da Eiopa sui Paesi europei che mostrano che una catastrofe naturale che provoca danni diretti pari allo 0,1% del Pil può ridurre la crescita del Pil nello stesso trimestre di circa lo 0,5%, se meno del 35% dei beni danneggiati è assicurato. In Italia tra il 1980 e il 2020 lo è stato meno del 5%. In questi casi, l’effetto negativo sulla crescita si propaga nel trimestre successivo prima che l’economia inizi a recuperare. Tassi di copertura assicurativa più alti, invece, rendono progressivamente più rapida la ripresa.

L’analisi mostra anche la convenienza dal lato dei contribuenti, di cui si parlava all’inizio e inoltre, come argomenta l’Ocse, l’istituzione ex ante di un meccanismo assicurativo facilita la raccolta sistematica di dati sull’esposizione ai rischi naturali nel Paese e, grazie al monitoraggio dei beni assicurati, rende più agevole anche l’accertamento degli eventuali danni. Per le stesse ragioni, conclude l’analisi dell’Osservatorio Cpi, il sistema facilita la programmabilità della spesa pubblica rispetto ad interventi ad hoc decisi volta per volta.

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