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Jtf a rilento, per Europa verde serve assistenza tecnica costante e un incubatore territoriale


Dopo anni di annunci e ritardi, anche a Taranto il Just Transition Fund (JTF) inizia a muovere i primi passi concreti. In Camera di Commercio, infatti, si è svolto nei giorni scorsi il primo incontro pubblico di presentazione dei bandi Pia e MiniPia, pubblicati formalmente il 5 luglio scorso e destinati alle imprese della provincia di Taranto.

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Una prima occasione utile per illustrare strumenti e opportunità. «Ma anche un evento – sottolineano Rosa D’Amato, commissaria regionale Europa verde/AVS, e Gregorio Mariggiò, coportavoce provinciale – che conferma ritardi strutturali e un’impostazione ancora troppo distante dai bisogni reali del territorio. Basti ricordare che sono passati quattro anni dall’approvazione del regolamento europeo sul JTF, tre anni dal piano nazionale italiano, quattro mesi dall’approvazione del Piano esecutivo da parte della Commissione europea, giunta dopo un confronto rallentato tra l’Autorità di Gestione (AdG) e l’Organismo Intermedio (OI)».
Nel frattempo, fanno notare i due esponenti di Europa verde/AVS, il tempo stringe: «il 70% dei fondi JTF per Taranto (pari a circa 557 milioni di euro su 796 totali) dovrà essere speso entro il 31 dicembre 2026. Un cronoprogramma estremamente vincolante, che rende ancor più urgente dotarsi di strumenti efficaci, capillari e democratici».
Le proposte che avanzano D’Amato e Mariggiò sono la pre-incubazione di idee collettive: «chiediamo l’attivazione immediata di un bando pubblico per la raccolta di idee progettuali, specialmente in ambito ambientale, culturale, sociale, turistico, della blue e green economy. Le idee migliori devono essere affiancate e rese candidabili ai bandi esistenti o futuri»; un incubatore ionico permanente perché, dicono, «serve un luogo fisico e digitale dove raccogliere idee, accompagnare chi ha un progetto ma non sa come strutturarlo, promuovere nuove economie radicate sul territorio»; vincolo di permanenza per le imprese: «non è accettabile che si possa accedere ai fondi con una sede operativa temporanea a Taranto senza un obbligo di permanenza di almeno 10 anni. Così si rischia di sprecare risorse pubbliche senza lasciare nulla al territorio».
D’Amato e Mariggiò denunciano, inoltre, la criticità della formula “a sportello”. «La modalità scelta, bandi senza scadenza ma fino ad esaurimento risorse – sottolineano -, rischia di favorire chi ha già tutto pronto e penalizzare chi ha idee ma non accesso immediato a competenze tecniche. In un territorio segnato da disuguaglianze, questa scelta rischia di cristallizzare le disparità anziché ridurle».
Secondo i due esponenti dei Verdi, il  JTF può essere «lo strumento più importante degli ultimi decenni per trasformare Taranto. Ma non si fa rigenerazione economica con due bandi e qualche webinar. Serve – concludono – un ecosistema reale di supporto, accompagnamento e democrazia progettuale. Altrimenti la transizione giusta rimarrà uno slogan, e non una realtà. Perché la transizione, per essere giusta, deve essere anche democratica, inclusiva e trasparente».



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