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“Incertezza dazi pesa su costo del credito”


Nella seduta odierna il Consiglio direttivo della BCE ha lasciato i tassi invariati, imponendo una pausa alla fase di allentamento monetario. Un “panorama eccezionalmente incerto, soprattutto a causa delle controversie commerciali” ha imposto cautela delle autorità monetarie europee, anche per lasciare spazi di una eventuale manovra monetaria anticiclica al termine della trattativa sui dazi tra UE e Stati Uniti. Le stesse analisi della BCE confermano che, nello scenario più severo, i dazi impatteranno nell’Eurozona per mezzo punto di crescita del PIL nel 2025 e nel 2026.

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“Le incertezze sui dazi – sottolinea il Presidente di Confartigianato Marco Granelli – frenano la riduzione dei tassi, indispensabile per sostenere la domanda di credito e gli investimenti delle imprese. Auspichiamo che il negoziato tra l’Unione Europea e gli Stati Uniti trovi un punto di caduta che possa riportare su un sentiero di discesa i tassi di interesse e conseguentemente anche il costo del credito”.

Infatti, il costo del credito, che aveva avviato la discesa, rimane elevato. A maggio 2025 il costo del credito per le imprese italiane è del 3,77%, (in calo rispetto al 3,88% di aprile), ma ancora superiore di 214 punti base al livello precedente alla stretta monetaria (1,63% di giugno 2022). Un elevato costo del denaro pesa sulla domanda di credito delle piccole imprese: a marzo 2025 i prestiti alle piccole imprese registra un calo del 5,8% (era -6,8% a dicembre 2024) a fronte del calo dell’1,5% del totale imprese, con una dinamica negativa diffusa sul territorio rilevata nel 34° report congiunturale dell’Ufficio Studi di Confartigianato.

La flessione dei prestiti, come indicato nelle ultime considerazioni finali del Governatore di Banca d’Italia, è “un andamento che merita attenzione: un’adeguata disponibilità di credito è essenziale per sostenere gli investimenti e favorire la ripresa produttiva, soprattutto per le aziende più piccole, che incontrano maggiori difficoltà di accesso a fonti alternative di finanziamento”.

Le condizioni di incertezza e un elevato costo del denaro colpiscono gli investimenti, interrompendo la timida ripresa in corso: nel primo trimestre del 2024 gli investimenti in macchinari e impianti, dopo un anno di recessione, sono tornati a crescere segnando un aumento del +0,6% su base annua.

Un rallentamento della ripresa degli investimenti delle imprese riduce la propensione all’innovazione, l’efficientamento energetico e la crescita della produttività. In Italia, già nel 2024 la politica monetaria deflazionistica ha indotto una riduzione di 3,8 miliardi euro degli investimenti in macchinari e impianti, penalizzando le imprese impegnate in una complessa doppia transizione, digitale e green. Sul fronte delle politiche di accompagnamento degli investimenti, Confartigianato ha indicato la necessità di modifiche e integrazioni al Piano Transizione 4.0 per rendere la misura alla portata delle PMI dell’artigianato, del commercio e dell’impresa diffusa.

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Last but not least, la mancata discesa dei tassi influisce sul costo per interessi sul debito pubblico, pesando sui saldi di bilancio: nei prossimi dodici mesi (luglio 2025-giugno 2026) sono in scadenza titoli del debito pubblico per 397,9 miliardi di euro. Per il 2026 è attesa una consistente riduzione del deficit pubblico che, secondo le previsioni del Fondo monetario internazionale pubblicate lunedì scorso, passa dal 3,3% del PIL del 2025 al 2,8% del 2026.



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